Il gioco delle sedie nella prima puntata dei Bootcamp di X Factor
La sfida tra i concorrenti si fa serrata, gli artisti sono tanti e i posti da occupare, primo passo verso i live, solo cinque. L'unico rimasto in piedi, alla fine, è il pubblico
Il gioco delle sedie è notoriamente una delle peggiori torture inflitte per anni a generazioni di bambini. Grande classico dei compleanni con animatore – di peggio, solo l’orrore di quelli con i clown – prevede che i partecipanti siano più delle sedute. Chi al via non è capace di uno scatto da belva, resta in piedi e perde. Non è un gioco, è una preparazione alla vita. Essenzialmente, sadismo allo stato puro. Un fantasma che deve tormentare gli animi di molti: non ultimi, i giudici di X Factor.
La prima puntata dei Bootcamp, infatti, ha creato più di un malumore. Era inevitabile: la sfida tra i concorrenti si fa sempre più serrata, gli artisti sono tanti e le sedie da occupare – primo passo verso i live – solo cinque. È la serata delle Band e delle Under donne, che regalano sempre grandi soddisfazioni. E non solo loro. Vera rivelazione della puntata è l’approccio diametralmente opposto dei due giudici in scena – Samuel e Sfera – nella composizione delle rispettive squadre.
Lo storico frontman dei Subsonica parte cauto, quasi sottotono. Sarà il celebre understatement sabaudo, ma più che un mentore in cerca di talenti pare vagamente un tutor del Cepu. L’impressione è che non si senta ancora perfettamente a suo agio su un palco che non gli è proprio, ma si hanno grandi aspettative per il suo futuro nel programma. E infatti, esibizione dopo esibizione, sembra prendere corpo la sua visione musicale del gruppo che porterà alle Home Visit. Passano il turno i Kyber e i Sierra, che sfilano la sedia alle Ophelia (ma la somiglianza della cantante con la Ferragni potrebbe valerle un Leone d’Oro). Proseguono anche i K_mono, con una “Wicked Game” in cui sembra di sentire l’eco dei Massive Attack. Neanche il tempo di apprezzare i Booda – da standing ovation – che Samuel all’improvviso diventa il giudice più odiato nella storia di X Factor. È tutta colpa dei Seawards, il duo tornato fortissimo dopo una scissione (peggio dell’influenza, di questi tempi). Crisi nera per il giudice, che ha già assegnato tutte le sedie. E fa l’errore imperdonabile – povero Samuel – di preferirli alla boyband incamiciata di tappezzeria, i bravissimi Keemosabe con il frontman dagli occhi blu e i bottoni slacciati. È il caos. Mara è impietrita, Sfera vuole rovesciarsi dell’acqua in testa. Il pubblico ha i forconi in mano: Samuel potrebbe essere la prima cosa di Torino che i milanesi rispediscono al mittente. E invece lui difende la sua scelta, se ne assume la responsabilità.
Quella stessa che grava su Sfera, che deve decidere tra sedici artiste. Il trapper made in Cinisello pasticcia: assegna tutte le sedie immediatamente, poi si pente e diventa inflessibile. La voce non basta, lui è in cerca di personalità forti, non fa sconti. Comunque non c’è gara, le esibizioni migliori sono chiamatissime. Sissi è straordinaria, prende Rihanna e la trasforma in teatro: gesticola, balla, soprattutto si diverte. Si vede ed è meraviglioso. Beatrice incanta con un inedito – “How i feel” – di una maturità umana e musicale non banali. Sofia inchioda tutti con un De Gregori che racconta una storia, colmo di dolcezza. Le altre due sedie vanno a Mariam e Giordana, e cala il sipario.
La sensazione finale è che l’unico rimasto in piedi, al termine del gioco, sia proprio il pubblico. Se fischi e risentimento verso giudici e artisti diventano eccessivi – tanto da far intervenire persino Cattelan – vale la pena fermarsi a riflettere. Cambiare prospettiva. Perché altrimenti, alla fine, ce li meritavamo, quei clown.