"Una Rai che vale costa e va pagata. Rassegnatevi"
Il consigliere di amministrazione di Viale Mazzini interviene sulla solita polemica sulle spese per programmi e conduttori: "I numeri si fanno con il successo e per il successo occorre pagare"
Più chiaro di così: la tv costa quel che costa. La Rai primeggia, distacca, umilia a volte i competitori, ma costa. Quei denari sono il segreto di Pulcinella, argomenti lacerati dal gossip, tutti ne conoscono l'entità e tutti custodiscono il segreto. Il privilegio dello sputtanamento ad orologeria è un di cui. Alla carta. Costa troppo la destra, costa troppo la sinistra e anche il centro costa. Troppo.
Rende anche molto. Appena anche i numeri esatti del bilancio consuntivo 2016 e preventivo 2017, con tutto che il canone è mirabilmente catturato ma la posta girata alla Rai è calcolata non su 100 euro, come previsto, ma su 90, verranno sottratti alla riservatezza e forniti senza veli alla stampa, se non dalla stessa manina che consegnò all’Espresso le carte Verdelli da un’altra associata, sarà di tutta evidenza il ruolo della pubblicità per la vita dell'azienda. Per incassare bisogna avere qualcosa da vendere e l'unica cosa che ancora si vende sono i numeri.
I numeri si fanno con il successo e per il successo occorre pagare. Troppo? Troppo poco? L'importante è che si paghi. È come se di fronte agli occhi scorresse il mix concentrico di serie televisive: lo scandalo dei costi, il mistero del tetto, i duellanti (ovvero come incrociare le spade solo per graffiarsi), la legge prima parte (ma c'è qualcuno che l'ha letta), seguita dalla seconda parte: ma chi l'ha scritta?
Esistono due mondi e due modi. Uno va con l'elettricità, arrivi a casa, accendi la tv scegli e guardi. Ora non è nemmeno necessario arrivare a casa per vedere la tv ma diciamo che seduti sul divano il Festival di Sanremo è più divertente. L'altro è sui giornali. Rai un giallo, una spy story, un intrigo a Stoccolma, un arsenico e vecchi merletti, un pomi d'acciaio e manici di scopa. E questo non perché la politica sia l'arte dell'intrigo ma piuttosto perché chi vive lì intorno ha agio di farsi intrigante e sottrae e consegna dossier che non sono dossier, son cattiverie.
*consigliere di amministrazione Rai
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