Effetto mitezza di governo. Adesso anche il trash preferisce la censura
Un impresentabile di Temptation Island vip fa indignare il gossip
Roma. Beati i miti, perché erediteranno la terra e parleranno la stessa lingua del governo che, ha detto ieri il premier Giuseppe Conte, “sarà una lingua mite”.
La tenuità del giallorosso colora delle migliori intenzioni il futuro del bis, e chiama alla conformità di tono, quindi alla moderazione (propria e altrui), anche certuni insospettabili al di là del bene e del male, al di sopra di ogni trash. Fedeli alla linea del garbo, che secondo Virginia Saba, assistente parlamentare e fidanzata di Luigi Di Maio, dovrà essere “la parola chiave” perché “tutti devono abbassare i toni” e, ancora di più, alla mozione “basta odio” di Facebook, che lunedì ha oscurato le pagine di CasaPound e Forza Nuova, alcuni siti di gossip&tv, ieri, hanno diffuso un vibrante comunicato di protesta attiva, diciamo di sfiducia costruttiva, contro la partecipazione di Damiano Coccia, per gli amici er Faina, spazzino e youtuber romano, a Temptation Island Vip. Questi i siti: Trash Italiano; BitchyF, GossipTvOfficial, Ghetto Trash, IlMenestrelloh. Le loro ragioni: sono venuti fuori video in cui Coccia attacca Barbara D’Urso dandole della “deviata” e urlandole “ammazzati” e, peggio ancora, altri in cui fa “dichiarazioni sconcertanti, con toni inadeguati, su tematiche importanti come le famiglie arcobaleno e l’immigrazione”. Pertanto, hanno promesso che, sulle loro piattaforme, ignoreranno Coccia (non ne scriveranno, non faranno meme di lui) e hanno invitato tutti gli altri spettatori a fare altrettanto.
Eravamo in cerca di rispettabilità da prima del governo dei miti, così come eravamo stronzi (hater, se preferite) anche prima di Facebook: lo eravamo tutti tranne loro, i trashisti, che andavamo a sbirciare di nascosto, per sguazzare in un universo parallelo senza Codacons, indignati, fascistometri, praticamente un “Cinico Tv” a colori e molto movimentato. I trashisti hanno sempre avuto un unico grande merito, che è la vera ragione per cui hanno fatto ridere anche i miti e gli elitisti di cuore: l’estraneità all’indignazione, “il tipico sentimento della classe media” (così lo definiva il critico Lionel Trilling).
E invece contrordine. Persino gli sboccati vogliono militare censurando, come si confà a un tempo il cui solo prodotto culturale compiuto si chiama cancel culture. Persino il trash, dal quale il “linguaggio dell’odio” ha preso in prestito il vocabolario e pure il modo di usarlo, ripudia adesso la sbracatura di cui è stato motore immobile, formula sentenze politiche, emette condanne, organizza ostrscismi, filtra notizie. Naturalmente, il boicottaggio di Coccia non cambierà niente, in concreto: su Trashitaliano e compari continueremo a trovare gif di Valeria Marini, notizie di scandali che non lo erano, sciocchezze, inutilità tanto inutili da essere volgari e un trash che trascende la definizione che ne diede lo scrittore Tommaso Labranca – “un’imitazione venuta male” – e sconfina nel nulla pruriginosamente travestito. E non perché resistere non serva a niente, ma perché la cattiveria non finisce in un giorno – “Oggi si chiude la stagione della cattiveria”, ha detto Dario Franceschini – così come non s’abolisce la povertà in una legislatura, meno che mai se i mezzi della chiusura sono censori, e li agguantano quelli che (vivaddio) hanno costruito una carriera su Platinette.
Nessuno vuol essere impresentabile, ma non per Zeitgeist, né maturazione civica, o desiderio di rivoluzione, quella rivoluzione degli educati che s’è augurata Franca Valeri: è solo paura di passare per mostri e di finire, prima o poi, al banco degli imputati e dei loro complici.