Cairo spiega perché la tv tradizionale non deve temere la concorrenza dello streaming

"Ci devono essere delle leggi fatte da chi governa atte a tutelare il diritto d'autore che viene usato senza corresponsioni dai social network", dice il presidente di Rcs

La televisone tradizionale non verrà sostituita dal web e dallo streaming nonostante quanto sostenga qualche futurologo. Secondo Urbano Cairo, presidente di Cairo Communication e di RCS MediaGroup, una tv "incentrata sull'informazione, sul servizio pubblico e legata ai grandi eventi di attualità" subirà "meno l'impatto della riorganizzazione televisiva che, tra l'altro, non so in quanto tempo avverrà", ha detto alla live streaming tv Le Fonti TV.

 

Parlando della sua esperienza a La7, Cairo ha dichiarato che "noi siamo tutelati dal tipo di televisione che facciamo, legata all'informazione e totalmente libera". "Quando ho acquistato La7 nell'aprile nel 2013, la rete aveva perso 100 milioni l'anno, ovvero 1 miliardo di euro in 10 anni. L'abbiamo risanata mantenendo tutti i dipendenti e riducendo gli sprechi. Poi, abbiamo rafforzato il team con i giornalisti migliori: a Mentana e alla Gruber abbiamo aggiunto Floris e Giletti che ha fatto benissimo a Non è l'Arena. Oggi La7 ha un piccolo utile e una grande presenza televisiva. A gennaio e febbraio, nella fascia del prime time, siamo stati la quinta rete del Paese superando Italia1 e Rete4. Rcs è stata una riedizione di quello che è stato fatto a La7, eliminando sprechi e inefficienze".

 

Se la situazione dei media tradizionale non è grave, per Cairo però "ci devono essere delle leggi fatte da chi governa atte a tutelare il diritto d'autore che viene usato senza corresponsioni dagli over the top, da tutte le OTT come Facebook, Twitter, Instagram. E questo rappresenta una grande penalizzazione per gli editori. Se gli articoli dei giornalisti che pago vengono ricercati attraverso Facebook o Google, le pubblicità andranno a Google. Chiedo una tutela in questo senso da parte del nostro governo".

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