A X Factor arriva l'ansia. Ed è meglio dell'ultima stagione di Game of Thrones
Malika e Mara Maionchi giocano al Trono di spade per formare le loro squadre. Dopo “Carote” Nuela canta “Ti voglio al mio funerale” e si conferma il Re Mida del nonsense
Ogni tanto una gioia. Finalmente X Factor svolta, e regala al pubblico l’unica emozione degna di un talent: l’ansia. Un plauso a Sky, che deve avere assoldato George R.R. Martin tra gli autori: la puntata di ieri, infatti, ci ha riservato tutti i colpi di scena che mancavano nell’ultima stagione di Game of Thrones.
Il merito va, in gran parte, alle due protagoniste della serata, Malika e Mara. Il loro approccio al sadico gioco dei troni - poche spade e molto plexiglas, ma non si può avere tutto - è diametralmente opposto a quello degli altri due giudici. Non tergiversano, vanno dritte al punto, con decisione e (quasi sempre) garbo.
Il gruppo degli Under uomini offre alcune tra le più interessanti esibizioni viste fino ad ora. Se la Riccione di Renato Torre non entusiasma (qualcuno a un certo punto dovrebbe affrontare la realtà e portarne sul palco di X Factor la miglior versione mai fatta, quella de Le Coliche), Lorenzo incanta di nuovo il pubblico con Let Her Go. Sarà vitale per lui spingersi fuori dalla sua comfort zone, ma per il momento è bellissimo guardarlo accarezzare la chitarra con la stessa dolcezza con cui sfiorava la fidanzata dopo il successo delle audizioni.
Ottiene un posto in squadra anche Enrico, l’artista di strada che scongela Michael Bublè con un anticipo sospetto (sulla confezione non c’è scritto che si dovrebbe aspettare il calendario dell’Avvento?), e regala una ballad da standing ovation. Un appello: fategli suonare New York, I love, But You’re Bringing Me Down, e poi trovate qualcuno con cui ballarla in salotto.
Un plauso va ai momenti Malika Educational, in cui la giudice si trasforma in Alberto Angela e trasporta il pubblico nelle aule del Conservatorio: va sul tecnico, richiede precisione, motiva le decisioni. Ogni tanto esce dalla parte della professoressa e sorride: quando lo fa è bellissima.
Uno dei momenti più attesi è la performance di Nuela, che - con l’inedito Ti voglio al mio funerale - si conferma il Re Mida del nonsense: è impossibile non amarlo.
L’ansiometro comincia a scaldarsi con Riccardo, che inciampa nella sua versione di Pino Daniele, e si si impenna quando Daniel scampa per un soffio all’esclusione, cantando Lady Gaga a cappella. Ma qui non siamo nemmeno al livello ‘spunte blu su WhatsApp’. L’angoscia vera - quella notoriamente scatenata solo dai peggiori “Dobbiamo parlare” - arriva con lo switch definitivo tra i due titani: Michele Sette contro Davide Rossi. Due voci potentissime, due esecuzioni eccezionali. Si dice, ‘come fai, sbagli’. E infatti sbaglia, Malika, ma era inevitabile. Chiunque vorrebbe cedere la propria sedia al Johnny Cash di Roma, a casa c’è persino chi offre di alzarsi dal divano. Ma non si può, e noi fan possiamo solo sperare in qualche ripescaggio da soap opera ai live. Tra tutte le resurrezioni operate quest’anno dal Sacro Cuore di Maria, una di più non può fare la differenza. O no?
Chi per un attimo pare riemergere dal passato è Faber, riportato in vita da Jordy, quando tocca agli Over. Un matto che canta un matto, facendo emozionare Samuel. Mara premia le scelte musicali poco convenzionali: oltre a Tomas Tai, vanno alle Home Visit Gabriele Troisi, con un meraviglioso Chet Faker, il cantautore Comete (che fa commuovere Malika sulle note di Bersani) e Nicola Cavallaro. Una squadra varia e bilanciata, senza sbavature.
E ora che i giochi sono fatti e il cerchio si stringe, c’è solo una puntata a separarci dai live. In una location di eccezione: andiamo a Berlino, Beppe!
Recensire Upas