La libera estate senza opinioni e talk-show
Chiusi i format che danno fiato al niente restano i fatti. Ognuno può essere incompetente e intelligente o stupido a modo proprio. L’arte elegante della chiacchiera torna eccellente e noi torniamo, finalmente, presunti innocenti
D’estate mancano i fatti, e non è del tutto vero, però finalmente mancano le opinioni, e questo è senz’altro vero. Oddio, c’è Timperi che se ne va perché litiga con il sindaco di Ischia, e questa di alzare il culo e abbandonare lo studio è una perfetta opinione da talk autunnale, invernale, primaverile, ma il format gigante della tv estiva, il nulla e il repertorio, più i telegiornali, in realtà rende eccezionale la performance opinionistica talkista, quella sfacciata, monotona, gregaria rispetto all’opinione generale, quella interpretata sempre dalle stesse bocche che si aprono e danno fiato al dibbbbattito. Un malinconico e simpatico leader della sinistra sinistra, Alfredo D’Attorre, si è pubblicamente scusato per essere stato prigioniero della tv estiva qualche giorno sotto Ferragosto, erano tutti in vacanza e lui solo, impegnato in un trasloco e costretto a Roma, ha dovuto fare il ciclo completo, ma siccome non è stupido, ha chiesto perdono. In linea generale si può tornare a pensare senza l’impaccio di qualcuno che esibisca il suo pensiero per te (“il mio pensiero” di cui si fa scialo nei talk è come “la mia persona”, un’esagerazione). Se Draghi e Schäuble divergono sulle politiche del credito centrale non c’è l’opinionista pronta beva che agita gli spettri della dissoluzione dell’Europa sgambettando su un cubo a favore di telecamere. L’ingombro della competenza intesa come sostituto dell’intelligenza è rimosso dalla programmazione benedetta estiva, ognuno può cercare di essere incompetente e intelligente o stupido a modo proprio. Sì, certo, qui e là tra web e ritagli di teleinvasamento superstiti può succedere di trovarsi a confronto con sparate anti e pro immigrati, tra egoismi deliranti e deliranti altruismi spesso fondati su sondaggi farlocchi e piccole fake innocenti, una scritta belluina là, uno sgombero malaccorto qua, ma è molto più raro.
Fate questo esperimento. Osservate certe persone in genere immusonite verso la vita, che nelle altre stagioni si nutrono di serate-chiacchiera, che reagiscono quasi esclusivamente a questo surrogato di cittadinanza e di partecipazione che è l’evoluta e contemporanea tavola rotonda con giostra di personaggi bons à tout faire. Guardate come si comportano quelli su cui il comico Crozza ha un effetto indiscutibile di leadership morale, li orienta, determina le loro idee, guida le loro intelligenze, più che far sorridere o addirittura ridere, ecco, guardateli bene, guardateli fisso fisso negli occhi, i tossici della solita rissa, quelli delle serate e delle maratone, quelli che il lunedì c’è il tale, poi il martedì il tal’altro e il mercoledì trippa e sabato gnocchi, secondo il menu poco costoso e non molto appetibile dei palinsesti quando sono in ghingheri. Vedrete, se sapete vedere oltre che guardare, che l’occhio è un poco più vispo malgrado il caldo, che la mente sembra meno intasata dal circuito mediatico, di tanto in tanto può anche succedere che questi soggetti osservati si siano scordati una formula interpretativa detta in trenta secondi o diluita in trenta ore maratonete ancora in primavera, ed ecco che in loro si accende con l’estate senza talk una piccola, fioca luce, la luce dell’autonomia di sguardo sul reale che ritorna come campione e bandiera del proprio dell’essere umano. I giornali vendono sempre meno di quello che dovrebbero, i libri giacciono inutilizzati nelle poche librerie sopravvissute, non è che l’arte della conversazione, il cui elegante canone è la distanza dalle chiacchiere degli altri, sia improvvisamente ridiventata eccellente, preziosa, indiscutibilmente un fomite di civiltà, di vera trasgressione, di lucidità, di buone maniere, no, questo no, ma siamo meno in bambola, meno coatti, come si dice a Roma o come si diceva quando la città non era in mano ai coatti. Siamo in una parola senza opinioni, senza opinioni sulle opinioni, senza presunzioni di opinione, siamo finalmente, con la complicità del vuoto televisivo di una stagione, presunti innocenti.
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