Tra Domenica Live e Quinta colonna. L'ammucchiata di Telese fa paura
“Bianco e nero” è praticamente la versione televisiva del settimanale “Giallo”, Cairo Editore, ma con gli spiegoni dell’avvocato Bongiorno e le consulenze del private-eye, Piero Provenzano. In pratica un assist al grillismo
"Tutti i cambiamenti di una volta passavano per la politica, oggi passano per la cronaca”, dice Luca Telese, sempre pronto a una nuova sfida, all’ennesimo cambiamento, perché la tv non ha più confini, tutto è finzione e “viviamo in un porno mondo”, come dice un servizio di “Bianco e Nero”, il suo ultimo programma su La7. Cronaca “nera” e cronaca “bianca” per raccontare il mondo che cambia. Un flusso esorbitante di exploitation con i preti pedofili, le mutandine di Yara, le armi di Dj Francesco, le irruzioni in casa Celentano (spiato dalla Cia?), i videoricatti, la lettera nel cappotto di Michele “ucciso dalla precarietà”, le canne secondo Paolo Crepet, la maledizione dei voucher, Marco Prato sieropositivo e “Roma trema”. Un “programma garantista”, dice Telese. Praticamente, la versione televisiva del settimanale “Giallo”, Cairo Editore, ma con gli spiegoni dell’avvocato Bongiorno e le consulenze del private-eye, Piero Provenzano. Un montaggio dei momenti cupi di “Domenica Live” ma con Santoro al posto di Barbara D’Urso. La perfetta fusione tra i servizi degli inviati di “Ballarò” e le interviste della Leosini a “Storie maledette”; tra “Un giorno in pretura” e “Amore criminale” di Asia Argento, rievocata in chiave fashion-icon dalla co-conduttrice, Francesca Lancini che “porta il gusto di un’intellettuale raffinata che guarda la tv con criticità”, come dice Telese.
I modelli però sono altri: “Tarantino, Almodovar, Hitchcock”, spiega il conduttore. “Bianco e nero è come un film di Tarantino perché il male e il crimine esistono, come un film di Almodovar per gli affetti e i sentimenti amplificati, come un film di Hitchcock perché l’investigazione e l’intelligenza e il dettaglio sono sempre al servizio di qualcosa che va capito”. Al posto di Grace Kelly c’è Luisella Costamagna, ospite fisso in quota indignazione e riappacificazione (“tornano insieme i Pink Floyd, i Police, torniamo insieme anche noi”, dice Telese). C’è Cruciani della “Zanzara” per una strizzata d’occhio al pubblico di “Quinta Colonna” di Paolo Del Debbio ma con le supercazzole di Diego Fusaro al posto delle urla di Mario Giordano. “Lei è un filosofo, le parole di Dj Francesco sulle armi come le sembrano?”, chiedono a Fusaro, in collegamento da Torino con due pile di libri sulle mensole Ikea alle spalle, ricolme di enormi volumi su piscine, alberghi, giardini. Fusaro dice “il signor Francesco”, perché è un filosofo. Poi aggiunge che “la questione è complessa e non si può risolvere con un colpo di pistola come direbbe Hegel”. Negli anni Ottanta, Fusaro sarebbe stato un formidabile agitatore nella banda di Arbore e “Quelli della notte”. Oggi pubblica con Einaudi, spiega la decadenza dell’occidente coi festini di Foffo e Prato, epitome del neoliberismo sadico, e non ride mai nessuno.
Luca Telese durante l'intervista a Giuseppe Varani (foto LaPresse)
Parte un servizio su frustini, sex-toy e vibratori di ultima generazione che però sono da ricondurre sempre al quadro più complesso delle trasformazioni in corso nella società. D’altronde, come replica Sgarbi in studio, “io mi eccito solo con un quadro del Quattrocento”.
A “Bianco e nero” vanno fortissimo i trans. Efi Bal mostra le foto di quand’era bambino, Costmagna litiga con Cruciani su chi è attivo e passivo, Paolo Mieli spiega Lapo Elkan con Oscar Wilde, Fusaro sfodera la decostruzione del soggetto e fatalmente si finisce sempre negli imbuti à la “Report”, “cosa mangiamo quando mangiamo davvero la pasta?”. Vai a fidarti. Ma non importa perché è sempre “un viaggio”, “un racconto”, uno “spaccato” del paese. Ci sedemmo dalla parte della cronaca nera perché quella dei talk era già tutta occupata. Perché per Luca Telese ci sarà sempre un nuovo programma, come quello di “Campo Progressista”, da scrivere insieme a Pisapia, Gad Lerner e Laura Boldrini. Nessuno meglio di lui, “un comunista italiano a lungo impegnato in un giornale di destra”, può trovare le chiavi di lettura giuste per comprendere questi tempi bui e spianare la strada al grillismo.