
(Ansa)
la guerra dei chip
Perché Nvidia inizia a produrre i suoi supercomputer per l'AI in America
Nella mossa dell'azienda californiana c'entra Trump, ma soprattutto Biden. La strategia per evitare i dazi e il conflitto con la Cina del colosso californiano fondato da Jensen Huang
Nvidia, il colosso dei chip californiano, ha annunciato che produrrà per la prima volta supercomputer e infrastrutture di AI soltanto su suolo statunitense, prevedendo di investire fino a 500 miliardi nei prossimi 4 anni. “I motori dell’infrastruttura mondiale dell’intelligenza artificiale saranno costruiti per la prima volta negli Stati Uniti”, ha detto Jensen Huang, fondatore e ceo dell'azienda di Santa Clara. “La produzione americana ci aiuta a soddisfare meglio l'incredibile e crescente domanda di chip e supercomputer per l’AI, rafforza la nostra catena di fornitura e aumenta la nostra resilienza”. La strategia sembra pensata per rispondere ai desideri della nuova Amministrazione americana, in modo da rafforzare la catena di approvvigionamento ed evitare la reintroduzione dei dazi sui semiconduttori che, secondo le parole di Trump, saranno annunciati a breve.
Nvida ha fatto sapere di essere già a lavoro con partner manifatturieri come Tsmc, Foxconn, Wistron, Amkor e Spil per costruire infrastrutture e fabbriche negli Stati Uniti. La produzione dei nuovi chip Blackwell avverrà presso l'impianto di proprietà della taiwanese Tsmc a Phoenix, in Arizona, mentre i supercomputer saranno realizzati in Texas. Un’espansione produttiva che Trump ricondurrà interamente all’introduzione dei dazi. Ma che in realtà è resa possibile dal Chips Act, ovvero il piano da 52,7 miliardi di dollari introdotto dall’Amministrazione Biden per rilanciare la manifattura tecnologica nazionale.
Trump si è più volte detto contrario a quella strategia (“È una cosa orribile”) e già prima di entrare alla Casa Bianca ne aveva promesso lo smantellamento. Tra i numerosi ordini esecutivi firmati nei primi giorni dall'insediamento, Trump aveva dato vita allo United States Investment Accelerator, un ufficio all'interno del dipartimento del Commercio che ha anche il compito di supervisionare la legge Chips and Science Act. Per evitare un azzeramento dei suoi sforzi, subito prima di lasciare la Casa Bianca, Biden aveva accelerato l’erogazione dei fondi all'industria, distribuendo oltre 33 miliardi, tra cui 7,8 miliardi a Intel, 6,6 a Tsmc, 6,1 a Micron e 4,7 a Samsung. È proprio grazie a quei fondi del Chips Act che è stato possibile l'annuncio di Nvidia.
Così il centro nevralgico dell’hardware per l’AI si sposta negli Stati Uniti, ma dietro la scelta di Nvidia si cela anche la crescente difficoltà nei rapporti con la Cina, che rappresenta un mercato importantissimo per l’azienda. Le restrizioni americane sull’export di tecnologie avanzate hanno già colpito le vendite delle Gpu, il cuore dei supercomputer e sistemi fondamentali per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Nonostante l’azienda californiana abbia adattato alcuni prodotti alle normative di Trump, le restrizioni continuano a influenzare le sue operazioni nel paese e l’azienda è sempre più coinvolta nel conflitto tra Washington e Pechino.

il dibattito sull'AI
Guardare all'intelligenza artificiale con una sorta di rassegnato disincanto


un mese di Foglio AI