X Factor, la Semifinale dell'insipienza
Al niente che portano avanti, i giudici continuano a dare roboanti nomi e sfolgoranti definizioni. Le gag non funzionano e tutto gira intorno a Naip, incluse le sedute parlamentari
L’Italia non è ancora libera da NAIP e difficilmente lo sarà. Ieri mattina è stato citato in aula da Federico Mollicone di Fratelli d’Italia e ieri sera è finito in finale, dopo aver duettato con Elio, uno che ha tenuto fede alla sua promessa di liberarci di lui più o meno come e quanto Barbra Streisand. Hanno cantato “La canzone monotona”. Sky ne ha subito fatto una clip che ha intitolato così: “Il genio di Naip incontra il genio di Elio” – consigliamo la cura Woody Allen in Manhattan: “Conosci troppi geni, dovresti frequentare qualche cretino ogni tanto, impareresti qualcosa”.
Da solo, Naip ha eseguito “Milano circonvallazione esterna”, un pezzo degli Afterhours “non molto conosciuto” (quelli che ci tengono a farsi dire che sono geni, nel paese dove non sempre laureati e alfabetizzati coincidono, sono sempre afflitti dalla sindrome del recupero e del dissotterramento; schifano Battisti- Mogol, venerano Battisti-Panella).
Mika lo ha presentato con una barba finta in faccia, la stessa che ha indossato Daniela Collu all’Hot Factor, il quarto d’ora consolatorio che viene dopo il live e ospita gli eliminati della puntata. Una gag che voleva far ridere e ci è riuscita quanto le barzellette del preside al microfono del pullman, in gita, ma che soprattutto voleva significare che Naip è contagioso, trascina tutti nel suo turbinante universo privato, tanto che se pure nessuno vuole essere Robin, tutti vogliono essere Naip.
Era la serata dei featuring, che di solito è bella e rigenerante come quella dei duetti a Sanremo, e invece è stata terribilmente incolore e insipida. È un peccato: l’inizio del programma, quest’anno, era stato così entusiasmante che non resterebbe che concludere che la colpa è sempre della durata, che un format vecchio può resistere, praticamente invariato, se e solo se dura poco. Ma non è sufficiente. La colpa è dei giudici, prima salvezza e poi sciagura, che sono stati smielati, ripetitivi, insinceri, retorici, roboanti, in tutto, dalle presentazioni degli artisti, che sembravano veline del cinegiornale, ai vestiti (specie Raton, imbruttito da stylist che puntano al cavalierato del lavoro per aver malvestito tutti, belli e brutti, di modo da convincerci che la bellezza interiore conta più di quella esteriore almeno per un motivo: nessuno può manometterla buttandole addosso quattro stracci motivazionali).
Ospiti illustri: i Verdena, nella persona di Alberto Ferrari (gli altri a casa, bloccati nel 2002), che poverino ha dovuto duettare con i Little Pieces of Marmelade, i quali secondo Agnelli saranno di ispirazione a tutti coloro che, prima di adesso, temevano che andare in televisione li avrebbe contaminati, costretti al compromesso, inevitabilmente annacquati. Le porte della tivù finalmente si aprono ai radicali, gli inflessibili, gli intransigenti, ai moltissimi Nabokov che popolano i sobborghi culturali delle città: grazie, Little Pieces of Marmelade, appena finite a X Factor non è che potete venire a sdoganare l’integrità anche nelle relazioni coniugali e non, così la smettiamo con quella boiata dei compromessi come unica via per tenere in piedi amicizie, amori e svariate altre insubordinazioni? Grazie.
Ma parliamo di qualità musicale, altrimenti Enrico Silvestrin si arrabbia: da zero a dieci, cinque. I Little Pieces of marmelade fanno tutto nello stesso identico modo, come se lo avessero brevettato, e così un pezzo dei Verdena, nelle loro mani, è uguale a uno degli Alabama Shakes, che a sua volta è uguale a un pezzo degli Smashing Pumpkins, che a sua volta è uguale a un pezzo dei LPOM. Non è identità, come dice Agnelli: è ottusità. Però sanno suonare e sono anche belli. Più belli che simpatici.
Tra Mydrama e Blind, che ieri sera Emma ha chiamato Franco di modo da aggiungere un tocco di neorealismo mentre continuava a ripetere che il ragazzo ne ha viste tante forse persino troppe, i giudici hanno scelto Mydrama. Giusto, però che peccato. Insieme a Casadilego, era tra le concorrenti soliste più interessanti, almeno all’inizio: uno intelligente e competente, forse, un giorno saprà spiegare bene come Hell Raton sia riuscito ad abbassare il livello delle sue concorrenti, a far trascolorare i rubini che aveva in mano, rendendoli bigiotteria da uovo di Pasqua.
Franco ha aperto la puntata duettando con Madame, introdotta come fosse Fiona Apple, e però molto all’altezza di quello che promette di diventare. Certo, che un ventiduenne parlasse di lei come di una maestra ha fatto impressione, ma forse è stata una delle cose più belle della serata, di questo mondo infantile ma (certe volte) poetico ed energico.
Non è successo niente, anche se Daniela Collu ha urlato che è stata una serata pazzesca e incredibile – un altro molto bravo, magari, una volta userà i live di questa edizione per spiegare che uno degli effetti del ravvedimento sul politicamente scorretto è l’enfatizzazione del linguaggio. Confidiamo in un futuro nel quale potremo tornare a occuparci di questioni massime partendo da quelle minime, dopotutto è già successo che durante la conferenza stampa più delicata dell’anno, ieri sera, una giornalista ha chiesto al premier Conte degli insulti recapitati a lui e alla sua compagna Olivia Paladino, con gli italiani che da due settimane aspettavano di sapere se e come e quando potranno stare a casa a Natale con le proprie famiglie, anziché con i gatti e una serie tv, come nel settanta per cento delle sere di questo 2020 che, secondo i Pinguini Tattici Nucleari, gli altri illustri ospiti della semifinale di X Factor, è stato “un anno bellissimo”.
Proprio come aveva promesso Giuseppe Conte.
Politicamente corretto e panettone