Viaggio tenero e spregiudicato nella televisione delle lacrime, delle rivendicazioni e della vecchiaia creativa. Personaggi e interpreti di una commedia costruita anche con i pentimenti. Manuale Cencelli o Cencel culture?
Rinnovati i poteri emergenziali, mentre la televisione generalista rimanda stancamente programmi che non si capisce più se siano repliche o no, e ci si prepara alla sterminata vacanza che ci porterà direttamente all’autunno caldo, pare che i sentimenti degli italiani, più scoperti che mai, siano rappresentati ancora dal tubo catodico. Deformati, ma mica tanto. Quella italiana è una televisione naturalmente specchio del paese, dunque imbolsita e incattivita. Rabbia, invidia, risentimenti e pentimenti. Risse sempre più stanche. Lacrime, rivendicazioni. Riposizionamenti. Auscultazione di fenomeni lontani, da paesi più progrediti, che si tenta di riciclare e rendere comprensibili agli utenti domestici. Una tv di un’Italia con più pensionati che lavoratori, più decessi che nascite, più vecchi che giovani, in un triplice allineamento astrale finalmente certificato dalle statistiche: una tv per quota 100.
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