“Basta con i personaggi tv incapaci di dividere”
I figli, il lavoro, l'amore, Silvio Berlusconi e un appello a Virginia Raggi. Chiacchierata con Barbara D'Urso: “Preferisco essere amata o non amata piuttosto che essere tiepidamente voluta bene”
“Vuoi un succo alle bacche di Acai? Sono ricche di antiossidanti, di proteine, di fibre, vitamine e minerali, fanno molto bene. Poi, diciamocelo, ma non è chicchissimo?”. E ride. Inizia così il nostro incontro con Barbara d’Urso, star della tv, un personaggio che divide, “perché ho un carattere”, ci spiega, “ma preferisco essere amata o non amata piuttosto che essere tiepidamente voluta bene”. “Sono in video tutti i giorni (con Pomeriggio Cinque e la domenica con Domenica Live, ndr) e il fatto di piacere non è perdonabile, ci sono persone che non sopportano che tu abbia successo e che tu sia amata dagli altri”, aggiunge. È il giorno di Ferragosto e siamo a Capalbio, nella sua casa sulle colline da cui si vedono i campi dai colori pastello e il mare in lontananza, “il mio rifugio segreto, il mio buen retiro dove solo gli amici e le persone a me più care possono entrare”, tiene a ribadirci.
Per Il Foglio ha fatto un’eccezione, basta non descrivere nulla di quell’ambiente rural chic. La d’Urso a Capalbio? – ci ha domandato più di un curioso, inesperto del who’s who nella cittadina maremmana e - a dire la verità – quando glielo raccontiamo, per un attimo, quasi non ci crede neppure lei di essere qui, lontana dalla sua Milano - la città dove vive oramai stabilmente - e da Napoli, quella dove è nata e che ama più di ogni altra. “Ci sono capitata grazie ad amici una decina di anni fa: per caso, ho trovato questo terreno ed ho avvertito subito un’energia speciale che mi ha portato a creare un piccolo polmone verde. Era un terreno secco, non c’era niente, dagli ulivi ai cactus, ho piantato tutto io, ci vengo oramai ogni estate e a volte anche d’inverno quando non parto per l’estero”, ci spiega, mentre il super frutto dell’Amazzonia contenuto nella bevanda offertaci – come ci aveva assicurato – inizia a tirarci su e a farci recuperare le energie giuste per fronteggiare una temperatura quasi tropicale.
“Casa Vera” ha il nome di sua madre, un’insegnante di lettere di Sant’Eufemia d’Aspromonte, “una donna molto rigorosa e con una morale molto forte che è andata via per sempre quando avevo undici anni, dopo quattro di malattia”. “Perdere una madre quando si è così piccoli e senza un perché, in maniera così devastante, è una cosa che non si risana più”, ci dice senza nascondere alcuna commozione. “Metabolizzare questo dolore e trasformarlo in qualcos’altro non è stato facile, come non lo è stato fare la madre a due figli maschi. Non ne sapevo nulla, perché non ho avuto un modello, li ho tirati su da sola”. I “due”, avuti dalla relazione con il produttore cinematografico Mauro Berardi, oggi trentenni, sono Emanuele – un artista/fotografo le cui opere sono state esposte, tra l’altro, anche all’ultimo Expo, al Padiglione del Vaticano – e Giammauro, che fa trapianti di fegato tra l’Italia e l’America, “due fichi”, li dipinge lei col core de mamma, “due ragazzi discreti ed educati che non vogliono avere gli occhi addosso e dipinti come “figli di”, tanto che non posso neanche andare nell’ospedale dove lavora uno di loro”. Dove sta? - chiediamo. “Non lo dico”. “Sono comunque una madre presente – continua lei - anche se cerco di rompergli le palle il meno possibile, ma a fatica mi trattengo (ride, ndr). Questo è il posto dove possiamo stare insieme per tanti giorni di seguito, lontani dalla vita sociale e in totale relax”.
