Quarto live di X Factor peggio degli Stati Generali dei 5 Stelle

Simonetta Sciandivasci

Agnelli continua con la solfa della rivoluzione, Naip strazia i CCCP, Emma non accetta i gusti del pubblico e s'inventa che il paese non è pronto a vedere un ragazzo cantare con un boa intorno al collo

In quel salmo della lucidità che è “L’Avvelenata”, Francesco Guccini dice a un certo punto, “Non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni”. Amen. Lo sappiamo tutti benissimo, noi pubblico di merda, e lo sanno anche quelli dall’altra parte della cattedra, della barricata, della transenna, dello schermo. Ripetiamolo, ché fa sempre bene: a canzoni non si fan rivoluzioni. Lo sai tu, lo sanno loro, lo sa ovviamente anche Manuel Agnelli, il quale però intigna, insiste d’aver portato la primavera a X Factor mettendosi in squadra, e quindi forse anche in saccoccia (li produrrà?) due ragazzini post rock e retro moderni del centro Italia, area che quest’anno si porta moltissimo, i Little Pieces of Marmalade, un nome fresco e futuribile quanto il Kraut rock, che suonano molto bene delle cose che si suonavano anche meglio dieci anni fa (quindici? Venti?) perfino a Roma. Vero è che a X Factor un duo noise (hardcore? Post rock? Ma chissenefrega delle etichette) con il batterista cantante non s’era mai visto, ma tra rivoluzione e cosa nuova esiste una differenza vasta e profonda come il mare, che è quella cosa che più la solchi e più s’allarga.

  

Per aiutarli a coronare questo stravolgimento sonoro ed esistenziale, una roba che neanche la dodecafonia e i Beatles, Agnelli ha commissionato loro “Bullet with Butterfly Wingsdegli Smashing Pumpkins, da un disco che poche settimane fa ha compiuto 25 anni, “Mellon Collie & The Infinite Sadness”, un disco incredibile, irripetibile, e loro se la sono cavata in modo rispettoso e didascalico, com’è giusto fare quando si maneggia un capolavoro d’altri senza averne mai fatto uno.

   

     

Ma ve lo ricordate che cos’era Billy Corgan nel video di quella canzone, con gli uomini ridotti in schiavitù che lo accerchiavano mentre lui cantava “despite of my rage, I am still just a rat in a cage”, un verso che dice una cosa che non sembra preoccupare i Little Pieces of Marmalade, che pensano che la rabbia sia sufficiente, che sia un argomento.

   

Agnelli è ossessionato dalla rivoluzione, la vede dappertutto, ieri sera è riuscito a dire che è stato rivoluzionario anche aver aperto la trasmissione con dieci minuti di musica, con tutti i concorrenti che hanno suonato il proprio pezzo, senza interruzione. Ed è stato chiosando questo proclama che ha inneggiato ai suoi e alla loro primavera.

   

Anche Emma Marrone ha detto: qui si fa la storia della tv, la rivoluzione, complimenti a X Factor, qui sì che valorizziamo la musica – ma in un talent show musicale cosa vuoi valorizzare, i divani Permaflex?

  

Va bene parlare con enfasi ma aprire con un mini concerto il live di un programma il cui scopo è premiare un artista di talento per educarne cento, altro non è che operazione pertinente, giusta, di buon senso, specie se si considera che in quei dieci minuti sono stati suonati pezzi che compongono una playlist che su Spotify ha fatto milioni di stream.

  

Insomma, cari autori e cari giudici, cambiate antifona, dibattete sul come, ché il perché ve lo abbiamo testé fornito. Fate gli Stati Generali e, torniamo a consigliarvelo, procuratevi un Di Battista, che il paese ha grande bisogno di tenere occupato.

  

L’altra gigantesca menzogna riscaldata propinata al pubblico è quella del disturbo mentale. Basta, per carità, sono anni che vediamo giovani ragazze con i capelli rasati e la problematicità di Silvia Salemi, salire sui palchi televisivi accompagnate da maschi, e cantare contorcendosi e parlare per tic, di tic: sono anni che le sentiamo definire “folletti disturbati” – forse, “folletto disturbato” è persino più vecchia di “nessuno può mettere Baby in un angolo”. Ci riferiamo ai Melancholia. Bravi, per carità, ma basta con tutta questa epilessia simulata. Mika ha detto a Benedetta, la frontwoman: “Non essere così torturata!”.

   

  

Il primo escluso della serata è stato Blue Phelix ed Emma è riuscita a dare la colpa all’Italia, paese retrogrado e omofobo. Ha detto: “Ha pagato lo scotto del giudizio e del pregiudizio”. Non ci credeva, però, vero? Suvvia. Gli italiani votano e televotano male, malissimo, da sempre, ma non mandano a casa nessuno per questioni di guardaroba e gusti sessuali: è il 2020, i genitori dei ventenni guardano Skam e i genitori dei sessantenni stanno su Facebook. Persino a Catanzaro. È il 2020, da svariati decenni gli italiani venerano Renato Zero, uno che è salito sul palco col boa intorno al collo e le piume che gli uscivano anche dalle iridi quando Blue Phelix non era nemmeno un pensiero sconcio.

   

Emma è ormai posseduta da Simona Ventura, e il suo Blind è ormai posseduto da Tiziano Ferro: sono quattro puntate che piange. Basta.

   

Abbiamo pianto anche noi, sul divano, mordendo i cuscini e abbracciando il gatto, quando Naip ha eseguito “Amandoti” dei Cccp, vestito da Magritte, con alle spalle uno che suonava il theremin, stucchevole e pretenzioso come sempre, senza insufflare un minimo di amore nella più bella canzone d’amore di tutte le canzoni d’amore, che però a parere di Emma è un pezzo nel quale Naip è stato bravo a trasferire “tutto il disagio di Giovanni Lindo Ferretti” – poveretto, meno male che vive tra monti e vacche e non guarda la tv, altrimenti sai che colpo, che infarto. Ai giudici Naip piace fuor di misura, al pubblico anche, e noi ci ostiniamo a rintracciare il decadimento culturale nei Me Conto Te.

  

Meno male che è arrivata Elodie, a un certo punto, bella come Andromeda, Venere, e tutto l’Olimpo e la sua luce. Bella e goffa e insicura, come sempre. Peccato che l’abbiano fatta duettare con Carl Brave, il nostro sogno è vederla e ascoltarla cantare con il suo Marracash, la sua “Anima”, quel pezzo incredibile che fa “Come sei emotiva, mamma mia”, e di essere emotive ci mette una voglia pazzesca, e così perdoniamo Emma, Blind, Barbara D’Urso, la tv del dolore, il rap del disagio, la rivoluzione che si fa canzone e viceversa. Tutto, perdoniamo tutto, tranne Naip, per quell’Amandoti dedicata a un frigorifero.

  

L’eliminazione di Vergo, invece, è reato la cui punizione demandiamo alla giustizia dei cieli eterni.

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  • Simonetta Sciandivasci
  • Simonetta Sciandivasci è nata a Tricarico nel 1985. Cresciuta tra Ferrandina e Matera, ora vive a Roma. Scrive sul Foglio e per la tivù. È redattrice di Nuovi Argomenti. Libri, due. Dopodomani, tre.