Un razzo SpaceX Falcon 9 con un carico di satelliti Internet Starlink V2 Mini decolla da Cape Canaveral nel luglio 2023 (AP/John Raoux) 

Musk riempie i vuoti creati dall'Europa, respingerlo non serve

Carlo Altamonte

Come garantire la sicurezza di alcune infrastrutture chiave? Dal sistema StarLink ai pagamenti digitali, l'Europa è lenta nel trovare soluzioni contro la dipendenza estera. Per avere una futura alternativa credibile occorreranno più concretezza ed efficienza

Se Giorgia Meloni ha “preso d’assalto” l’Europa, nelle parole di Donald Trump, sarà Elon Musk a prendere d’assalto l’Italia, con tutto il suo network di interessi, dai centri dati per Twitter/X, alle fabbriche di Tesla, e alle sue attività nello spazio?

  
Insieme alla notizia della visita a sorpresa del premier italiano al neo-eletto presidente americano, è infatti circolata la notizia di negoziati avanzati tra lo stato italiano e SpaceX, di proprietà del tycoon, finalizzati all’utilizzo della rete satellitare StarLink per la fornitura di servizi di comunicazione sicuri relativamente alle attività governative e militari del nostro paese, sostanzialmente un servizio non molto lontano da quello che StarLink ha assicurato, tra gli altri, all’esercito e alla popolazione ucraina.

  
Al di là della polemica sulla notizia specifica, per cui il governo italiano ha confermato l’esistenza di negoziati (ma ha smentito al momento accordi o che il tema si stato oggetto di discussione a Mar-a-lago), la questione più generale che si pone per l’Italia, e per gli altri paesi europei, è come garantire nel nuovo contesto geo-politico la sicurezza di alcune infrastrutture chiave per il paese (comunicazioni, dati, energia, sistemi finanziari di pagamento), e dove tirare la riga sul grado di sovranità di queste infrastrutture, tra attori nazionali, europei, alleati, o paesi terzi (p.e. la Cina).

 
Idealmente, la risposta dovrebbe essere il livello europeo. Con venti stati Ue condividiamo già una infrastruttura strategica chiave, la moneta, e con tutti e 27 condividiamo gli standard comuni del mercato interno, con la libera circolazione di beni, servizi, merci e persone. Ma come spesso accade l’Europa nel campo della sicurezza è ancora un disegno largamente incompleto, con molti distinguo e troppi ritardi. 

 
Partiamo dall’esempio di StarLink. Dal punto di vista della sicurezza, una infrastruttura di telecomunicazioni basata su un sistema satellitare criptato è verosimilmente più efficiente di una infrastruttura fisica a terra: oscurare o distruggere un satellite nello spazio è più complicato di sabotare un cavo dati, non solo tecnicamente ma anche in termini di costi politici, perché pochi paesi hanno la tecnologia per farlo, e dunque sarebbero facilmente identificabili rispetto a un atto di sabotaggio che potrebbe passare come "incidente" (vedi i casi dei cavi di comunicazione sottomarini strappati da navi russe o cinesi negli ultimi mesi); inoltre, un sistema di comunicazione satellitare offre maggiori ridondanze, per cui la distruzione di un satellite implica una perdita di efficienza del network minore rispetto alla distruzione di un cavo di dorsale dati. Per queste ragioni l’Ue sta investendo in un proprio sistema di comunicazione satellitare sicura, Iris, dopo aver completato il proprio sistema di geolocalizzazione alternativo al Gps, il sistema Galileo. Mentre Galileo è già operativo, il sistema Iris dovrebbe essere disponibile dal 2031, lasciando dunque a StarLink per i prossimi anni il ruolo di leader per questo tipo di servizi, in attesa del lancio, previsto sempre nel 2025, del sistema Kuiper sviluppato da Amazon

   
Evidentemente legare le comunicazioni strategiche del nostro paese a una azienda privata di un paese terzo non europeo non è ottimale, ma se non altro gli Stati Uniti sono uno storico alleato dell’Italia, e le alternative non sono immediatamente disponibili, anche in considerazione del fatto che l’infrastruttura fisica di dati in Italia è comunque di proprietà di un fondo americano (Kkr) dopo i recenti cambi al vertice di Telecom Italia.

   
Del resto una situazione simile la abbiamo anche in un’altra infrastruttura strategica, quella del sistema dei pagamenti digitali. A oggi, l’infrastruttura che regola i bonifici tra banche in Europa (il Sepa) è sotto il controllo del sistema di banche centrali europee. Ma il sistema di pagamenti digitali non lo è, in quanto il sistema delle carte di debito/credito è frammentato a livello nazionale, e si deve appoggiare a un operatore internazionale, tipicamente il circuito Visa o MasterCard, per avere la possibilità di usare la nostra carta bancaria in un altro paese europeo. Ma, di nuovo, Visa e MasterCard sono aziende americane, e dunque anche in questo caso una infrastruttura strategica del nostro paese è nelle mani di un paese terzo non europeo, sia pure (al momento) nostro alleato. Beninteso, anche in questo settore esiste un’alternativa europea, l’euro digitale sviluppato dalla Bce ma, tanto per cambiare, il progetto è in corso di realizzazione, con tempi di arrivo sul mercato ancora non certi.

    
Non sappiamo dunque se Elon Musk prenderà d’assalto l’Italia nei prossimi mesi, ma sappiamo sicuramente che per avere una futura alternativa credibile occorrerà molta maggiore concretezza ed efficienza da parte dell’Europa negli investimenti che riguardano la nostra sicurezza.

  
Carlo Altamonte è vicepresidente Ispi