(Ansa)

DeepSeek è scomparsa dagli app store Apple e Google in Italia

Ilaria Coppola

L'app di AI generativa cinese non è più scaricabile e i motivi non sono ancora stati chiariti. Ieri c'è stata la richiesta di informazioni da parte del garante della privacy sui dati personali raccolti. Le società che forniscono il servizio di chatbot hanno 20 giorni per rispondere, poi partirà un'istruttoria

DeepSeek non è più scaricabile negli app store di Apple e Google in Italia. Sul sito la navigazione è lenta, ma è possibile collegarsi. Dopo il cyber attacco che ha messo sotto scacco il chatbot cinese, nella sezione "service status" della piattaforma appare l'avviso: "È stato identificato un problema e una soluzione è in fase di implementazione”. Le ragioni del problema invece non sono ancora stati chiarite.

 

L’app di AI generativa cinese, lanciata il 20 gennaio, è riuscita sconvolgere la Silicon Valley. Negli ultimi giorni ha mandato in tilt i titoli tecnologici dei mercati occidentali, riuscendo a far perdere più di 500 miliardi al colosso della produzione di microchip Nvidia. Ieri, proprio nel momento in cui la preoccupazione delle Big Tech americane sembrava alle stelle, è stata colpita da un attacco hacker che l’ha mandata offline per qualche ora e, più a lungo, ha reso impossibile ai nuovi utenti registrarsi. Ora le funzionalità dell'applicativo sono state ripristinate ma l’attacco sembra aver dimostrato che l’app cinese ha dei difetti lato sicurezza e difesa. Come abbiamo scritto, il danno reputazionale è ormai fatto. Per chi investe in AI, anche in tempi trumpiani, l’affidabilità è tutto: non basta avere un modello potente se poi il sistema si sgretola sotto pressione.

  

Ieri il Garante della privacy ha inviato una richiesta di informazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek. Nella nota, il garante Pasquale Stanzione ha chiesto “alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità” specificando “quale sia la base giuridica del trattamento e se siano conservati su server collocati in Cina”, considerato “l’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia”. La società “ha 20 giorni di tempo per rispondere” e, dichiara Stanzione: “quando risponderà i nostri uffici avvieranno un’istruttoria in profondità per vedere se c’è il rispetto del Gdpr”. 

 

La richiesta di informazioni è seguita alla segnalazione di Altroconsumo. Un punto fondamentale delle verifiche interessa i server in cui i dati sono conservati, in quanto questi vengono trasferiti senza alcuna tutela dall'Italia in un paese che non ha le garanzie europee che fornisce il Gdpr in termini di tutela di questi dati, di circolazione e di controllo.

  

“Bisogna sapere quali sono le fonti che hanno alimentato il chatbot, qual è la base giuridica su cui si è mosso e soprattutto evitare o comunque sapere che non ci siano fake news e bias” spiega il Garante specificando che la preoccupazione verso DeepSeek è la stessa maturata nei confronti di OpenAI due anni fa. Anche in quel caso si era aperta un’istruttoria al cui termine era stata sanzionata la violazione delle norme sul trattamento dei dati personali per 15 milioni di euro. "Le informazioni ci devono provenire dalla piattaforma che ha generato il chatbot in modo tale che noi possiamo tutelare i consumatori, penso soprattutto ai minori e al loro accesso nella utilizzazione di questo nuovo chatbot", ha ribadito Stanzione.

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