Cinquecento persone confinate in una bolla “Covid free” su una nave al largo del porto di Sanremo, custodite gelosamente, adeguatamente tamponate, portate su e giù dal Teatro Ariston con uno sciame di tender e scialuppe per tutta la durata del Festival. Non è più solo un’ipotesi fantasiosa, una provocazione surrealista o una puntata di “Ciao Darwin”, ma la probabile soluzione nazionale alla più grande emergenza del Paese travolto dalla pandemia. Perché cinema, teatri, sale da concerto sono ancora chiusi e non sappiamo quando riapriranno, ma “Sanremo senza pubblico è impensabile, non si può proprio fare”, come dice Amadeus. Ecco, quindi, una complessa trattativa Rai-Costa Crociere per aggirare la terza ondata, una partnership nautico-televisiva che ha già avuto l’ok del virologo Matteo Bassetti: “Dal punto di vista infettivologico, si può fare”, dunque si faccia. Questo pubblico dell’Ariston accampato nella Costa Smeralda, nave ammiraglia della Costa Crociere, è davvero un’immagine portentosa. Un’impresa degna di un film-documentario di Werner Herzog. E poi tutti i rimandi a una copiosa tradizione navale di intrepide gesta nazionali, D’Annunzio a bordo del Mas, il Rex di “Amarcord”, l’Achille Lauro, transatlantico e ospite fisso a Sanremo, l’epica migrante della “Diciotti”, “fateli scendere!”, anzi no, “portateli al Festival!”.
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