Bibi, figlio di Iso, è stato un amico
La fine degli anni ’80 e quello scantinato del residence Prati, a pochi passi dal cavallo della Rai. Il ricordo di Giovanni Benincasa
Bibi, figlio di Iso, è stato un amico. Alla fine degli anni ’80 parlavamo di spettacolo in uno scantinato del residence Prati, in via Nicotera, a pochi passi dal cavallo della Rai. La mia scrivania era un grande pezzo di legno chiaro sopra due cavalletti segati. Si faceva casting, in quel garage, rimessa secondaria del suo più grande ufficio di Bologna. Dopo tanto tempo passato a non cadere sulla rampetta che mi portava in quell’ufficio, chiesi a Bibi di poter cercare uno spazio più adatto, un due camere e cucina, ecco. Così iniziai a girare per il quartiere con Massimo, un caro amico e collaboratore di quegli anni: trovammo e aprimmo il primo ufficio di Bibi Ballandi al numero 19 di via Cantore, rimessa secondaria del mio più grande ufficio di Roma: il bar Pontisso di Mario Abate. In quegli anni ci siamo divertiti moltissimo. Bibi mi finanziò anche due numeri zero sfregandosi le mani dall’entusiasmo, e a Natale mi portava i tortelli di zucca che faceva la Lella e molti altri abbracci quando uscivo dalle sue porte. Qualche volta è salito dietro la mia Vespa Primavera e ficcava le mani sotto le mie ascelle per la paura che aveva. Io sbandavo e lui mi urlava ridendo, come su una giostra: cadiamo, attento che cadiamo. Poi Bibi è diventato BALLANDI, come chiunque sia destinato a diventare un COGNOME da un nome troppo bravo, da un nome che sgomita. L’ho visto una ventina di giorni fa, a Imola, grazie all’amico Beppe che si è offerto di accompagnarmi. Ho una valanga di aneddoti e tanti nomi che sento uscire dalla sua bocca: Cippi, Igor, Andrea, Roberto… e Rosario, Rosario! Con quell’accento là, con questa tristezza qua.
Politicamente corretto e panettone