Sanremo va in diretta dal bunker, il rischio di attacco francese è altissimo
Baglioni si allea con Salvini, Bertè cambia cognome
Sanremo. La festa per i ritrovati ascolti del Festival si spegne in poche ore, con l’arrivo nella tarda mattinata della minaccia nucleare: le tensioni fra l’Italia e la vicinissima Francia rendono il Festival il primo e il più sensibile fra gli obbiettivi di un’eventuale rappresaglia francofona.
Baglioni in conferenza stampa non fa in tempo a dire che “non c’è mai stata guerra con Salvini” che subito si trova a combatterne una, per giunta al fianco del ministro; al quale chiede aiuto e protezione contro un imminente attacco francese, ingraziandoselo con un pietoso “sono felice che il mio Festival abbia uno spettatore così illustre”. Ci mancava poco che lo chiamasse anche Capitano.
Con il senno di poi, la dichiarazione di guerra all’Italia la Francia l’aveva già fatta mercoledì sera e proprio dal palco dell’Ariston, con il belligerante “Margherita adesso è mia” cantato a squarciagola da Riccardo Cocciante (da tempo più francese che italiano): come a dire che dopo Nizza, la Savoia, la Gioconda, anche “Margherita” sarà francese. E non è forse la margherita il vero simbolo dell’Italia?
I vertici di Viale Mazzini accorsi nei giorni scorsi a Sanremo si rinchiudono nel Forte Santa Tecla, da dove Radio2 trasmette i suoi bollettini di guerra. Per ora non ci sono morti né feriti, ma la popolazione sanremese è invitata a tenere spente tutte le luci, e i cantanti a cantare piano, senza l’accompagnamento dell’orchestra per non fare rumore. Nel frattempo, la contraerea sanremese si prepara a respingere un eventuale attacco aereo: sul tetto dell’Ariston sono stati disposti degli altoparlanti che trasmettono h24 le canzoni del festival. In caso di un attacco drone però sarebbe tutto inutile.
I buffet vengono immediatamente razionati: ora per prendersi la salmonella in sala stampa non basta più solo il pass, ma anche la tessera alimentare.
La situazione è così drammatica, il clima talmente teso, che la terza serata del Festival va in diretta dal bunker anti-aereo del teatro Ariston, con Baglioni in smoking mimetico. L’invasione delle truppe francesi a Sanremo sarebbe una vera sconfitta per il direttore artistico: lui che non voleva nemmeno un ospite non italiano, alla fine si ritroverebbe all’Ariston un intero esercito straniero. Per patriottismo, a Loredana Bertè viene chiesto di cambiarsi il nome (quel Bertè con l’acccento finale fa francese). Domani in finale si chiamerà Orietta Berti.
Le voci si rincorrono nei vicoli della piccola città ligure e nei corridoi degli alberghi: si parla di una missione segreta organizzata dallo stesso Festival per mandare Al Bano e Toto Cutugno in Russia a chiedere aiuto a Putin.
Ma il Festival ha paura. Il pubblico dell’Ariston piange, chiede il ritorno di Pippo Baudo. Lui, che fermò cavallo pazzo, saprebbe cosa fare.
Politicamente corretto e panettone