Paola Perego (foto LaPresse)

A Parliamone sabato, mai dire donna

Maurizio Crippa

La Rai, Paola Perego, Francesco Merlo e gli infortuni della “scorrettezza” banale da sabato pomeriggio. Colpa di Trump?

La Maggionissima è una donna tosta e ha una visione istituzionale e corretta delle cose e non si perde d’animo.  Però, come la sua collega presidente Laura Boldrini con la ragazza marocchina che non era stata ammessa a Montecitorio perché marocchina sul passaporto, arriva sempre con la correttezza del giorno dopo. Non ha visto la puntata, ma ex post ha scoperto “una rappresentazione surreale dell’Italia del 2017”. E se la rappresentazione surreale è fatta dal servizio pubblico “è un errore folle, inaccettabile. Personalmente mi sento coinvolta in quanto donna, mi scuso”. La trasmissione surrealista è “Parliamone sabato” di Paola Perego, dove con l’ausilio prezioso della grafica si sono messi a discettare sui “motivi per scegliere una fidanzata dell’Est”. La cosa ha svegliato l’indignazione in un weekend in cui non c’era manco un rigore per la Juve cui aggrapparsi. S’annoiava, forse, pure @silviaballestra: “Fuori i nomi degli autori di ‘Parliamone sabato’ di Rai1 subito. E domani tutti a casa, la Perego per prima. #Rai #donne #vergogna”. E’ senz’altro da ubriachi mettere gli ospiti del sabato pomeriggio in condizioni di esprimersi su: “Sono tutte mamme ma, dopo aver partorito recuperano un corpo marmoreo” (la trasmissione andrebbe chiusa anche soltanto per quella virgola dopo “ma”). Tralasciamo la questione femminile, o femminista: quando gli uomini difendono le ragioni delle donne, che sanno farlo meglio, di solito dicono banalità da babbei. E poi il caso è autoevidente. La domanda da porsi è un’altra. Invece di accorgersi a cose fatte dell’“errore folle” del servizio pubblico, non sarebbe meglio vigilare – prima – sulla qualità di ciò che va in onda? Memori, se non d’altro, dei proclami della nuova dirigenza Rai, quando Campo Dall’Orto prometteva di eliminare l’“emotainment” e la cronacaccia nera e, in generale, la fuffa dozzinale dai pomeriggi di programmazione leggera. Evidente il servizio qualità è ancora fermo in cantiere.

 

Il weekend era stato movimentato da un altro inciampo sulla strada lastricata di luoghi comuni della correttezza politica. O per meglio dire della scorrettezza, la nuova chimera di quest’epoca afflitta dalle pastoie della polizia del pensiero. La correttezza è noiosa, si sa, come un mare senza onde. Allora, e vuoi che non c’entri qualcosa Trump?, a qualcuno può venire in mente di increspare l’orizzonte piatto con qualche scarto alla norma. Se lo fanno gli autori Rai, si è visto come finisce: a pernacchie. Ma un signore ammodo e con uso di mondo come Francesco Merlo sabato ha firmato un videoservizio per il sito di Repubblica (costringere un signore ammodo come Francesco Merlo a firmare videoservizi è, ad ogni buon conto, una trivialità censurabile in sé) nel quale ha perculato Angelina Jolie per essere stata invitata come visiting professor alla London School of Economics a parlare di “Donne, pace e sicurezza”. Come può essere all’altezza, Angelina, è il succo del suo videocorsivo: di mestiere è una bella donna, farla parlare alla London School of Economics è “imbarazzante”. Meno male che non le ha dato di “attrice dell’Est”, come una Paola Perego qualsiasi ad Anita Ekberg. Ma per il resto ha pestato una serie di luoghi comuni, per dir così. Jolie era lì per dare testimonianza di quel che ha visto e fatto, come persona e attivista, in questi anni. Mica per spiegare la curva di Laffer. Forse Merlo voleva solo essere un po’ scorretto, e dopo una vita a Rep. si può pure capirlo. Ma a trasformarsi in sessisti del sabato pomeriggio, giusto per increspare il mare oliato delle idee, non si fa gran figura. Né in Rai né altrove. Resta da dire che Merlo si era dimesso dalla Direzione editoriale per l’offerta informativa della Rai perché, in buona sostanza, non l’avevano messo in condizione di fare del servizio pubblico qualcosa di meglio. Fosse stato ancora al suo posto, probabilmente un programma come “Parliamone sabato” l’avrebbe chiuso. Be’, non ci crederete, ma è ciò che ha fatto la Rai, in un sussulto di correttezza del giorno dopo. (Però forse Paola Perego è innocente. E merita di fare la visiting professor).

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"