E' il momento delle regine che salvano tutto (almeno nelle serie tv)
La nuova stagione di “The Crown” e la tosta Caterina di Russia
"Ho deciso di rimanere con lui per il bene della Corona”. Non è la regina Elisabetta II a dirlo bensì sua zia Mary, sposata a un Lord insopportabile. E’ uscito nelle sale il film tratto da Downton Abbey, e al castello arrivano il re e della regina, Giorgio V e Maria di Teck, nonni di Elisabetta. Si lamentano di avere un primogenito un po’ così. Quel figlio lì, che abdicherà per una divorziata, e così al trono salità Giorgio VI, papà di Elisabetta. E siccome anche il castello di Downton Abbey è un’istituzione, un’altra Mary, figlia del conte, promette alla nonna Violet di preservarlo nei secoli dei secoli. Gli inglesi ribadiscono che il passato è importante, le loro tradizioni idem, le loro istituzioni ancora di più. Eppure questa è l’epoca del caos Brexit, in nome però proprio della grandezza di un tempo: contraddizioni. La stessa sensazione di smarrimento si ha di fronte The Crown, gran serie di Netflix, in arrivo con la terza stagione dal 17 novembre. Non è Elisabetta la protagonista, lo è Elisabetta in quanto detentrice della Corona. Un gioco di doppi: Elisabetta e la regina, la donna e l’istituzione. Sono la stessa persona, non sono la stessa cosa. Per questo il passaggio di consegna tra un’attrice e l’altra nella serie (a Claire Foy succede Olivia Colman) appare quasi naturale. Elisabetta-Colman osserva la sua nuova immagine da regina apposta sulle monete. “Una vecchia megera” si definisce confrontandosi con l’effige della bella Foy. Un gioco di specchi e di immaginari. Come insegna la serie inglese fantasy Dr Who, è possibile fare incarnare un personaggio in un corpo attoriale diverso se questo personaggio è diventato un’istituzione. E The Crown è la quint’essenza della regola.
Anno 2016, quello del referendum. Durante un’intervista per la prima stagione di The Crown, l’autore Peter Morgan spiega che la serie avrebbe acquistato un nuovo senso a causa della Brexit. L’avremmo insomma letta diversamente (e lui forse scritta diversamente). E forse accadrà ancor di più ora. Contraddizione e nostalgia. La stagione sarà ambientata negli anni Sessanta e Settanta, tra Guerra fredda e declino dell’ex impero. La Regina invecchia e scopre la doppiezza di chi le sta accanto, e in fondo sempre di più anche la propria.
Morgan infatti l’aveva già raccontata nel play The Audience, mettendo in scena tutte le udienze avute dalla regina con i suoi primi i ministri. Un’istituzione che ne incontra un’altra, entrambe incarnate in due esseri umani. Ci sono così almeno quattro persone presenti a ogni colloquio, è come una seduta psicanalitica. In una scena la regina parla con una se stessa bambina. La piccola si sporge dalle finestre di Buckingham, ma ha paura di farsi vedere dalla gente. “Perché?” chiede la regina adulta “Sanno che abiti qui, ti hanno visto dal balcone con mamma e papà”. Risponde la bimba Elisabetta: “But that’s me as… the other person. This is me as… me”. Nell’era dei personalismi maschili l’istituzione, questa other person, rimane schiacciata da un me fino troppo umano e esuberante, doppio solo per proprio tornaconto. E tocca allora a un femminile magari più semplice ma più forte, tocca a Elisabetta in The Crown, a sua zia Mary e a Lady Mary in Downton Abbey, andare oltre e diventare leader.
Fu lo stesso per Caterina la Grande. La sua è una leadership però ben diversa, ben più audace. Nella nuova serie in onda su Sky, la rappresentante in Russia del dispotismo illuminato è interpretata anche qui da Helen Mirren, così gli immaginari si sommano. Entra in scena in pelliccia con colbacco stile sexy regina dei ghiacci, ovviamente. Fa visita in prigione al legittimo erede al trono dopo che lei stessa ha detronizzato suo marito. Più avanti, farà sgozzare il prigioniero. Certo, tutto questo è in contrasto con i suoi valori illuministici, ma Caterina vuole rendere grande e moderna la Russia. Purtroppo Caterina La Grande non ha nessuna delle raffinatezze di The Crown, ma non è un caso che di questi tempi ci si interroghi su cosa sia davvero una leadership, da Succession a Joker. L’altro giorno è apparsa una foto di Elisabetta II. Di bianco vestita, sbarazzina con addirittura le mani in tasca. Leader vera e libera.
Politicamente corretto e panettone