“Teulada66”, la Rai come specchio di un mondo
Una mostra a Palazzo Venezia racconta per archetipi dieci programmi che hanno fatto storia”
Roma. “In diretta dagli studi di Via Teulada in Roma”: la formula per il tutto. È infatti già la formula, con quell'“in” latino quasi fuori dall'uso comune (formula inconfondibile che per molti anni ha accompagnato l'avvio di molti programmi della tv pubblica), a raccontare un mondo Rai in parte perduto in parte ancora vivo, dopo varie metamorfosi, nei ricordi dei protagonisti, negli abiti di scena diventati simbolo di un'epoca (della moda e della tv) e nell'evoluzione di format e linguaggi che la mostra “Teulada 66” (#viateulada66 – La tua Rai in dieci programmi che hanno fatto storia”), curata dalla giornalista e docente di Fashion studies Fabiana Giacomotti (a Palazzo Venezia fino al 29 settembre, nell'ambito del Grand Prix Italia), evoca seguendo un filo ideale di archetipi e rimandi.
Ed ecco che nella sala del Refettorio, quella che si apre sui giardini del Palazzo, si raccontano per sottrazione programmi che hanno fatto la storia – tutti “debutti di genere”, da (tra gli altri) “L'altra Domenica” a “Il Musichiere” a “Pronto Raffaella?” a “Chi l'ha visto” a “Porta a Porta” a “Storie maledette” – e si mostrano nella loro raffinata semplicità gli abiti che hanno per così dire “fatto il monaco” (da quelli delle gemelle Kessler a quello di Mina al tailleur di Franca Leosini).
Abiti capaci prima di tutto di suggerire un'idea di società, partendo dagli anni del boom per arrivare ai nostri giorni. Non ci sono oggetti, ma suggestioni attorno ad oggetti entrati nell'immaginario collettivo (dal telefono della Carrà alla poltrona di “Porta a Porta”). Poi, in fondo, si staglia la parete luminosa con cui giocare: selfie a tema, programma per programma.
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