Su Mediaset hanno capito che la pornografia del dolore attrae più di PornHub
Da "Temptation Island" a "Forum": il dramma fa share e l'onanismo moderno si esalta più nel gingillarsi davanti agli strazi altrui, piuttosto che davanti a un amplesso
Le lacrime, il tormento, la devastazione emotiva di un cuore rotto in diretta. Sui giornali, il continuo indugiare sulle miserie altrui, lo sfruculiare l’uomo perché si abbandoni alla propria sofferenza, con tanto di urla e pugni battuti sul petto, prenderebbe il nome di “pornografia del dolore”. E, come tale, sarebbe demonizzata. In televisione, invece, non c’è giudice popolare che riesca a condannare l’esibizione dello stress emotivo. Specie se accompagnata da un’adeguata colonna sonora. "Temptation Island" ha spalancato una finestra sui dolori dell’amore ai tempi del reality. E, da lì, si è sentita riecheggiare la voce di Massimo Ranieri, dei Queen, di Mia Martini o Simon & Garfunkel. “The show must go on”, ha sussurrato il vento, mentre le telecamere di Canale 5 si sono attardate sui lucciconi di Ilaria e quel suo modo di reprimere la rabbia con le labbra serrate e il respiro pesante.
"Temptation Island" ha spalancato una finestra sull’infelicità coniugale. Quella ordinaria, di una casa che si trasforma in prigione perché “non posso giocare alla Playstation”. E il risultato è stato straordinario. L’ultima puntata, in onda lunedì, ha sfiorato il 25 per cento, superando qualunque rete concorrente, superando pure l’etere, superando il porno. PornHub ha rivelato al sito RollingStone.it come il traffico (italiano) della piattaforma cali drasticamente durante la messa in onda del reality di Mediaset. Ogni lunedì, quando Filippo Bisciglia accende il proprio falò, l’accesso al mondo del porno comincia a diminuire. Uno, due, tre punti percentuali, fino a raggiungere, intorno alle 22, una riduzione del 9 per cento. Il traffico, lentamente, prende a risalire alle 23 circa, ora in cui gli erotomani del web, non paghi di confronti e video nel Pigneto, decidono di compulsare su PornHub “Temptation Island”, quasi che la piattaforma potesse contenere quel che la Casa dei Single si rifiuta di mostrare.
L’atto onanistico, la pratica erotica più estrema non sta, dunque, nel gingillarsi davanti a un amplesso. Non più. L’atto onanistico, vero, moderno, sta nel gingillarsi davanti alla sofferenza di qualche buon’anima, godendo intimamente della sua disperazione. E poco importi si tratti di corna, mal d’amore o drammi fisici. Purché ci sia del dolore, schiacciato tra i canali della televisione generalista, qualunque strazio è concesso.
A dirlo sono i dati Auditel, è il proliferare di produzioni dedicate agli Inferni attraverso i quali l’essere umano può condurre il proprio cammino. Mentre il pop arranca e la società chiede che il politicamente corretto sia la regola aurea alla quale votare l’intera esistenza, in tv è tutto un tirare su di nasi e piangere miseria. "C’è posta per te" ha chiuso la stagione con il 30 per cento di share. "Amici", dopo avere arrancato contro "Ballando con le stelle", si è fermato al 27 per cento. "Forum", dove famiglie e conoscenti lavano (sguaiatamente) i propri panni sporchi, macina record che non hanno eguali. "Nudi e Crudi", in onda su DMax ogni domenica d’agosto, poi di nuovo il 15 settembre, ha inaugurato l’èra della lotta alla sopravvivenza. Un’èra dove qualche malcapitato, della stessa razza che in America si chiude in prigione per scoprire com’è la vita da recluso ("60 Days In"), si spoglia di tutto, vestiti compresi, per fronteggiare la natura a mani nude, senza utensili, fuoco, medicine, cibo. Il sole, allora, brucia la pelle degli affamati, ne strazia i corpi deperiti. E questi, come vermi vestiti di foglie, si trascinano per foreste e boschi, i cespugli usati come toilette e, addosso, gli occhi di spettatori assatanati. Non cercano il bello, seduti sui propri divani. Non cercano la gioia di un happy ending. Cercano il dolore, legittimato dal passaggio televisivo, la nuova frontiera del porno. E, quando non lo trovano, girano altrove, sui canali che del dolore, di quello custodito tra le pagine più torbide della cronaca nera, hanno fatto un brand.