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un dialogo artificiale

Un'AI che parla con i nostri genitori anziani: altro che “Black Mirror”

Filippo Lubrano

La startup europea "InTouch" ha creato un nuovo modello di intelligenza artificiale che ha un compito ben preciso: telefonare ai parenti. Dopo ogni chiamata l'AI invia anche un riassunto dell'utente, indicando l'umore dell'interlocutore. Ma l'idea non è stata accolta con serenità dagli utenti

Si chiama “InTouch”, ed è l’ultima trovata del comparto AI che promette di colmare un po’ del vuoto di cui ci circondiamo sempre più spesso. In questo caso, il task da delegare a un processo automatizzato è quello delle telefonate ai genitori anziani. Per 29,90 dollari al mese, un’intelligenza artificiale con voce generica si prende la briga di fare quello che i figli fanno sempre più di rado: chiamare quotidianamente i propri cari, animando conversazioni di circostanza che simulano quell’empatia affettata tipica di questi strumenti – e non a caso, anche di una certa maniera di vivere i rapporti interpersonali in California e dintorni. Dopo ogni chiamata, l’AI invia un riassunto all’utente, indicando anche l’umore dell’interlocutore (“positivo”, “neutro” o “giù di corda”), facendogli così risparmiare una buona dose di minuti nell’espletamento delle sue funzioni di erede. InTouch, per una volta, è una startup europea: risulta fondata a Praga, ma il team che l’ha pensata e costruita è francese. Vassili Le Moigne, che ne è il fondatore e amministratore delegato, tiene a precisare che lui stesso “vola una volta ogni due settimane” a trovare i suoi, e sostiene che il servizio non intende sostituire il contatto umano, ma complementarlo, “offrendo anzi un modo per rimanere in contatto con i parenti e assicurarsi che siano al sicuro”. Perché allora non spingersi ancora oltre, e usare direttamente la voce dei figli, clonandola com’è ormai molto semplice fare con strumenti di AI generativa? “Ci siamo rifiutati di usare le voci personalizzate perché ci sembrava non fosse giusto”, continua Le Moigne con un rigurgito di ritrovata umanità.


Nonostante le dichiarazioni, l’idea di delegare a un’AI le conversazioni con i propri genitori non viene accolta certo con serenità dalla maggioranza del pubblico. Come ha osservato Hongtu Chen, codirettore dell’iniziativa di ricerca sulla tecnologia sociale per l’invecchiamento globale presso la Harvard Medical School, le conversazioni umane all’interno delle famiglie sono ricche di ricordi condivisi, battute interne, sfumature emotive e comprensione contestuale costruita nel tempo. Sostituire queste interazioni con un’AI priva le relazioni familiari della loro profondità e significato. InTouch è stato lanciato alla fine del 2024 e sostiene di aver già raccolto centinaia di utenti in Nord America ed Europa. Il servizio si presenta come una soluzione per le famiglie moderne, dove il tempo è spesso limitato e le distanze geografiche possono rendere difficili i contatti regolari. Alcuni degli utenti che l’hanno sperimentato però non sembrano entusiaste: “La conversazione è troppo veloce e il tono troppo professionale”, si lamenta la madre di un giornalista del magazine 404, che ha provato il servizio: “Bisogna essere mentalmente molto attivi per poter rispondere alle domande. Dalle clip si ha la sensazione di parlare con una chiamata a freddo automatizzata di un’azienda”, continua. Inoltre, spulciando tra i termini e le condizioni del servizio, si scopre che il massimale per eventuali danni causati dal prodotto è di cento euro: non un indicatore che lascia esattamente tranquilli.


In un’epoca in cui la tecnologia permea ogni aspetto della nostra vita, InTouch rappresenta un ulteriore passo verso l’automazione delle relazioni umane, un aspetto ben esplorato anche nell’ultima stagione di Black Mirror: il  primo episodio colora di aspetti distopici il cinismo con cui le aziende che producono servizi tecnologici gestiscono il loro rapporto con i clienti. Quello che però rende particolarmente incisiva e dolorosa la formula della serie di Charlie Brooker è che la sua fantascienza non guarda a un futuro troppo remoto, anzi. Le soluzioni per “sostituire” alcune funzioni neurali, per esempio, sembrano ormai imminenti. InTouch ne è testimone, ma finora nemmeno su Netflix avevamo visto pensati rimedi high-tech simili.

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