Nelle spiagge più à la page non va mai – e visto il posto in cui siamo, è facile capirne il perché – e quelle rare volte in cui esce, è per andare a casa di amici o su in paese assieme ad Angelica (“la mia amica di sempre”) e a Lucrezia Lante della Rovere (“che è na’ pazza come me”). “Quanti anni mi dai?”, recita il titolo del suo ultimo libro, “Ti si legge in faccia”, “Ecco come faccio”, “Tanto poi esce il sole”, “Più forti di prima” sono gli altri. “Sono questa, come si vede, senza trucco, non ho gli occhiali da sole, non ho il botulino, conduco, faccio, ho le tette e sono le mie”, ci spiega, coperta, si far per dire, da un vestito con pantaloncini corti che solo una con il suo fisico può permettersi di indossare. “Ho la fortuna che ho un sacco di energia vitale, ho voglia di vivere e di ridere, di giocare, saltare, ballare e di ringraziare il cielo per quello che sono riuscita ad avere e perché sono sana”. “Ho l’età e mi mantengo bene, c’ho un gran culo”, aggiunge, mentre scopre di avere sulle gambe delle piccole ferite. “Me le sono fatte andando nel mio orto pieno di zucchine, pomodori e melanzane. Sono una contadina perfetta, mi rilassa molto piantare e poi raccogliere il tutto. Proprio oggi, abbiamo fatto una parmigiana con le melanzane coltivate da me”.
A vederla da vicino tutto sembra tranne che abbia sessant’anni, un’età importante, “che fa impressionissima”, come ci dice lei con quella sua particolare e simpatica predisposizione al superlativo assoluto. “Sto vivendo questo traguardo in maniera strana, perché non corrisponde a quello che io penso di me…però in realtà corrisponde e quindi c’è una dicotomia fortissima. A dire la verità, ho quindici anni, sono una minorenne. L’altra sera, a casa di amici, ho ballato dalle dieci di sera fino alle quattro e mezza del mattino, sono così. Non mi drogo né assumo sostanze stupefacenti. Lo ripeto: sono drogata di energia vitale”. “Quando lavoro – ci spiega - mi sveglio ogni mattina alle sei e quaranta, mi alzo, faccio le mie respirazioni semplicissime e una colazione pazzesca. Esco alle sette e trenta di casa per fare danza classica, a volte alternata a lezioni di latino-americana e ballo un’ora e mezza. Un’ora e mezza di danza, ha presente?”. Timidamente, annuiamo. “Poi - continua - morta e sudata, distrutta, dopo plié e grand plié, vado a Cologno Monzese alle nove e mezza. Mi faccio una doccia in camerino e un’altra colazione, alle dieci inizio con le varie riunioni, a pranzo mangio velocemente, ma sempre sano, poi inizio il trucco e i capelli, rivedo con gli autori la scaletta e il copione, mi vesto, faccio la diretta, la riunione dopo la diretta per il giorno dopo e poi, tutte le sere esco!”. Davvero? Ci viene da dire spontaneamente, contagiati da tanto entusiasmo. “Ma certo!”, fa lei, “è ovvio, è ovvissimo! Tutte le sere mangio fuori, che sia una pizza sotto casa o una cena a casa di amici, adoro uscire, persino la domenica. Dopo cinque ore di diretta e l’ultima riunione, vado in Balera, a Milano, un posto fantastico”.
“Ti sei voluta divertire/ed hai voluto vedere fino a che punto potevi arrivare/fino a che punto avresti potuto cambiare”, cantava Vasco Rossi in “Brava”, una sua canzone del 1981, un amore travolgente il loro, scrivevano i giornali dell’epoca, e probabilmente il rocker di Zocca non si è risparmiato dal dedicargliene una. “Boh, non ricordo”, ripete lei due volte, senza aggiungere altro. “Tutti i miei rapporti d’amore sono stati travolgenti, perché sono una passionale e li ho vissuti sempre con persone passionali. Deve esserci, però, sia l’amore che il sesso, solo il sesso è noioso”. Con tutti questi impegni, c’è tempo per l’amore nella vita privata della d’Urso? “Certo che ce l’ho, ma non c’è mai nessuno che mi piace: ha degli amici etero fichi?” – chiede. “Non sto scherzando”. Corteggiatori tra i politici, ce ne sono? “Sì, certo, come altri uomini interessanti, ma nessuno di loro è quello giusto”. “Il vero problema, oggi – dice - è che gli uomini sono tutti fluidi, una vera tragedia. Attraggo gli omosessuali perché in realtà sono gay, mi sono analizzata. Sono la loro icona e ne sono molto felice. Io sono gay di testa, ma sono etero, super etero. Mi piacciono gli uomini e non ho mai avuto un desiderio sessuale verso un’altra donna. Le ammiro molto, non ne sono invidiosa, ma sono attratta solo dagli uomini. Da dieci anni mi batto per i diritti civili, un tema che negli ultimi tempi è diventato di gran moda, ma io da sempre lotto per questo. L’amore è l’amore: una persona la scelgo perché mi sta simpatica e ci sto bene, non per le sue scelte sessuali. Stesso dicasi per la battaglia contro la violenza sulle donne, tanto che nelle mie trasmissioni ho creato il timbro ‘Chi ti picchia non ti ama’ e quello sull’omicidio stradale”.
