MasterChef, pensavo fosse amore invece era una paella
Antonio vince la nona edizione della trasmissione battendo Maria Teresa e Marisa. Gran finale con baci, abbracci e una proposta di matrimonio. Alla faccia del coronavirus
Il mondo è brutto perché è vario, diceva un saggio. La commozione è un fatto molto soggettivo, e ognuno di noi la gestisce come può. C’è chi non piange mai, e chi non si è mai ripreso dal finale di Big Fish. Chi si è commosso per l’elezione di Obama, e chi alla finale dei Mondiali del 2006 ha singhiozzato pure nel maglione del vicino del quarto piano, quello che puntualmente si infila in ascensore con sei rottweiler esuberanti e sguinzagliati. Ci sono quelli che al termine dell’Attimo Fuggente si ritrovano in piedi sul trulstorp dell’Ikea. C’è il momento in cui il Conte torna a galla alla fine di I love Radio Rock, lasciando a fondo il capitano del Titanic. E poi c’è la finale di MasterChef di ieri sera.
Una competizione serrata, il giusto pizzico di dramma psicologico, e gli immancabili piatti da approfondimento di Superquark. In balconata, familiari e tutti gli altri concorrenti (drinking game della serata: bere a ogni “ma quello chi è?”). Una vittoria meritatissima e giocata fino all’ultimo – quella di Antonio – che si è conclusa con la proposta di matrimonio al suo compagno, che Ferragnez spostati. Finale tra coriandoli, spumante e colossali abbracci di gruppo, che si vede che durante le riprese il coronavirus ancora non c’era e non ci si doveva salutare con i gomiti. Un appello agli autori: per favore, se vi avanza del tempo scrivereste mica i prossimi capitoli di questo sciagurato Paese? Va bene anche la versione a impepata di cozze.
Antonio - voto: Paella Vincit Omnia
Vincitore morale e materiale della stagione, per una sera ha riunito il litigioso popolo di Twitter che neanche Mattarella al discorso di fine anno. Autore delle migliori perle di quest’edizione, anche ieri non si è smentito: durante l’amarcord della Mistery Box, ha tirato fuori un piatto di torpedine, dal titolo “Il mio primo pesce”. Quelli che seguono sono momenti di altissima televisione, con un Cannavacciuolo birbone stagliato in mezzo a gente piegata in due con le lacrime (appunto) agli occhi. “Mi racconti del tuo primo pesce?”. Implacabile. “Meglio di no”. Boato, Sky chiude, le posate volano, l’Auditel va in down, qualcuno giura di aver visto un risolino persino sulla faccia di Mario Adinolfi a casa. Eppure non è finita: perché il gemello bello e simpatico di Toninelli prosegue la gara con una determinazione e un’autoironia incredibili, ci mette passione e molto sudore, ma soprattutto un genuino cameratismo verso gli altri concorrenti. E così trionfa, l’ex art director di Bassano che ancora quasi non crede alla casacca che indossa, e invece sta per aprire la sua table d’hote in Costa Azzurra; e mentre lui salta, tutti esultano perché - azzerando in un baleno le distanze di questo Paese ancora ingiusto - è riuscito a diventare il nipote, figlio, fratello d’Italia (ehm). Non ci eravamo ancora ripresi, che proprio al momento dell’incoronazione a nono Masterchef italiano, succede l’impensabile. Antonio tira fuori un cofanetto dalla tasca (se ce l’ha avuto lì tutto il tempo, merita lode e menzione), si inginocchia e fa al suo compagno la proposta di matrimonio più dolce, buffa e caotica del mondo. Brillanti al dito, giudici impazziti, pogo generale: tutte queste emozioni e siamo ancora a marzo. Ora aspettiamo solo il nome del suo libro di ricette. O le partecipazioni per tutti.
