Giorno del giudizio in Rai
Non solo contratti e compensi. E’ attorno al “tg news” della Gabanelli che si prepara lo scontro finale
Roma. Non viene da ieri il problema Rai di ieri, giorno di querelle in Viale Mazzini sull’articolo di Repubblica riguardante la “pioggia di nuovi collaboratori” sotto contratto nel 2016 e in generale sulla forte divergenza gestionale tra amministratore Antonio Campo Dall’Orto e presidente Monica Maggioni (con pubblica “dissociazione” di Maggioni dalle scelte del dg). Né viene da ieri il probabile casus belli della sempre aleggiante deflagrazione nel cda di una tv di stato che quasi quasi ora vorrebbe invocare il vituperato ombrello politico per uscire dal tunnel: da detonatore potrebbe fare, infatti, l’azione del deputato pd di area renziana in Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, che ieri, anche richiamandosi alle parole di Maggioni, chiedeva il parere della Corte dei Conti sui “244 collaboratori” assunti nel 2016 (”…sarebbe stato bello se ci fosse stato un documento ufficiale che entrasse nel dettaglio”, scriveva Anzaldii, “…244 nuovi collaboratori definiti ‘tecnico scientifici’ che non si capisce cosa voglia dire, assunti senza concorso né curriculum rilevanti…non è affatto chiaro per cosa siano stati assunti…)”. E però, ben prima di ieri, molti indizi portavano al punto di non ritorno. Intanto, andando a ritroso, le parole del presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, che a fine aprile, in un’intervista a Giovanni Minoli (su La7), definiva il casoRai “il suo più grande insuccesso”. Poi c’era stata, in giorni più recenti, la lettera aperta dei consiglieri Rai Carlo Freccero e Paolo Messa al Corriere della Sera, in cui emergeva, tra le righe, l’altro punto di (per così dire) vivace dibattito interno Rai: il progetto di tg web affidato a Milena Gabanelli, già colonna e conduttrice di “Report”. Progetto che rimanda all’altro tema critico: il piano news.
“La Rai non è una azienda qualsiasi”, scrivevano Freccero e Messa, “è concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, che non è poco, ed è considerata una sorta di specchio del Paese e della sua politica… Si potrebbe discettare molto su ruoli e responsabilità del Cda o del vertice aziendale, potremmo precisare il nostro favore all’ipotesi della direzione digital affidata a Milena Gabanelli, potremmo ricordare l’assenza di una proposta da parte della direzione generale che invece ha chiesto un più generale rinvio sul piano dell’informazione. Potremmo, ma in questo momento apparirebbe senza senso. Siamo entrati in una fase terribile ed avvilente di stallo decisionale….”. E sul tema Gabanelli, nei mesi precedenti, si era sentita nell’aria non serena di viale Mazzini un ritornello che suonava più o meno così: benissimo che Gabanelli diriga un eventuale tg web, ma bisogna proprio farlo, questo nuovo tg web? Ed era allora che tornava sul piatto la questione che, dall’inizio dell’anno, rende impossibile la quiete in Rai: dopo le dimissioni di Carlo Verdelli, ex direttore dell’offerta formativa Rai, e in seguito alla bocciatura informale del suo piano-news, infatti, ci si gira e ci si rigira attorno: riformare una parte (tg digitale, per esempio) tanto per cominciare, con Gabanelli fiore all’occhiello, o mettere mano prima al tutto, ripartendo dal via con l’intero piano-news, quello che fin dai tempi di Luigi Gubitosi, dg tecnico, avrebbe dovuto evitare i famosi e famigerati “undici microfoni Rai per la stessa notizia”? Ed è da gennaio che due visioni si scontrano sul tema. C’è chi pensa che Gabanelli, incaricata di procedere con la direzione digital allo sviluppo del progetto del portale unico di news, debba andare avanti nonostante le resistenze (manca il sigillo del cda): perché bloccare una professionista come l’ex conduttrice di “Report”, chiedono i fan di questa tesi, e perché rinunciare a diventare “il primo sito di news italiano” , rinunciando a essere “servizio pubblico” per chi non si informa sui canali tradizionali? Dall’altra parte della barricata (molti consiglieri Rai, con l’eccezione nota di Carlo Freccero, che oggi incontrerà Gabanelli per discutere la questione e cercare una via “terza”), c’è chi dice: non ci si può concentrare sulla parte quando il tutto fa acqua. E non si può – pensano i fautori del “prima il piano news generale” – rifare da capo quando si potrebbe “implementare” Rainews.it.
E se nulla di “strategico” sull’informazione Rai in generale viene fatto entro il 20 maggio, giorno del cda in cui questi temi potrebbero precipitare sulla scrivania di ad e presidente, i freni al progetto del tg web potrebbero moltiplicarsi, anche in nome dell’“etica” e del “merito” sull’ingresso in Rai, tanto più che ieri il deflagrare del caso “contratti 2016” rendeva complicata, in prospettiva, anche la gestione del caso tg web. E c’è chi parla di mobilia (“avevate più soldi dal canone”) e chi di “visione non compresa” e chi di una sorta di tregua di fatto tra Campo Dall’Orto e M5s proprio attorno al nome di Gabanelli. Il consigliere Freccero dice intanto che “l’informazione digitale può far saltare i meccanismi di lottizzazione perché, con il suo sguardo lungo, permette di avere naturaliter punti di vista differenti. E può essere il cavallo di Troia che fa arrivare al grande pubblico le voci dissonanti. E mi darebbe sollievo se ci fosse, a vegliare, l’occhio di Gabanelli”.
Ma, nella tensione tra fautori del “piano news completo” (altro punto critico: risorse interne o esterni?) e i paladini del “piano settoriale” e immediato sul “tg web”, nei corridoi di Viale Mazzini ci si domanda che cosa farà il dg Campo Dall’Orto. Si attende il cda del 20, conoscendo le posizioni critiche dei consiglieri Siddi e Borioni e la posizione critica più sfumata del consigliere Messa, (con distinguo tra piano della valutazione nel merito della gestione Campo Dall’Orto su nomine e assunzioni e piano del dibattito sulle scelte editoriali, per esempio sulla nomina di Gabanelli). E se Cantone, nell’annunciare di aver tramesso un’informativa alla procura della Repubblica, non aveva lasciato dubbi di interpretazione delle sue parole non concilianti (“…abbiamo ricevuto risposte formalistiche sulle assunzioni e in audizione Campo Dall’Orto ha risposto in modo parziale…””), la lettera Freccero-Messa aveva disegnato, sul Corsera, i contorni dello stallo: “…abbiamo rifiutato e rifiutiamo l’idea di chi vuole prefigurare per viale Mazzini un destino simile a quello di Alitalia. Allo stesso modo, ci sentiamo impegnati ad evitare che questa profezia di sventura si auto-avveri grazie alle azioni di chi, per ragioni diverse e con obiettivi autoreferenziali, gioca sul futuro della Rai. Il Consiglio di Amministrazione non sarà il luogo della diserzione o dell’ignavia…”. Nel frattempo all’orizzonte si staglia l’altra nuvola, pure quella molto nera: trattasi della parallela contesa sui compensi delle star.
Politicamente corretto e panettone