“Entro nelle case di tanta gente – aggiunge - ma anche nelle carceri, nelle cliniche, nelle case di riposo. Uso quelle trasmissioni per informare, cazzeggiare, giocare, divertire e intrattenere, ma soprattutto per veicolare la mia battaglia per tutti i diritti civili oltre, lo ribadisco, a quella, fondamentale, contro la violenza sulle donne”. Pomeriggio Cinque – che esiste da dieci anni – e Domenica Live (“i miei gioielli”) - a dispetto di quanto scritto su alcuni siti internet nelle ultime settimane - torneranno puntuali dal prossimo settembre (“il quattro il primo, a metà mese, circa, il secondo”) e sarà lei, come sempre, a condurli. “Tutti i giorni scrivono qualcosa su di me, e – lo confesso al Foglio - tutto ciò che è uscito in questi giorni, è falso. Hanno detto che la De Filippi avrebbe preso il mio posto, ma Maria – che è una donna intelligente che stimo e che amo - ha fatto sapere che non è assolutamente vero niente. Lo stesso dicasi sui titoli come “Mediaset contro la d’Urso” o “Violenta litigata tra Piersilvio Berlusconi e la d’Urso”. È tutto falso, come non si è mai pensato né temuto che Giletti potesse prendere il mio posto”. Di fronte a tutto questo, la sua reazione è stata sempre la stessa: “Ridere, ridere, e continuare a farlo”. “È la mia arma – ci spiega – ogni mattina mi diverto come una matta nel leggere tutto questo, e da attiva sui social quale sono (i suoi profili su Instagram e su Facebook contano, ognuno, più di un milione di seguaci, ndr), so che mettere Barbara d’Urso nel titolo porta a molte visualizzazioni. Comprendo chi lo fa, sono bravi, ma scrivono cavolate”.
Di Matteo Renzi non vuole parlare, di Silvio Berlusconi, invece, sì. “Lo conosco dal 1978, quando iniziai a Canale 5 che all’epoca si chiamava Tele Milano. Ho una grandissima stima di lui come uomo ed è noto – visto che lo ha detto in diretta da me e lo dice ogni volta che mi incontra – che sono l’unica donna ad avergli detto di no. Non è venuto alla mia festa dei sessant’anni, dove era ovviamente invitato, perché qualche giorno prima aveva avuto un incidente. In ogni caso, penso che l’affetto e la stima non si dimostrino andando ad una festa di compleanno”. “Anche con suo figlio Piersilvio – precisa - ho un rapporto strepitoso, come con Mauro Crippa, il mio direttore generale, Fedele Confalonieri, che mi conosce e mi stima da quando ho diciotto anni, e poi Andrea Delogu e Claudio Brachino, quindi anche in questi casi, le chiacchiere stanno a zero”.
Basta dire Barbara d’Urso – il cui vero nome è Maria Carmela - e si pensa subito al trash. Perché? “Tanti format famosissimi e di successo vengono considerati trash, sui social ci sono pagine intere, divertentissime e molto curate dedicate a questo tipo di intrattenimento popolare: creano meme e gif dei momenti più divertenti, molti di questi diventano virali. È il trash nell’accezione di cazzeggio puro: il pubblico ha voglia anche di distrarsi. Ma i miei programmi non sono solo questo: si passa dall’approfondimento politico alla battaglia sociale, dalla cronaca all’intervista di spettacolo fino al gossip. Diversi linguaggi grafici creati nei miei programmi sono stati poi copiati da altre trasmissioni, diverse facce lanciate da noi sono state poi invitate in programmi di prima serata: questo significa che le nostre idee piacciono non solo al pubblico, ma anche agli addetti ai lavori”.
La Raggi l’ha mai invitata? “No, i grillini non vengono da me, non sono interessati al mio talk politico, e pensare che gli altri partiti fanno la fila per parlare a un pubblico che supera i due milioni di cittadini. Alla sindaca, comunque, vorrei chiedergli diverse cose su Roma, una città in cui ho vissuto per più di venti anni, i miei figli sono nati lì, perché mi dispiace davvero vederla in quello stato. Salviamola”. “Nel mio lavoro – aggiunge - la cosa che mi interessa di più è il rigore. Non sono perfetta, per fortuna, altrimenti sarei di una noia mortale, però so che quando faccio una cosa, deve essere fatta bene. Tutti quelli che lavorano per me, devono dare il massimo e sono io a sceglierli d’istinto, li annuso. Ivan Roncalli, ad esempio, il mio storico autore di riferimento, l’ho scelto dieci anni fa che era giovanissimo e me lo sono proprio forgiato. Stesso dicasi per la mia squadra, dal costumista al truccatore fino al parrucchiere: quelli che lavorano per me, devono essere miei simili. Imparano molto, così come amo imparare io quando incontro una persona che ne sa più di me. Mi è successo, quando avevo diciannove anni e recitavo in uno sceneggiato tv con Alida Valli o in un altro con Arnoldo Foà: li guardavo, assorbivo e così imparavo”.
