La quarantena di Hollywood e delle piattaforme di streaming
Netflix e gli altri hanno rilevato un’impennata dello share da quando l’epidemia di Covid ha sconvolto il mondo. Ma tra produzioni sospese e festival annullati, le cose si complicano anche per loro
A Roma c’è chi ha deciso di proiettare sulle pareti degli edifici vecchi film d’epoca per tenere compagnia a tutto il vicinato. Ma anche all’interno delle case degli italiani sono le serie tv, i grandi cult o le ultime uscite a permettere a chi vive in isolamento da settimane di staccare la testa e immergersi in un altro mondo, con una nuova storia.
Non è un caso che le piattaforme di streaming abbiano rilevato un’impennata dello share da quando l’epidemia di coronavirus ha sconvolto il mondo. Dall’inizio dell’anno al 10 marzo, per esempio, Netflix ha registrato un aumento del 12,5% di ascolti, come riporta Variety. Una crescita così importante nei consumi della cultura pop, confrontata con i crolli subiti dall’industria dell’arte, del cinema e del teatro, farebbe pensare che il colosso americano e gli altri network siano immuni all’effetto Covid-19. Le cose però sono più complicate di quanto sembri.
Netflix, Apple tv+ e Disney+ hanno infatti annunciato di aver dovuto sospendere la loro produzione di serie tv e film. Lo stop coinvolge decine di titoli e per il momento è stato quantificato in due o tre settimane. Una pausa che aggrava l’impatto che l’epidemia ha avuto sull’industria hollywoodiana. La settima stagione della serie tv Grace e Frankie con Jane Fonda e Lily Tomlin è stata posticipata, e lo stesso è accaduto con altri titoli attesissimi, come Stranger Things 4, ancora in fase di pre-produzione o The Witcher (Netflix). I fan dovranno anche aspettare più a lungo l’uscita della sedicesima stagione di Grey’s Anatomy (Abc), o della seconda di Euphoria (Hbo), o ancora le serie Marvel per Disney+. Tempi d’attesa che si dilatano anche per l’arrivo della trasposizione televisiva di The Lord of the Rings prodotta da Amazon Prime, che per l’acquisto dei diritti della saga di Tolkien ha speso 250 milioni di dollari. Mentre Apple tv+, tra gli altri, ha dovuto sospendere la produzione della seconda stagione di The Morning Show con Jennifer Aniston e Steve Carrel. Lo stesso è accaduto per le scene che dovevano essere ambientate all’estero. Con il paese bloccato dal coronavirus, Netflix ha cancellato la tappa italiana del set di Red Notice, la commedia d’azione con Dwayne Johnson, Gal Gadot e Ryan Reynolds, mentre Paramount ha rinviato le riprese a Venezia di Mission Impossible 7 con Tom Cruise.
Se nel 2019 i botteghini statunitensi avevano incassato 11 miliardi di dollari, ora le entrate sono congelate. Sempre secondo Variety, gli analisti hanno valutato le perdite nel business cinematografico in 2,5 miliardi di dollari. Con i cinema chiusi, anche il lancio dei film è rimandato. Così, se l’ultimo James Bond con Daniel Craig nei panni dell’agente 007 in “No Time to die” era atteso nelle sale ad aprile, ora è stato posticipato a novembre. Mentre Disney ha rimandato l’uscita nelle sale del film Mulan, prevista per il 26 marzo a data da destinarsi.
Galà, presentazioni, prime, festival: l’elenco degli eventi saltati o posticipati negli Stati Uniti dopo che il presidente Donald Trump ha dichiarato l’emergenza nazionale sembra interminabile. L’intera industria dell’entertainment che faceva splendere le stelle di Hollywood nel mondo è costretta a fermarsi. Non ci sarà il ballo del Met, uno degli appuntamenti più importanti per l’universo della moda organizzato dal Metropolitan Museums of Arts di New York e presieduto dalla direttrice di Vogue America, Anna Wintour. La festa destinata alla raccolta fondi per il Costume Institute del museo newyorkese doveva tenersi il quattro maggio e sarebbe arrivata alla centocinquantesima edizione. Quest’anno, a causa del Covid-19 non ci sarà nessuna sfilata di stilisti accompagnati dalle loro muse, o di celebrità vestite con gli abiti più visionari secondo il tema dell’anno, che per il 2020 doveva essere “About time”, ispirato a Virginia Woolf e al motivo del tempo. E nemmeno il Coachella è stato risparmiato. Il festival musicale neo hippie adorato dagli influencer e dalle celebrità americane programmato in due weekend di aprile a Indio, in California, è stato spostato a ottobre.
Politicamente corretto e panettone