Marisa - voto: Per fare l’albero ci vuole il seme (sulla pasta fresca al pomodoro)
Altra chiamatissima finalista, Marisa è una dei concorrenti dal percorso più interessante. Timida, insicura e anche un po’ disorientata al principio, è cresciuta fino a diventare una forza della natura di precisione e istinto creativo. Presenta un menù - “l’itinerario delle mie emozioni” - tutto radici e contaminazioni (bellissima la mezzaluna di nervetti Santorini), che a ogni portata racconta di un ricordo familiare, un momento di condivisione. E a tal proposito, facciamo un appello. A sentire le spiegazioni dei piatti, pare che tutta la storia familiare dei concorrenti si snodi tra fine settimana al fiume, pranzi di cacciagione, e gite in campagna a raccogliere le more. E cos'è, La Casa nella Prateria? Ora, sarà che ogni famiglia infelice è disgraziata a modo suo, ma per favore spezziamo una lancia per quelle tipiche domeniche italianamente trascorse a urlarsi in faccia a tavola, mentre la nonna si chiude in bagno e la lasagna si raffredda. Svolgimento: ragù tricolore destrutturato con spuma di lite politica, malimortè caramellati e guarnizione di spaghetto scotto. Amen.
Maria Teresa - voto: Ciao mamma guarda come mi diverto
Non ha vinto, ma ha vinto lo stesso. Stavolta non si è tagliata, ma questi sadici l’hanno costretta a trascorrere le due ore e mezza di preparazione del suo menù – che plausibilmente aveva già in mente nel suo lettino del reparto neonatale di Cerignola – con la mamma che assai amorevolmente la bacchettava dalla balconata sopra la sua testa. Praticamente quella volta che all’orale della maturità vostra madre si è materializzata dietro la vostra sedia, sibilando a ogni tentativo di risposta. Una debacle, meno male che tanto a quel punto promuovono tutti. Ciononostante, Maria Teresa si è difesa con le unghie e con i denti, lanciando una serie di memorabili cannonate a chiunque (citofonare Davide, “Scusi, lei fa dolci?”) e presentando un paio di piatti di livello fenomenale. Ma la vera vittoria è arrivata alla fine, quando, in attesa del verdetto, ha pronunciato le immortali parole dell’indipendenza: “comunque quando la vedo le dico di zittirsi”. Ed è subito MaterChef. Vincitrice del cuore di pochi (ma buoni), senza la sua verve non avremmo avuto il programma di quest’anno. Vai, MT, e insegna a Twitter cosa significa mangiarsi la vita. Con dentro bombette pugliesi e sopra crudo di gamberi rossi, preferibilmente.
Davide - voto: The Lannisters send their regards
Forse troppo complesso per la resa unidimensionale del montaggio televisivo, è uscito prima della finalissima sulla scia di uno stucchevole pippozzo sull’umiltà da parte di Chef Barbieri. Ma che noia, ancora? C’è da dire che il suo dolce – piatto impossibile di Paolo Casagrande, magistrale stoccata di MT – aveva una nemmeno troppo lontana somiglianza con il muschio del presepe quando l’anno dopo lo tirate fuori dalla cantina. E però il poveretto si è giocato la prova come meglio ha potuto, regalandoci un’altra immensa perla: una cucinata finalmente scanzonata e con più di un sorriso, trascorsa fischiettando amabilmente la sigla di Game of Thrones. Forse non sufficiente per MasterChef, sicuramente abbastanza per il telegatto della critica. Si è poi rifatto in balconata, dove giurano di averlo visto riempire di spilloni una bambolina di stoffa dalle fattezze stranamente familiari. Pare sia stato poco prima del problema di MT con la sfera di cioccolato bianco: un caso? Una coincidenza? Chi di dolce ferisce, di dolce perisce.
Menzioni d’onore - voto: That’s all folks
Sentiremo estremamente la mancanza di quest’edizione e dei suoi strampalati protagonisti, nei nostri giovedì sera improvvisamente poco gourmet. La grande disfatta della carne, l’infanzia di Luciano, il furto della frolla, i manzi e i manghi, l’incapacità di Locatelli di pronunciare una qualsiasi frase in italiano senza inserire almeno un intercalare inglese. Nicolò che a metà della finalissima si finge Iginio Massari e provoca un arresto cardiaco a Marisa. Purtroppo tutte le cose belle finiscono, ma per fortuna l’internet è per sempre, e così anche il video della proposta di matrimonio più bella della tv. Dicevamo, piagnoni a chi?
Politicamente corretto e panettone