Le mille ricette segrete di Bigazzi
Era il volto televisivo della gastronomia casalinga. Prima della scomunica animalista e della cacciata dalla Rai per il “gatto in umido” c'era un'intera vita dimenticata, tra governo, istituzioni e aziende di stato
Tra quegli aforismi da bacheca Truce fatti di immagini pacchiane, buongiorno-caffè e frasi profonde, ne ricordo uno attribuito a Jim Morrison, che suonava come “a volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo”. Potrebbe essere un discreto epitaffio per Beppe Bigazzi, volto televisivo della gastronomia casalinga mancato il 7 ottobre 2019, il cui attimo che fece scordare la vita intera fu raccontare tra un sedano e una rapa la “delizia” – “con le sue carnine bianche” – del gatto in umido del Valdarno, leccornia dei tempi andati, quando di carne ce n’era poca. Esito: editto bulgaro (italiano), scomunica animalista e cacciata dalla Rai. La vita intera scordata, però, vale la pena di essere ricordata, perché prima di saltare di ricetta in ricetta Bigazzi ha fatto altro. Davvero altro.
Nasce in provincia di Arezzo (il Valdarno del gatto, appunto) nel 1933. Si laurea – fatto raro per quella generazione – in scienze politiche a Firenze: 110 con lode e dignità di pubblicazione. Un rapido giro come ufficiale dell’Aeronautica Militare e fa il suo ingresso nella Banca d’Italia di Guido Carli. Nel 1968 viene nominato vicesegretario generale del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, e serve come membro di diversi comitati interministeriali per la programmazione economica fino al 1970. Dal governo all’Eni il passo è breve, e lo ritroviamo proprio nel colosso dell’energia. Non esattamente in un ruolo marginale: è direttore delle relazioni estere dal ’70 al ’73. Da qui, lo vedremo direttore generale e successivamente amministratore delegato della Lanerossi, che l’Eni aveva “salvato” qualche anno prima, e infine presidente di varie società come Gepi, Maserati, Innocenti e Tirsotex. Non è finita qua. Dal 1984 al 1990 è amministratore delegato dell’Agip Petroli e dal 1990 al 1993 presidente di Agip Coal e presidente di 53 società controllate da Agip.
Arrivato a questo punto, dopo una vita spesa tra governo, istituzioni e aziende di stato, c’è un solo luogo in cui approdare per poter continuare a salire in questo paese: la televisione. E, se si cambia vita, bisogna farlo in grande stile: Bigazzi saluta tutti, dismette abito e cravatta e passa a una nuova divisa da lavoro, fatta di foulard, camicie a quadri e cinturoni. È il nuovo corso, quello del gastronomo affabile ma diretto, che siede alla destra di Antonellina Clerici, con addosso i panni di un buttero televisivo in una sorta di alter-ego toscano della Sora Lella capitolina – più colto, certo, ma ugualmente verace. Dalla tribuna della Prova del Cuoco, ai consigli di amministrazione sostituirà tortelli di borragine, focaccia e fegatelli – inciampando sul gatto. Scherzate coi fanti, ma lasciate stare la televisione.
Politicamente corretto e panettone