Ex twitter
Terzo esodo da X nel giro di due anni, ma il social di Musk non sembra sostituibile
Mastodon, Threads e Bluesky hanno guadagnato utenti dopo la nomina di Elon Musk nella nuova amministrazione di Donald Trump, ma i social che hanno provato a sostituire la più popolare app di microblogging non hanno mai davvero funzionato
La “fuga da Twitter” è ormai un genere letterario, un fenomeno che torna ciclicamente, preoccupa per qualche giorno gli investitori e poi rientra. Dopo la notizia che il proprietario di X, Elon Musk, farà parte dell’Amministrazione di Donald Trump, molte persone, tra cui alcuni volti noti come il membro della segreteria di Elly Schlein Sandro Ruotolo e l'account del Guardian, hanno annunciato il loro Aventino social. Il giorno dopo le elezioni amercane 115mila utenti avevano disattivato il loro account e stavolta la piattaforma prescelta per il nuovo esodo sembra essere Bluesky. Disponibile da marzo 2023 e nato da un’operazione di Twitter quando il ceo era ancora Jack Dorsey, ha da poco superato i 15 milioni di utenti e ne ha guadagnato un milione nelle ultime 24 ore. In crescita anche Threads, il social fondato un anno fa dal ceo di Meta Mark Zuckerberg, che a novembre ha guadagnato 15 milioni di utenti, e Mastodon, app di microblogging fondata nel 2016. Ma è presto per ipotizzare un ridimensionamento di X.
Negli anni, il social del (fu) uccellino ha dimostrato una solida resistenza alle fughe di massa e alle piattaforme nate per fargli concorrenza. Il primo a trascinare via un numero significativo di utenti fu proprio Trump. Fino ad allora a fare notizia erano stati per lo più gli addi di singole personalità, quasi sempre come forma di protesta contro gli hater più che contro la piattaforma. Dopo l’assalto al Campidoglio, Dorsey decise di cancellare l’account del presidente uscente, che quindi a ottobre 2021 lanciò “Truth”, social che non è mai riuscito a sfiorare i numeri di Twitter: a febbraio 2024 contava circa 9 milioni di iscrizioni. Twitter ha circa 540 milioni di utenti attivi mensilmente. Un anno dopo, a ottobre 2022, Musk comprò Twitter, ribattezzandolo X. Alcuni utenti, poco entusiasti della nuova proprietà, cercarono asilo su Mastodon, che in un mese passò da 300mila utenti attivi a 2,5 milioni. Negli anni è cresciuto ma non è mai riuscito a superare i 10 milioni di utenti. Dopo un mese dall’ingresso di Musk, invece, gli utenti reali di Twitter erano cresciuti del 20%. A ridare speranza a un movimento che si sognava fuori da X fu Threads. Venne lanciato a luglio 2023 proprio per intercettare l’esodo da X e i primi dati furono entusiasmanti: 100 milioni di iscritti in pochi giorni. Ma in un mese, gli utenti attivi passarono da 2,3 milioni a meno di 600mila, meno 97 per cento.
Una storia che sembra finire sempre allo stesso modo. Forse bisognerebbe prendere atto del fatto che i social e le community non si costruiscono a tavolino. Musk stesso, che ha fondato una sua compagnia di automobili e una sua azienda aerospaziale, quando ha voluto essere proprietario di un social invece di fondarne uno nuovo ne ha comprato uno già esistente, con una base di utenti solida. Perché un social che sbaraglia gli altri è un fenomeno raro, che non sembra avere successo se nato come copia di qualcos’altro. TikTok e Twitch hanno funzionato perché non c’era nulla di simile fra le altre app. Cancellarsi da X è legittimo, ma la speranza di appartenere a una “versione social” del movimento di padri pellegrini, fuggiti dalla dittatura in cerca di un nuovo mondo fatto di libertà, rischia di essere anche stavolta vana.