Per capire che vento politico tira basta guardare dove va la Rai
Fuori Massimo Giletti e dentro Fabio Fazio: è la perfetta sintesi televisiva del renzismo affannato e pasticcione che stiamo vivendo
La Rai, poi tutto il resto è noia. Unico vero e perentorio barometro della nazione, viale Mazzini si conferma anche in queste settimane perfettamente in grado di dirci dove siamo e dove andiamo (politicamente parlando). Succede, in sintesi, quanto segue: fuori Massimo Giletti (cioè cancellata L’Arena della domenica pomeriggio) e dentro Fabio Fazio, che passa a RaiUno con contratto plurimilionario.
Ecco, questa è la perfetta sintesi televisiva del renzismo affannato e pasticcione che stiamo vivendo, un renzismo che passa dai proclami rivoluzionari di un Antonio Campo Dall’Orto rapidamente dimenticato (forse non è mai stato dg, già all’ufficio passi negano di averlo mai incontrato) al solido navigare di Mario Orfeo, che non si lascia intimidire dai grillini travestiti da giornalisti/giornalai, figuriamoci se non è già pronto a restare in sella dopo le elezioni prossime venture. Giletti fuori e Fazio dentro dunque, capolavoro di mutazione genetica in corso, summa teologica di una sinistra che governa la tv con mano tremebonda ed effetti probabilmente opposti a quelli desiderati (o forse no?).
Chi è Massimo Giletti? Un campione della tv di pancia dell’Italia moderata e piccolo borghese, quell’Italia che va ai matrimoni (e ai funerali) per sbirciare come sono vestiti gli altri, per capire chi parla con chi, chi ha i soldi e chi fa finta di averli. Quell’Italia di RaiUno che ha visto tutte le puntate di Porta a Porta dedicate al caso Cogne e ne ha parlato per ore a tavola, al bar, in ufficio o in palestra. Un’Italia abbastanza orrenda. Giletti è anche lui un po’ così, nel suo tagliare via con l’accetta questo e quello, nel farsi capopopolo, tendenzialmente forte con i deboli, un po’ meno con i forti. Però, proprio per questo, intellettualmente onesto, un mix riuscito e vincente di Bruno Vespa (il giornalista), Pippo Baudo (il presentatore), Gianfranco Funari (la tv che litiga).
Chi è invece Fabio Fazio? È il re, ma che dico il re, l’imperatore dell’ipocrisia televisiva di sinistra. Genuino come una banconota da sette euro, per questo perfetto in ogni parola, risata, motteggio. Presenta libri e cd come se gli fossero capitati per caso tra le mani, litiga con la Littizzetto secondo un copione buonista e valoriale che trasuda ferocia selettiva, quella che ha nella spiaggia di Capalbio il suo luogo di non ritorno. È quella sinistra che ha visto anche lei tutte le puntate di Vespa sul caso Cogne, me che lo ha negato per anni, sommergendo di insulti il plastico e Paolo Crepet. Fazio è stupendo, sublime, cattivo come solo il buono per definizione può essere.
Ebbene cosa fa la Rai nell’estate più torrida dell’anno V del renzismo? Toglie Fazio da RaiTre (la rete nata per quelli come lui, superbamente immaginata da Angelo Guglielmi) e lo mette su RaiUno nel prime time della domenica, dove c’è normalmente il pubblico che detesta Fazio. Poi prende Giletti (perfetto oltre ogni limite umano per il pomeriggio della prima rete della domenica) e lo sposta, allo stato non sappiamo dove (forse qualche prima serata del sabato). Operazione stupida che danneggerà gli ascolti? Non è detto e, in fondo, poco ci interessa. Operazione raffinata che risponde ad altre logiche? Può darsi, si chieda ai grandi manager degli artisti, alla voce Caschetto o Presta. Se però il telecomando è un po’ come la cabina elettorale (con la differenza che c’è ogni giorno dell’anno) allora Fazio su RaiUno e Giletti a casa è come dire a quell’Italia là (quella moderata, pure un po’ anzianotta in verità) che il tasto da premere sul telecomando è il numero 5. Amen.
Politicamente corretto e panettone