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Innovazione

Di banner meteo-variabili e altre geniali applicazioni dell'AI per vendere vestiti

Pietro Minto

Dalla generazione di moodboard alla personalizzazione dei prodotti per clienti singoli. I possibili impieghi dell'intelligenza artificiale daranno un importante contributo per ottimizzare il settore della moda

Come qualsiasi altro settore e industria, anche il mondo della moda sta esplorando strategie per utilizzare le intelligenze artificiali, approfittando delle nuove tecnologie per ottimizzarsi. Non si tratta ovviamente di chiedere a ChatGPT di disegnare una collezione, bensì di abbracciare le molte declinazioni possibili di quella che chiamiamo “AI”. Prima di vedere quali aziende stanno lavorando in questo senso, vale la pena chiarire cosa intendiamo per intelligenza artificiale, termine evocativo quanto vago, che comprende molti ambiti anche diversi tra di loro.

Per quanto riguarda le aziende di moda, tra le applicazioni più utili dal grande calderone delle AI c’è sicuramente la possibilità di analizzare enormi moli di dati in poco tempo: il cosiddetto data mining, insomma, che consente di studiare e di scomporre informazioni d’ogni tipo, scovando trend nascenti e pattern nascosti all’occhio umano. In questo senso, quindi, il lavoro di ricerca, un tempo fatto esclusivamente sul campo, tra le botteghe e le strade della metropoli del mondo, può essere affiancato e ottimizzato dalle AI. La promessa è sempre la stessa, quella di una maggiore efficienza in termini di tempo e risorse, che si accompagna a quella di una maggiore sostenibilità: in un report del 2021 (prima dell’avvento di ChatGPT, quindi), si parlava di come le AI possano ridurre gli sprechi, soprattutto nel limitare l’accumulo di capi nei magazzini.

“Una delle applicazioni più ovvie per le AI in questo campo è l’uso di analisi di dati avanzate e della previsione di vendita con il machine learning per programmare meglio le vendite, i trend, il comportamento dei clienti e ridurre l’invenduto di ogni stagione”, ha scritto Americana Chen del World Institute of Sustainable Development Planners di Hong Kong. E poi ci sono le AI generative, come la citata ChatGPT, Midjourney e DALL-E, chatbot in grado di produrre testi, immagini e video sulla base di descrizioni testuali (dette prompt). Sono state queste ad aver acceso il nuovo interesse per il settore, e lo stesso sta avvenendo anche nel mondo della moda.

Secondo un report di McKinsey, infatti, le possibili applicazioni di questo tipo di AI nel settore vanno dalla generazione di moodboard alla personalizzazione dei prodotti per clienti singoli. Sono frontiere ancora lontane, anche se in fase di avvicinamento: già oggi, però, le AI generative tornano utili per produrre testi e descrizioni per l’e-commerce. Tra le realtà italiane che hanno iniziate a usarle c’è il gruppo veneziano OVS; poche settimane fa ha presentato un progetto che riguarda proprio questa tecnologie: “Al di là dell’hype,” spiega al “Foglio della Moda” Matteo Molon, direttore digital business di OVS, “l’obiettivo è riconoscere i processi che possono essere svecchiati e ottimizzati. Uno di questi processi è la produzione di contenuti digitali, per esempio per le schede prodotto dei capi, in particolare per l’e-commerce”. Un catalogo ampio, quello di OVS, con circa 25mila nuovi articoli introdotti ogni anno: “È quindi necessario avere informazioni corrette e trasparenti su ciascuno di questi, è una delle nostre priorità”, continua Molon.

Per riuscirci, OVS ha sviluppato un tool di intelligenza artificiale nell’ambito di un progetto di ricerca in collaborazione con il Politecnico di Bari: questo strumento è stato testato e “allenato” con il catalogo di descrizioni OVS. In generale, spiega Molon, per arrivare al risultato finale sono stati usati diversi servizi open source, tra cui quelli di OpenAI (ma non solo), oltre che algoritmi per il riconoscimento delle immagini. Lo strumento produce quindi le descrizioni testuali dei prodotti messi in vendita anche online, eliminando il più possibile errori e altri problemi, e dando ai copywriter (umani) una base solida sulla quale lavorare. Anche in questo caso, l’obiettivo è una maggiore efficienza ma anche ottenere “descrizioni di prodotto più aderenti alle esigenze dei clienti”.

Secondo Anna Matteo, direttore digital transformation & IT per OVS, questa novità si inserisce in un percorso di trasformazione digitale avviato anni fa. Oltre alla produzione di schede prodotto, le AI vengono utilizzate anche per ottimizzare la distribuzione e la logistica, sebbene un orizzonte particolarmente interessante risulti essere la personalizzazione e contestualizzazione di contenuti. Per esempio, i banner sul sito e sulle pubblicità online che cambiano in base al contesto atmosferico, e che quindi permettono di adeguare l’offerta al clima risultando di maggiore impatto. “Siamo un business influenzato dal meteo, quindi questo utilizzo può essere molto interessante”, sostiene Molon. OVS sta anche sperimentando internamente con prodotti come Midjourney per la creazione di immagini e stampe, ma si tratta di un test per comprendere le capacità e possibili applicazioni del mondo. Anche il mondo del lusso si sta muovendo.

Richard Johnson, chief commercial and sustainability officer di Mytheresa, la piattaforma di e-commerce di moda di lusso, sottolinea al “Foglio della Moda” il delicato legame tra alta moda e innovazione, concentrandosi ancora una volta sui dati. “Una prospettiva più ampia su trend di mercato potrebbe arricchire le nostre analisi e aiutarci nel prendere le decisioni”, anche se, precisa, “nessuna quantità di dati può rimpiazzare la curatela umana”. Anche per questo, assicura, l’integrazione delle AI nella strategia di acquisto di Mytheresa non vuole “sostituirsi al tocco umano”: la visione prevede piuttosto l’utilizzo di tecnologie simili per prendere decisioni importanti, “conservando la visione creativa che definisce il nostro brand”. Il tutto, conclude Johnson, si basa sul “giusto mix di dati, intuizione e creatività”.

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