Al Grande Fratello Vip c'è un problema di rispettabilità sociale
La timida relazione tra Jane ed Elia e l'ombra del razzismo o delle discriminazioni dopo il bacio saffico tra Giulia Salemi e Martina Hamdy
Grande Fratello Vip, 1950. C’è più disapprovazione verso la timida relazione tra Jane e Elia che verso le coppie interraziali in tempi di segregazione razziale. Ammesso che farsi dei grattini e darsi qualche bacio sul divano avendo a fianco Ivan Cattaneo possa essere definita una relazione (ho visto gente spingersi molto più in là col proprio cane). C’è un problema di rispettabilità sociale. Il compagno di lei, Gianmarco, s’era presentato fuori dalla casa chiedendole di sposarlo. Lei s’è messa a piangere e si è infilata sotto le coperte con Elia, che è un altro modo per dire: no grazie. Gianmarco allora la lascia con un selfie su Instagram e qualche riga sofferta (“Non si finisce mai di conoscere una persona, anche se poi alla fine tutti ci dimostriamo per quello che siamo”), e rincarando col senso di colpa (“noi soffriamo da casa”), alludendo a lui e Damiano, il figlio adolescente di Jane avuto da una precedente relazione. Siccome a Canale 5 vige una morale di onore, rispetto e falò di confronto, si parteggia sempre per il cornuto e mai per il traditore. Ne sa qualcosa Francesco Monte che deve tutto a Cecilia Rodriguez che gli ha messo le corna (Monte deve molto anche a Eva Henger: era molto più simpatico come esiliato che come Zorro dei tradimenti). Sembra un po’ l’Italia di “Divorzio all’italiana” e un po’ quella di Raffaello Matarazzo, in cui Jane incalzata da Signorini deve ammettere che pensa sempre al proprio figlio (ma non si batte il petto e non piange a sufficienza, quindi non sappiamo se il concetto “Non sono una madre degenere” sia passato).
Anche il gruppo nella casa s’è fatto un’idea di questa relazione: cioè che è sbagliata. L’avvicinamento di Elia a Jane è stato percepito da qualcuno come una strategia per avere un ruolo nella casa. Il problema è che Elia più che a Machiavelli somiglia a uno zombie di “The Lady”, quindi con il suo tono monocorde e l’aria svampita e inespressiva non riesce a emozionare: la madre di Sarah Scazzi a confronto era una prefica o una cantante di fado. A nulla serve la sua difesa, e cioè che, come strategia di gioco, passare per il rovina famiglie non è granché brillante; e che dopotutto tra lui e Jane non è successo molto (mica sono finiti in un armadio come Ignazio Moser e Cecilia Rodriguez). Sulle liti con Monte e Paone non convincono i suoi aforismi in confessionale in cui dice che il carattere o ce l’hai o non lo compri, e o vieni asfaltato o sei asfalto. Perché è proprio questo il problema: Elia non ha carattere, e se ce l’ha è sotto uno strato di catrame. Non vincerebbe neanche una lite condominiale con questi toni dimessi. E non si capisce se il pubblico stigmatizzi il suo non essere autentico (“sei falso!”) o l’essersi infilato in questo triangolo (“non sei un uomo!”). Essere asfaltato o asfalto, questo è il dilemma.
Il disonore verso il compagno di Jane, anzi scusate Della Povera Jane, che a questo punto è la bambola Pigotta della casa, è tale che Francesco Monte non riesce a trattenere il proprio sdegno. Si dirà, sono vero, dico in faccia quello che penso, e non importa se invece da casa sembri il personaggio dello scarparo di Elena Ferrante o Giannini in "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d’agosto". A tal proposito Elia, durante una discussione, gli dice "ecco che viene fuori la tua tarantinità". Apriti cielo. Monte coglie l’occasione per farlo passare per il veneto razzista (proprio ora che persino a Pontida ci sono i banchetti coi sottaceti e l’olio buono di giù, e l’Italia s’è unita contro i negher). Francesco Monte è in effetti tarantolato: discetta su cosa significhi essere un vero uomo, si offende a morte se Giulia Salemi nomina la sua ex, quando due donne si baciano innocentemente lui dice che quelle cose non le capisce perché è meridionale e ha un’altra mentalità, diversa da “voi del nord” che non approva (e nessuno gli fa notare che due donne che si baciano non abbiano bisogno della sua approvazione). Però se durante una discussione tu gli dici che esce un temperamento terrone, s’offende. E viene spalleggiato da Cecchi Paone che dà a Elia del razzista e dello scemo, e si alza in piedi come Martin Luther King: “Io ho lottato tutta la vita contro le discriminazioni” (alla Macchina del Tempo?) e Alfonso Signorini che stigmatizza la frase, ma soprattutto il fatto che Elia non sia in grado di difenderla, di spiegarsi, di dire che, ragazzi, ma come altro dovrei chiamare uno che pare uscito da uno studio di Ernesto de Martino? E invece è Elia lo sconfitto, troppo debole per reggere a questo agguato, e passa come il protagonista del monologo di Pennacchi: el leòn che magna el teròn.
E va peggio con Cecchi Paone, il quale negli scorsi giorni gli fa notare che Jane lo sta usando per una propria strategia, lo tiene lontano da tutti, e questo significa che il gruppo lo odierà. E gli dà del razzista, del cretino, dello scemo e Elia, che è più simile a un cucciolo di cerbiatto che a Borghezio, scoppia a piangere tra le braccia di Jane. Dev’essere qui che gli autori hanno pensato che il suo arco narrativo poteva concludersi (appena nascono dissidi di gruppo, si sciolgono nel nulla). In puntata dice non si aspettava tanta cattiveria da un uomo “della caratura” di Paone e che dovrebbe essere “classe dirigente”. Ora, va bene tutto, ma il ruolo di Cecchi Paone nella ruling class è un filo sovrastimato, o avrebbe almeno imparato a non vestirsi da venditore di bibbie. Paone ha solo il compito di creare scompiglio nel programma e ha scelto di farlo come sa fare lui: spocchia, bigottismo, moralismo ostentato. Non gliene importa nulla del razzismo o delle discriminazioni, o avrebbe distrutto Francesco Monte che ha detto che due donne che si baciano gli fanno schifo perché ha una mentalità del sud (frase che è caduta nel pozzo dei fraintendimenti, e su cui invece Signorini, Blasi e gli autori potevano ricamare un bel po’ volendo…). Paone non è cambiato da quando era concorrente dell’Isola di Famosi e Simona Ventura gli disse: “Senti Alessandro la tua spocchia puoi mettertela da un’altra parte”, salvo poi negare un secondo dopo di averlo detto perché l’avrebbe fatta passare dalla parte del torto, mentre Paone ghignava perché sapeva che i giornali avrebbero usato quella frase contro di lei. E invece un secondo dopo arrivò Gianluca Nicoletti a neutralizzarla (perché è tutta una questione di gioco delle parti, potere e opinionismo) e a spiegare che la spocchia, in quanto immateriale, non è lesiva e quindi che problema c’è?
Politicamente corretto e panettone