Saluto al sole
Una sonda della Nasa si è avvicinata al Sole come mai prima d'ora
Lanciata nello spazio sei anni fa, la Parker Solar Probe è riuscita ad arrivare alla distanza record di 6 milioni di chilometri dalla stella, viaggiando a 690 mila chilometri all'ora. I dati arrivati oggi segnalano che il mezzo è ancora in buone condizioni
“Nessun oggetto creato dall'uomo è mai passato così vicino a una stella”. A dirlo è Nick Pinkine, membro del laboratorio di fisica applicata affiliato alla Johns Hopkins University, nonché responsabile delle operazioni relative alla sonda Parker Solar Probe dalla Nasa. Lanciata ufficialmente nell'agosto 2018, la missione si estende su sette anni e ha l'obiettivo di approfondire la comprensione scientifica del Sole, in particolare della corona e del vento solare, oltre ad aiutarci nella previsione di eventi meteorologici spaziali che possono influenzare la vita sulla Terra.
Nessuna immagine ravvicinata dalla nostra stella, però. Se la sonda fosse dotata di macchina fotografica questa si scioglierebbe immediatamente. Bisogna infatti accontentarsi di alcune tranche di dati che riesce a fornire passo dopo passo. Il 20 dicembre gli operatori della missione hanno ricevuto una trasmissione radio dalla sonda Parker che indicava che tutti i sistemi della navicella spaziale funzionavano normalmente durante la rotta che il 24 dicembre, alle ore 11:53 GMT, l'avrebbe portata a circa 6,1 milioni di chilometri dalla superficie del Sole. Vale a dire il punto più vicino mai raggiunto da un veicolo creato dall'uomo, il tutto alla velocità da capogiro di 690 mila chilometri all'ora (altro record: la Parker Solar Probe è l'oggetto più veloce mai creato dall'uomo). Visti i tempi tecnici, gli esperti della Nasa sono rimasti con il fiato sospeso fino a oggi, venerdì 27 dicembre, quando il mezzo ha ricominciato a trasmettere segnali per confermare la sua salute e il suo buon funzionamento dopo un sorvolo così ravvicinato.
A livello tecnico, Parker è stato progettato per resistere ad altissime temperature. Durante l'avvicinamento, gli scudi termici del veicolo hanno resistito a circa 870-930 gradi Celsius, fino toccare addirittura 982 gradi. Gli scudi sono costruiti con uno strato di schiuma di carbonio spesso 11 centimetri e mezzo, contenuto all’interno di due sottili lastre di carbonio, con un tocco finale di vernice di ceramica bianca sulla piastra rivolta al Sole, per riflettere il più calore possibile. In laboratorio è stato testato a oltre 1600 gradi centigradi, e la Nasa è piuttosto certa che riuscirà a mantenere al sicuro tutti gli strumenti di bordo. Al momento del passaggio vicino al Sole, i pannelli solari della sonda sono stati retratti all'ombra dello scudo, con solo una piccola area esposta alla luce per generare energia. “Parker restituirà davvero dati da un territorio inesplorato”, ha affermato Pinkine, “siamo emozionati di ricevere notizie dalla sonda spaziale quando tornerà a girare attorno al Sole”.
Non è la prima volta che Parker batte il record di vicinanza al Sole. A poco più di un anno dall'inizio della spedizione, nel dicembre 2019, la navicella (grande come un'auto) era riuscita ad avvicinarsi alla stella come mai nessun altro veicolo era riuscito a fare prima. Una distanza di “appena” 24 milioni di chilometri, per poi seguire un'orbita ellittica sempre più ravvicinata che, al termine della missione, l'avrebbe fatta arrivare talmente vicina alla stella da poterla tecnicamente “toccare”. I dati trasmessi hanno permesso alla Nasa nel 2019 di “vedere la struttura magnetica della corona del Sole” e di osservare la sua “attività impulsiva, grandi getti o tornanti, che pensiamo siano correlati all'origine del vento solare” diceva nel 2019 il professor Stuart Bale, fisico dell'Università della California, a Berkeley: “Siamo anche sorpresi dalla ferocia dell'ambiente di polvere nell'eliosfera interna”.
I prossimi dati telemetrici dettagliati sullo stato di salute della sonda sono previsti per il primo gennaio, quando la missione entrerà nel suo ultimo anno. Rimane l'enorme soddisfazione degli esperti che hanno lavorato al progetto: “Questo studio ravvicinato del Sole consente alla sonda solare Parker di effettuare misurazioni che aiutano gli scienziati a comprendere meglio come il materiale in questa regione si riscalda fino a milioni di gradi, tracciare l'origine del vento solare e scoprire come le particelle energetiche vengono accelerate fino a raggiungere una velocità prossima a quella della luce” si legge nel comunicato ufficiale del 27 dicembre della Nasa. In poche parole, secondo Arik Posner, scienziato del programma della sonda presso la sede centrale dell'agenzia a Washington, rappresenta una di quelle coraggiose missioni spaziali “che fanno qualcosa che nessun altro ha mai fatto prima per rispondere a vecchie domande sul nostro universo”.
Come scriveva Wired nei giorni precedenti al lancio della sonda, ci sono principalmente due misteri che dobbiamo ancora chiarire. "Il primo riguarda proprio corona solare, o meglio la sua temperatura. Come in tutte le stelle, il nucleo del Sole è il suo punto più caldo, e allontanandosi fino a raggiungerne la superficie ci si trova a una temperatura non molto superiore ai 5.500 gradi centigradi. Come è possibile, allora, che la corona, ancora più distante dal nucleo, abbia una temperatura stimata di oltre un milione di gradi centigradi?". "Il secondo mistero riguarda invece il vento solare, il flusso di particelle (principalmente protoni ed elettroni) che sfuggono costantemente dalla corona solare, come una corrente carica di vento che si espande in tutto il Sistema solare. Come si formi questo flusso di particelle è più o meno chiaro, ma per gli astrofisici c’è ancora qualcosa che non quadra. In un punto preciso della corona, infatti, il vento solare subisce un’improvvisa accelerazione, che spinge le particelle fino a raggiungere velocità supersoniche. Come, dove, e soprattutto perché questo avvenga è tutto da chiarire".