Sapete quel sollievo che non era soltanto sollievo, ma una felicità vasta e completa, che ci attraversava quando, da piccole, a scuola, ci avvicinavamo a una nuova arrivata, che era bellissima, e scoprivamo che aveva una voce, o un nome, o un accento pessimi, insomma qualcosa che la disinnescava e la rendeva umana, fallibile, una di noi? Deve avere a che fare con la ragione per la quale a X Factor continuano a nominare molto male cose fatte molto bene: non vorranno metterci in difficoltà, dopo innumerevoli edizioni insostenibili, con questa di quest’anno che è finalmente più che sostenibile, anche se appassionante no, ma quale talent show riesce ancora a esserlo (è la formula che è stanca). E magari è anche una strana forma di scaramanzia: le brutture sono amuleti, e lo sappiamo.
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