Che una come lei sia completamente dedita al lavoro – iniziato andando via di casa a diciotto anni, prima nella moda e pubblicità, poi come attrice (suo padre, noto avvocato partenopeo, non le parlò per quattro anni) - non c’è alcun dubbio, ma guai a definirla dipendenza. “Lo amo follemente, mi diverto come una pazza, qualunque tipo di sacrificio ci sia da fare io ci sono, dò tutta la mia vita ed energia e non sono mai contenta, perché voglio fare sempre di più, ma la dipendenza è un’altra cosa”. La cosa di cui va più fiera nel suo lavoro? “Di aver sempre scelto il modo in cui farlo”. “Ci sono vari modi di lavorare nello spettacolo e, forse, in tutti i lavori”, spiega. “O sei molto rigoroso con te stesso e con gli altri e decidi di farlo per imparare e per veder riconosciuti i tuoi meriti, oppure segui la strada più facile con scorciatoie di vario genere, che sappiamo quali sono. Io ho scelto la prima, perché, nel mio DNA ci sono un rigore e una morale molto forti…è stato difficilissimo, però dopo quarant’anni, sono ancora qua.
Ha mai pensato di smettere? “Per ora no, e quando non sono in video, non mi manca, perché so che oramai fa parte della mia vita. Tra le cose che mi piacerebbe fare, è tornare a vestire i panni della Dottoressa Giò, perché sono in tanti a chiedermi un sequel di quella fiction, ma per ora è solo un’idea”, ci dice facendo una delle sue “faccette”. “Parlo e faccio le facce, perché mi si muove la faccia, sono spontanea. Sono questa – aggiunge - sono così, perché la vita è questa. La giornata di una persona comprende vari momenti: quelli in cui stai bene, quelli in cui ti incazzi, quelli in cui dici una parolaccia o fai pipì, quelli in cui ti diverti come quelli in cui piangi. Nell’arco di una giornata c’è tutto, come nelle mie trasmissioni. Ci sono l’alto e il basso, come c’erano alla mia famosa festa di compleanno - dal sindaco di Milano alla Drag Queen, ma questo non vuol dire che uno sia l’alto e l’altro il basso – come ci sono a casa mia”.
L’invidia, si sa, circonda chi si espone, ma lei quella parola non la vuole sentire. “Non esiste l’invidia buona e l’invidia cattiva perché nel subconscio implica una sorta di cattiveria. Non voglio invidiare niente, è una roba negativa, voglio provare solo gioia. Questo vale anche per i miei nemici: ne ho tantissimi, ma solo sul lavoro, nella vita è impossibile volermi del male, perché non voglio male a nessuno, al limite non ti frequento. Emano solo energia bella, solo luce e gioia, ma non sono la Madonna (ride). Mando gioia anche le persone che mi vogliono male, spero che siano felici, così la smettono di rompermi. Penso che se uno che non mi conosce e a cui non ho fatto nulla è così cattivo con me, vuol dire che è infelice. L’infelicità ti porta ad essere cattivo”. “Io non rispondo mai, né replico mai – tiene a ribadire - non parlo mai male di nessuno, mi faccio la mia vita, lavoro come un mulo, porto a casa i risultati, tra l’altro, piena zeppa di pubblicità. Non è facile fare una trasmissione andando in pubblicità ogni quarto d’ora e tenendo la gente incollata, però lo faccio”.
È felice? - le chiediamo. “Purtroppo no, perché la felicità non esiste, come si fa ad esserlo in un mondo come questo? (Pochi giorni dopo il nostro incontro, c’è stato il terremoto ad Ischia, “un’isola dalla bellezza disarmante”, ha commentato su Instagram). A volte provo gioia, ma quello che mi interessa è farla provare a chi sta vicino a me. Mi piace poter rendere contenti gli altri, è molto meglio di essere contento tu”. Crede di essere un po’ Amélie, l’eroina creata da Jean-Pierre Jeunet?. “Sì, proprio lei: non è una ficata?”.
Politicamente corretto e panettone