Cultura e intrattenimento sadico. Il binomio perfetto di Pechino Express
Seconda puntata del programma e terza caviglia slogata. Si viaggia in Marocco da Midelt a Skoura. E il momento più toccante è il pissing di dromedario
Le signore della tv l’hanno capito: a Pechino Express ogni sforzo è inutile. Puoi inseguire la leggenda di Fatima, che si bruciò la mano nella zuppa vedendo il marito baciare una concubina, e quindi per imitarla puoi ingurgitare zuppe piccanti, piangere lacrime di cipolla, decifrare indizi, improvvisare una danza della sciatica e pregare in esperanto quando uno ti molla in mezzo alla strada, e alla fine di ogni sforzo l’universo ti riporta sempre lì: all’autostop. Rossetti e Ruta scoppiano a ridere, non si sa se più per rassegnazione, esaurimento nervoso o spirito sportivo. A questo punto del gioco abbiamo già visto i nostri eroi attraversare la capitale marocchina delle rose, Kalaat M’Gouna, il villaggio di Aït Senan e le gole di Todra. Un po’ bastone e carota: vi diamo la cultura, il viaggio, la scoperta di luoghi esotici e non turistici che probabilmente non visiterete mai se non dal vostro divano: ma anche l’intrattenimento sadico. È un format che funziona perché ti diverti senza sentirti in colpa.
Il sole sta colpendo in pieno le #Signoredellatv #pechinoepress @patrizia_ross pic.twitter.com/QZjCPYzPK8
— Pechino Express (@PechinoExpress) 27 settembre 2018
Siamo alla seconda puntata e alla terza caviglia slogata. Quella di Paola dei Ridanciani (ed è così che scoprirà d’essere incinta, ma questo lo sappiamo dai siti di gossip, e sempre secondo i pettegolezzi sappiamo che il padre del piccolo l’ha mollata ma lei ha deciso di tenere il bambino: è pronta per Barbara D’Urso). Poco prima le era rimasto incollato il labbro a un foglio di carta, forse per un rossetto sciolto che è diventato cera, forse è solo tantissima sfiga.
Questa puntata parte da Parque Outhmane Ou Moussa della cittadina di Midelt, la capitale marocchina delle mele. Luogo ideale per consegnare la busta nera alla coppia dei Mattutini (piccola nota a margine: la Volpe non è invecchiata da quando con una tuta molto aderente si infilava in un groviglio di fili, bendata, facendosi dirigere dal pubblico; una specie di bondage per famiglie) e che scelgono di rallentare Ridanciani e Scoppiati che dovranno viaggiare in simbiosi. Il Karma, o la maledizione lanciata da Magalli, punirà Volpe all’occhio che dovrà girare per mezza puntata bendata come Black Mamba in Kill Bill; però riesce a fermare da sola ogni mezzo speciale: pure un camion della spazzatura.
Peggio di quelli che viaggiano per scoprire cose sul mondo ci sono quelli che viaggiano per scoprire cose su sé stessi. Ma cosa vuoi scoprire andando in autostop se non che ti manca tantissimo farti uno shampoo e chiuderti in una stanza con aria condizionata? Marcello Cirillo fa la solita tirata sui poveri che non hanno niente e sono felici, e noi che abbiamo troppo e quindi siamo infelici; il tipico pensiero orientalista del tutto viziato dall’idea che l’Altro non abbia i nostri desideri, quand’è vero il contrario: tra un paio di sneaker e il sorriso di uno sconosciuto un qualsiasi africano preferirebbe le prime. E poi Cirillo e Volpe adesso criticano il capitalismo e cercano la profondità nell’anti materialismo, anche perché è quello che immaginano si debba dire, o forse perché in quel momento sembra la cosa più giusta, ma sono quelli che hanno fatto 13 Km a piedi perché un ingegnere ha promesso loro che avrebbero trovato posto gratis in un albergo. Paiono certe arriviste sociali nei film dei Vanzina. “Tu di solito quanto cammini?”, chiede la Volpe al suo compagno di viaggio per assicurarsi non stramazzi al suolo, “Mah… veramente non cammino quasi mai”, risponde lui.
Cioè come fai a prendere sul serio frasi come “Ci stiamo divertendo tantissimo, io amo l’Africa e amo questo popolo”? Pare uscita dal personaggio di Jodie Foster in Carnage e invece è di Roberta, la promessa sposa. Il momento più toccante del viaggio non è stato quando la Ruta s’è emozionata prendendo una cartolina per il padre morto, è stato il pissing di dromedario. I concorrenti a questo punto ci hanno già deliziati facendo il pane e partono per Erfoud; ma prima devono raccogliere vari oggetti tra coperte, pelli di animale e piscio di dromedario. Qui forse il sadismo potrebbe essere superato costringendoli a berlo, ma sapere che hanno le analisi delle urine a 40 gradi in un piatto di ceramica sotto il naso non è da meno. I fumenti di piscio di dromedario sono proprio come le idee dolenti sul viaggio e su di sé: evaporano al sole.
Politicamente corretto e panettone