Il palinsensto Rai è sovranista da ridere, ma qualche buona sfida c'è
Bella idea: Fiorello online. Così Rai2 si riprende dal freccerismo
Fiorello poteva essere usato dalla Rai pigramente, per fare un botto di ascolti, una serie di show, un finale con le battute sul presidente e il direttore generale. Sarebbe andata bene, certo, e strette di mano, sorrisi, pacche sulle spalle e ricchi contratti pubblicitari sarebbero certamente arrivati. Ma la scelta, ci si sente di dire davvero indovinata, è quella di usare l’asso pigliatutto per aprire nuove strade e non per garantirsi il successo in quelle già aperte. Dal punto di vista manageriale è una scelta coraggiosa, dote straordinaria nel mondo molto conservativo dell’editoria televisiva. Ma è anche, strano a dirsi, una scelta dettata dalla necessità quando si comincia a sentire la concorrenza internettiana che morde gli ascolti televisivi.
Fiorello farà la gran parte del suo nuovo show su RaiPlay, quindi direttamente sulla piattaforma online della tv pubblica, con incursioni sulle generaliste, in funzione segnalatoria (guardate che ci sono e sono sul web targato Rai), e sulla Radio, col doppio obiettivo di contribuire alla normale programmazione e di farsi pubblicità anche attraverso il mezzo radiofonico. E’ il primo tentativo organico di proposta sul web di un nome di primissima fila impostato con la visione della convergenza tra generalista, tv e radio, e proposta in rete. Significa smontare il concetto tradizionale di palinsesto e aprire nuove vie. Il nome di Fiorello diventa non più e non solo garanzia di ascolti ma anche potentissimo battistrada nel terreno dell’online e ponte generazionale, perché riesce a coinvolgere anche le generazioni ormai non più televisive ma abituate all’offerta di YouTube e simili. Bene e complimenti soprattutto all’amministratore delegato Fabrizio Salini.
Il resto dei palinsesti Rai è meno innovativo e meno coraggioso (ma non è detto che siano difetti). Si intravede, per la casistica provvedono alcuni parlamentari di opposizione, una certa propensione a premiare chi ha detto qualcosa di positivo sull’operato di Matteo Salvini (Lorella Cuccarini, a proposoti di cambiamento, va a Rai1 alla “Vita in diretta”) e si vede, parallelamente all’innovazione fiorelliana, un certo conservatorismo, con Rai1 che punta espressamente al pubblico definito femminile (qualunque cosa voglia dire) e si costruisce su presenze forti ma certamente molto sperimentate.
A Mara Venier sarà affidata “La porta dei sogni”, nome un po’ lungo e complesso per uno show in prime time, e che con quel “porta” evoca un certo vespismo, ma che sembra un programma centrato sulle storie personali, un tentativo di seguire il solco ricco di Maria De Filippi. La domanda è se Venier riuscirà a trovare quell’equilibrio magico tra distacco e partecipazione che rende apprezzata la conduttrice di C’è posta (porta/posta) per te. Su Rai1 poi Enrico Ruggeri, che aveva già fatto la stessa cosa con poco ritmo ma con competenza su Radio24, si cimenterà col racconto dei grandi cantanti sul più complesso terreno televisivo. Rai2 si riprende dal freccerismo più sovranista e fintamente straccione e, anzi, diventa patinata, con Fabio Fazio tenuto a essere meno ecumenico e quindi forse più divertente e l’annuncio di una serata techetecheté, anche se di certa qualità, con Renzo Arbore a raccontarci Renato Carosone. Mentre se proprio volete saperne di più di personaggi cinematografici come Sergio Rubini, Rocco Papaleo o Sandro Veronesi li troverete in uno spazio non più marzulliano ma affidati a Margherita Buy e Max Tortora.
Il problema sarà quello di non essere marzulliani, o di non esserlo troppo, nelle domande (che si ricordano più spietatamente delle risposte). Per darsi una patina divertente e corrosiva lo chiameranno “Maledetti amici miei”. Non ci scommetteremmo. Rai3 va sul sicuro con i nomi che tutti conosciamo, da Federica Sciarelli (conduttrice del programma giornalistico di maggior successo di tutta la Rai) a Corrado Augias, da Sigfrido Ranucci (anche lui può vantare risultati buoni, oltre ad essersi connotato per una maggiore accuratezza giornalistica rispetto alla precedente conduzione) a Franca Leosini. Per la satira, chiamata così ma forse servirà una parola nuova, si va sul sicurissimo usato sicuro con Serena Dandini. La tradizione è presidiata, all’innovazione ci pensa Fiorello. Le polemiche sull’occupazione sovranista e salviniana hanno senso, ma ci accompagneranno per tutti i prossimi mesi, saltando, anch’esse, come Fiorello, tra il web e la Tv generalista. Anche le polemiche, insomma, antiche ma innovative.