
Immagine realizzata con AI
un mese di Foglio AI
Abituarsi all'intelligenza artificiale. Ma non dimentichiamoci che è fantascienza
Quant'è facile iniziare a scrivere un giornale con un chatbot e subito lamentarsi: è lento, non capisce, fa errori, non è intelligente per niente. Ecco perché è importante fare astrazione, per rendersi conto di una rivoluzione senza precedenti. E da governare
Claudio Giunta ricordava sul Foglio qualche tempo fa lo sketch dell’aereo di Louis C.K. “Che cosa terribile”, piagnucola un tizio, “c’è voluta mezz’ora per imbarcarci, e poi per quaranta minuti…”. “E poi cosa?”, ribatte Louis C.K., “e poi non hai forse volato attraverso l’aria, come un uccello? Non hai partecipato al miracolo del volo? Santo cielo, sei seduto in una poltrona nel cielo!! Fino a poche generazioni fa per attraversare l’America non ci volevano cinque ore ma trent’anni. Quello che arrivava in California era un gruppo di persone tutto diverso da quello che era partito dalla costa est!”.
Nell’immediato, ad avere ragione è il tipo che si lamenta. Perché sta esercitando una facoltà del cervello umano che è la sua plasticità. Quella capacità di assimilare, fagocitare, stare nelle cose e farle nostre in tempi rapidissimi. Dopodiché anche Louis C.K. esercita una facoltà peculiare dell’essere umano, una diversa, cioè la capacità di astrazione. Di tirarsi fuori dalle cose e guardarle dall’alto, senza farsi coinvolgere dal fatto che siamo in ritardo. Ed è la facoltà di astrarre che permette quell’altro miracolo umano che è l’umorismo.
A proposito del Foglio AI: il punto è che se anni fa avessimo visto un film di fantascienza su una redazione che “scrive” un giornale con l’intelligenza artificiale (così come ho visto film e letto romanzi in cui l’intelligenza artificiale è rappresentata e ne fa di tutti i colori), ci saremmo regolarmente stupiti, come è giusto fare al cinema o tra le pagine. Ma quando la redazione ha iniziato a lavorare al primo giornale al mondo scritto tutto con ChatGPT, rapidamente si è pensato, ma questa intelligenza artificiale non è intelligente per niente, sbaglia un sacco di cose, e ma così non va, e ci mette un sacco di tempo… La plasticità del cervello è intervenuta subito, e ha trasformato quella che doveva essere un’esperienza fantascientifica in un’altra fra le incombenze di tutti i giorni. Dopodiché si può fare astrazione e dire: è stata un’esperienza fantascientifica – e la “Posta del cuore”, con risposte sensibili e profonde, è l’esempio più forte per provarlo.
E’ grazie a questo gioco felicissimo tra plasticità e astrazione che possiamo essere ottimisti sull’impatto che l’intelligenza artificiale, come tutte le innovazioni tecnologiche, avrà sulle nostre vite. Dopodiché bisogna chiedersi se la possibilità di questo gioco non dipenda dalla storia: dall’aver vissuto il cambiamento in prima persona. Le generazioni precedenti ai nativi digitali avevano lo stradario di carta al posto di Google Maps, e quando si connettevano a internet, al telefono fisso sentivano pianto e stridore di denti. Poi nel giro di qualche anno è cambiato tutto. Per chi nasce oggi, o diventa adulto in questi giorni, internet è un orizzonte forse totalizzante. E liquidare gli allarmi di insegnanti, psicologi e genitori come pura isteria non è possibile. Certo, si possono avere dei dubbi sul fatto che le generazioni che hanno vissuto la rivoluzione digitale abbiano anche gli strumenti per governarla. Ma è irrilevante, perché la responsabilità ce l’hanno di sicuro, e non provarci sarebbe un peccato capitale. Forse il Foglio AI è un piccolo passo in questa direzione.

il dibattito sull'AI
Guardare all'intelligenza artificiale con una sorta di rassegnato disincanto


Une expérimentation d'un mois