La maggioranza in tv
La crisi di governo è della Rai. Così la Lega gioca la partita per commissariare tutte le nomine
Roma. L’estrema incertezza politica si riflette anche sulla Rai. Con la politica che prova a ingessare ulteriormente un’azienda che già di suo è paralizzata. Le fibrillazioni delle ultime settimane tra Lega e 5 Stelle, che un giorno fanno quasi cadere il governo e dopo qualche ora lo resuscitano, si riflettono pure su Viale Mazzini, da sempre affidabile termometro politico di quello che accade tra il Parlamento e Palazzo Chigi.
Succede, dunque, che, nonostante il piano industriale di Fabrizio Salini sia stato approvato già da oltre 4 mesi, su questo fronte nella tv pubblica ancora non si muova foglia. Di più. La commissione di Vigilanza la prossima settimana si appresta a votare una risoluzione presentata da Forza Italia (Giorgio Mulè) che, in pratica, diffida Salini nel procedere a qualsiasi nomina riguardante il piano industriale se prima non ci sarà il via libera del ministero dello Sviluppo economico e della stessa Vigilanza. Una risoluzione che, grazie a un emendamento che un po’ la ammorbidisce, sarà appoggiata anche da Lega, Fratelli d’Italia e, forse, pure dai 5 Stelle. La risoluzione forzista, infatti, impegna il cda Rai “a valutare l’opportunità di sospendere ogni iniziativa volta a definire le nomine di cui al piano industriale 2019-2021 (…) in attesa della necessaria acquisizione di ogni tipo di determinazione formulata dal ministero dello Sviluppo Economico, così come previsto dal contratto nazionale di servizio, da ricevere auspicabilmente entro il 31 agosto, e delle valutazioni formulate dalla commissione di vigilanza Rai, da esperire comunque entro 30 giorni” dal parere del Mise.
Insomma, fermi tutti, non vi azzardate a fare nulla. Di audizioni in Vigilanza sul piano industriale, finora, ce n’è stata una a settimana e nell’ultima sono stati ascoltati i rappresentanti dei dirigenti Rai. Ma diversi sono i soggetti ancora da sentire. Se poi consideriamo che in mezzo c’è il generale agosto, i tempi si allungano a dismisura. Dal Mise, poi, ancora non arrivano indicazioni. Segno che la politica vuole tirarla per le lunghe. E dal Mise, dove Salini è stato due giorni fa, le prime indicazioni da parte dei tecnici non sarebbero positive: le criticità sono diverse. “Non si sa se il governo dura oppure no. Se si andrà a votare a breve o se arriverà un governo tecnico o Pd-5 Stelle. Chiaro che in una situazione di così grande incertezza la maggioranza dei parlamentari non veda di buon occhio la rivoluzione che si prospetta a Viale Mazzini e le nomine conseguenti”, racconta un deputato esperto delle vicende della tv di Stato.
Così, senza il parere di Mise e Vigilanza, Salini è gentilmente invitato ad astenersi dal nominare chicchessia. Sta di fatto, però, che prima del parere di Mise e Vigilanza Salini è gentilmente invitato ad astenersi dal nominare chicchessia. Andrà così? Non si sa. Per ora si registra che proprio ieri l’ad ha sbloccato i tre nuovi vicedirettori di Raiuno. Ad affiancare Teresa De Santis come vicedirettore vicario con deleghe “pesanti” sarà Milo Infante (capostruttura in quota Lega), mentre gli altri due vice saranno Franco Di Mare (area 5 Stelle) e Maria Teresa Fiore (area FI). Erano nomine già previste, che non riguardano il piano industriale e che Salini aveva tenuto in stand by per le tensioni che di volta in volta si sono generate con la direttrice di Raiuno e il presidente Marcello Foa. Ma sono comunque un segnale per la Vigilanza: io vado avanti. Tanto più che sempre ieri si è avuta notizia di altre nomine, queste sì prodromiche all’attuazione del piano che la Vigilanza vorrebbe congelare. Sono infatti stati indicati dei “project leaders” che, tramite la creazione di gruppi di lavoro, dovranno iniziare a sviluppare le nove aree verticali previste dal piano industriale.
Come racconta l’Adnkronos, per l’offerta televisiva sono stati indicati Marcello Ciannamea (attuale capo dei palinsesti) e Roberta Enni; per l’offerta radiofonica, Roberto Sergio; per la produzione televisiva, Roberto Cecatto; per la multipiattaforma e il portale unico dell’informazione, Pietro Gaffuri e Diego Antonelli; per l’organizzazione in generi, Angelo Teodoli. Il tutto sotto il coordinamento del direttore generale, Alberto Matassino, e del transformation officer, Pietro Gaffuri. In realtà, fino a quando non verranno create le famose nuove direzioni di genere (intrattenimento day time, intrattenimento prime time, cultura, fiction, cinema e serie tv, documentari, format, kids, approfondimento news) tutto questo lavoro rischia di essere inutile. Ma la mossa di Salini sembra dettata più dall’esigenza di smuovere le acque e di lanciare un messaggio in bottiglia ai partiti: l’azienda è ferma, qui dobbiamo darci una mossa e non possiamo attendere i tempi biblici della politica. Vedremo, in settimana, quale sarà la risposta del Parlamento, quando in Vigilanza si voterà la risoluzione forzista.