Lo strano caso di Franca Leosini. Icona femminista, ma degli anni Cinquanta
Le donne come angeliche spose e un linguaggio da secolo scorso
Roma. Domenica sera è ricominciato “Storie maledette” di Franca Leosini e Fedez ha scritto su Twitter: “Franca Leosini e Roberta Petrelluzzi spiriti guida forever”. La cosa, se pure Fedez non v’appassiona e pensate che non rileva (e invece rileva, e non solo perché è l’unica first lady che abbiamo) dà la misura esatta del leosinismo, culto social di conio non recente, ma di portata sempre crescente.
L’anno scorso, quando nella Treccani venne inclusa la parola leosiner (“chi sostiene con entusiasmo la giornalista Franca Leosini”), si ufficializzò che FL era passata dal dare la notizia a esserlo e, soprattutto, dal condurre un programma a essere il programma. In un articolo assai dettagliato su come questo passaggio abbia quasi del tutto tradito lo spirito iniziale di “Storie maledette”, 26 anni e più di onorata carriera, Jonathan Zenti ha scritto su Il Tascabile che da indagine sul tema del delitto, la trasmissione è diventata un Leosini show: vent’anni fa FL non parlava che per il 20 per cento del tempo, oggi supera il 45 per cento; le sue domande sono spesso retoriche e più che a smontare e rimontare la storia dell’intervistato, servono a giudicarlo, metterlo alle strette, usarlo – aggiungiamo qui – per dare agli spettatori un’idea piuttosto manichea di giusto e sbagliato.
E dire che il senso del lavoro di Leosini è sempre stato l’opposto, e lo aveva descritto lei stessa in un’intervista all’Huffington Post di qualche anno fa: “Io mostro la realtà umana di persone che all’epoca dei loro crimini sono state descritte con i toni, le emozioni e le tinte forti del momento. Il mio compito non è giudicare, ma cercare di comprendere quanto più possibile”. Domenica sera la puntata è stata dedicata al caso Rocca, il dentista sardo condannato all’ergastolo per aver commissionato l’assassinio di sua moglie, essendosi invaghito della sua assistente, e che però si è sempre dichiarato innocente. Come sempre, anche domenica sera abbiamo assistito a una ricostruzione dei fatti esposta con un italiano ricco, aulico, quasi fuori dal tempo, che è una delle ragioni principali del successo di Leosini – “io non ricerco le parole: le possiedo” – e a un dialogo tra lei e il detenuto che è parso in alcuni momenti una seduta psicoterapica, in altri una chiacchierata tra suocera e genero, in altri ancora (i peggiori) una conversazione tendenziosa sceneggiata in modo da compiacere il pubblico. Incalzandolo sull’adulterio, Leosini ha detto a Rocca: “Lei, farabutto e fedifrago come tutti i mariti che tradiscono angeliche spose”; “La sua era solo una storia scopereccia?”, “Noi donne, per vostra sciagura, abbiamo le antenne, e sua moglie, molto presto, ha scoperto la sua tresca”. Queste frasi sono state twittate, ritwittate, postate con il solito, accesissimo entusiasmo leosiniano, anche se i giornali hanno riportato lo scontento di alcuni fan, che hanno lamentato l’eccesso di protagonismo della loro Maestra di Vita, venendo naturalmente zittiti da sostenitori più fedeli, che hanno obiettato che Franca può tutto.
Il problema, però, non è che Leosini accattiva il pubblico con qualche parolina truce o truculenta, bensì che lo porta a sé proponendo un ordine massimalista, fortemente polarizzato, all’interno del quale l’uomo è un maschio fanfarone, bugiardo, meschino e la donna un angelo del focolare. L’Italia è una Repubblica fondata sull’adulterio, Leosini lo sa, e offre una catarsi. L’Italia s’indigna perché nella grafica di Immuni c’è una donna che culla un bambino e un uomo che va a lavorare, ma non s’accorge che per raccontare l’assassinio di una donna c’è ancora bisogno di evidenziare che brava moglie fosse. E allora una cambia canale, finisce su Giletti, e prima di andare a letto fa un pensiero che non condivide su come La7, in fin dei conti, renda più giustizia alla giustizia di quanto non faccia la Rai. Poi, però, le viene in mente Leosini che dice a Rocca “con quale delle due donne è stato più busciardo?”, e sorride, dicendosi che un farabutto fedifrago ha avuto quello che si meritava, ed è troppo stanca per accorgersi che anche questo è un pensiero che non condivide.
Politicamente corretto e panettone