Foto ANSA

Svolte tecnologiche

Musk vuole Trump alla Casa Bianca e il suo megarazzo su Marte

Stefano Piccin

SpaceX mette a segno un'impresa storica dimostrando al mondo di saper completare con successo una viaggio di rientro dallo spazio in minor tempo e con ridotte spese di gestione: un'operazione che arriva alle porte delle presidenziali di novembre, nella speranza di poter spostare voti a favore del candidato repubblicano

C’è stato un momento, in un passato che ora appare molto lontano, in cui la proposta di SpaceX di far scendere dallo spazio un razzo alto 71 metri, con un diametro di 9 metri, direttamente sulla rampa di lancio da cui era partito e raccoglierlo al volo con dei bracci montati sulla rampa stessa, sembrava il delirio di un pazzo visionario. Il 13 ottobre, SpaceX è riuscita in questa impresa durante il quinto volo di test di Starship. Un volo ritardato, atteso e discusso per via di alcuni permessi mancanti che la FAA, o Federal Aviation Administration, tardava a concedere. Le pressioni però sono state tali che, alla fine, con oltre un mese e mezzo di anticipo rispetto a quanto promesso inizialmente, il 12 ottobre i permessi di lancio sono stati concessi a SpaceX, la quale aveva già fissato la data di lancio circa una settimana prima. Premonizione, ottimismo o consapevolezza?

 

                     


Quello che abbiamo visto durante il quinto volo di Starship è stato un segnale di ciò che potrebbe attenderci nei prossimi anni, sia da un punto di vista ingegneristico sia, forse, anche politico. Perché questo mezzo spaziale ha messo in luce ancora una volta lo spirito che permette a SpaceX di funzionare: lo spirito di una startup di 22 anni con miliardi di dollari di budget, pensare in grande e rischiare tanto. Lo stesso spirito che ora Musk sembra voler infondere nella sua personalissima battaglia e (forse) futura carriera politica, a sostegno del candidato repubblicano Donald Trump. Da un punto di vista tecnologico, quello che abbiamo visto ieri è stato un enorme progresso nello sviluppo di Starship, il razzo non solo più grande e potente che l’umanità abbia mai costruito, ma anche il razzo che ci riporterà sulla Luna e forse anche su Marte.


La cattura al volo del primo stadio, il Super Heavy, è sicuramente una manovra sbalorditiva e tecnicamente al limite della fantascienza, ma potrebbe far sorgere legittimi dubbi sulla sua utilità. Dubbi legittimi ma infondati. Per far funzionare la Starship come la vediamo ora, è necessario utilizzare la cattura al volo. Questa manovra, infatti, permette di ridurre i tempi fra un volo e l’altro, ridurre le spese di gestione delle chiatte in mezzo all’oceano (attualmente utilizzate per effettuare il rientro dei Falcon 9) e soprattutto permette di eliminare dal Super Heavy le gambe di atterraggio e l’hardware annesso. Meno peso che si traduce in maggiore massa utile da portare in orbita, quindi maggior guadagno. Insomma, una manovra folle, pericolosa e ambiziosa, ma necessaria. Da oggi, anche fattibile.


Nonostante questa manovra sia al centro di tutte le attenzioni, il quinto volo di test di Starship ha però comportato anche una crociera nello spazio di circa 40 minuti della Ship, il secondo stadio di Starship. SpaceX doveva dimostrare che questo secondo stadio sarebbe riuscito a rientrare dallo spazio, superando la resistenza e l’attrito dell’aria durante la discesa. Questo, nonostante qualche difetto allo scudo termico e qualche danno in più del previsto alle ali, è avvenuto! E anche questa è una grande novità. Durante il precedente lancio di test la Ship era rientrata nell’Oceano Indiano sopravvivendo a malapena fino all’impatto con l’oceano, e mancando di sei chilometri il centro del luogo previsto. Sei chilometri non sono tanti, ma questa volta hanno fatto ancora meglio. Nell’Oceano Indiano c’era una boa con una telecamera che ha ripreso l’ammaraggio della Ship, con la conseguente esplosione (prevista) del mezzo dopo il contatto con l’acqua. Una precisione sorprendente.

 

                           


SpaceX con questo lancio ha dimostrato non solo che Starship è un progetto realistico, fattibile e in grado veramente di cambiare il settore della space economy e il modo in cui l’umanità esplora lo spazio, ma ha dimostrato di saperlo fare nel modo migliore, e cioè innovando. Questa operazione di SpaceX, così fortemente voluta da Musk prima delle elezioni americane del 5 novembre, potrebbe veramente essere la ciliegina sulla torta di una manovra politica magistrale. Secondo alcuni media americani, Musk – cittadino sudafricano, canadese e americano – potrebbe confermarsi l’unico “vip” davvero capace di spostare qualche voto nei sondaggi. Il fatto che abbia dichiarato più volte che Marte non sarà raggiunto se Trump non vincerà le elezioni sposta ancora una volta la responsabilità: “Se non andremo su Marte sarà colpa vostra che non avete votato Trump. Io la tecnologia ce la metto”

Di più su questi argomenti: