E' tornato MasterChef, un rito sempre fresco nonostante gli anni che passano
Il nuovo giudice Giorgio Locatelli, già cuoco dei reali d'Inghilterra, per ora funziona. Sobrio e puntuale. I concorrenti hanno finalmente capito che i mapazzoni non sono graditi. Tra una settimana il secondo e ultimo "taglio"
Nel giorno in cui il novantasettenne principe Filippo d’Edimburgo si ribalta con il suo Range Rover mandando fuori strada un’altra auto, fa il suo esordio a MasterChef – edizione numero otto – Giorgio Locatelli, che in ogni intervista fa sapere di essere stato il cuoco della famiglia reale d’Inghilterra e già questo, culinariamente parlando, ci fa alzare il sopracciglio pensando al Rice pudding e cose così. Se fossimo aruspici dediti a interpretare i segni, diremmo che è meglio chiudere subito bottega e dedicarsi ad altro. Ma eroici come siamo andiamo avanti e ci gustiamo tutte le due prime puntate dello show targato Sky (in onda ogni giovedì alle 21.15 su SkyUno). Di solito sono le meno interessanti, perché non c’è pathos: sfilano i concorrenti che la giuria deve valutare per il primo taglio (ne rimarranno solo venti, alla fine). Un rito sempre uguale negli anni, che però risulta godibile, sia perché la qualità media dei dilettanti risulta più elevata del solito – evidentemente hanno capito dopo otto anni che i mapazzoni non si presentano e che l’occhio vuole la sua parte – sia perché Locatelli per il momento non fa rimpiangere Antonia Klugmann. Educato, molto british, non appare lievemente artefatto come l’ultimo Cracco – praticamente un Cerbero per contratto – e in poche parole liquida o promuove chi gli sta davanti.
Le immagini della prima serata
Guardando la teoria di concorrenti sembra di capire che si voglia puntare molto sulla territorialità, il che è indubbiamente positivo, se non altro perché oltre oltre a scoprire prodotti mai sentiti prima, viene il desiderio di uscire dal proprio orticello per andare a visitare le terre dove quei prodotti sono di casa. Gli gnocchi ripieni di formadi frant con cui l’operaia friulana ha incantato i giudici, ricevendone i commossi complimenti, sono una meraviglia che al mondo ben pochi conoscono. Speriamo che si continui con questo copione, lasciando da parte qualche esotismo di troppo che ha caratterizzato le ultime edizioni.
Il resto è il MasterChef di sempre, storie di vita che sfilano l’una dopo l’altra mischiate all’olio sui fornelli. Giovanni, lo studente trentasettenne di Medicina al diciassettesimo anno di università, la “regina delle polpette” (auotodefinitasi tale) che viene eliminata subito, ché le sue polpette “sembrano dei fossili” (Bastianich dixit). La giovane ragazza che presentando un flan di ricotta dice “è il piatto che mi rappresenta” e il comandante di navi mercantili che invece sostiene come sia lo sgombro a rappresentare “un pezzo della mia storia”. Fino al cowboy di Busto Arsizio, che pare cucini benissimo la carne – Barbieri sospetta che sappia fare solo quello – ma ha un’esistenza interessante: “Bevevo latte direttamente dalle mammelle delle mucche e mangiavo fino a quindici uova crude al giorno”. Uno che ricorda Gaston della Bella e la Bestia, per chi ha reminescenze infantili.
Appuntamento a giovedì prossimo, altro taglio di aspiranti chef in programma. Poi si entrerà nel vivo e si farà davvero sul serio. Intanto, buona la prima.
Politicamente corretto e panettone