saverio ma giusto
Chi vince Sanremo governa il paese
Per andare avanti, Conte e Casalino guardino ad Amadeus e Fiorello
Ancora una volta il Festival di Sanremo è specchio del paese, in modo quasi didascalico: nelle stesse settimane in cui il Festival rischia l’annullamento, il governo Conte va in crisi. Solo un caso? Con la differenza che Amadeus non è dovuto salire in Rai a dare le dimissioni; anzi, va avanti dritto per la sua strada. Altro che Ursula o governo di “salvezza nazionale”, il modello sanremese è il solo a cui guardare per uscire dalle secche di questa crisi. Per andare avanti, Conte e Casalino guardino ad Amadeus e Fiorello: il nuovo governo deve avere 26 ministri, come i big in gara sul palco dell’Ariston; attingendo al Gruppo misto come Sanremo quest’anno ha attinto alla scena indie. In questo modo il Conte ter soddisferà tutti (larghissime intese) e darà lavoro a un settore in difficoltà come quello dei parlamentari – ricordiamo che il cambio di legislatura porterà all’applicazione del taglio, molti perderanno il posto e come attori e musicisti si vedranno costretti a fare i rider.
Nella squadra di governo, il Conte ter dovrebbe prevedere molte donne (Elodie, Miriam Leone, Anna Tatangelo, Ornella Vanoni, Giorgia) e figure istituzionali (Zlatan Ibrahimovic) per assicurarsi ampio consenso fra gli elettori, e massimi ascolti televisivi durante la diretta tv del giuramento. E il problema dei numeri al Senato va risolto esattamente come a Sanremo hanno risolto il problema del pubblico. L’accostamento non deve indignare: Conte usa le Camere come fossero un teatro dove che si applauda o che si fischi si è comunque solo e soltanto spettatori dell’attività di governo, sulla quale il Parlamento al massimo è invitato a esprimere un voto in Aula ormai ridotto a surrogato del televoto. Dunque: come a Sanremo hanno abbandonato l’idea di tenere il pubblico su una nave da crociera per passare a dei figuranti tamponati, così Conte deve abbandonare l’idea di fare appello alla responsabilità in transatlantico e cacciare i soldi.
Senatori pagati con i soldi del Recovery: questo è l’unico modo con cui Conte può garantirsi i numeri per una solida maggioranza. Non è corruzione, ma “massima sicurezza”, protocollo anti Covid come a Sanremo: si devono assolutamente evitare scontri o bagarre in Aula, cambi di casacca o transfughi da una parte all’altra dell’emiciclo, altrimenti il virus comincia a circolare e si rischia un cluster istituzionale. Certo, c’è chi protesterà e chiederà elezioni così come c’è chi nel mondo dello spettacolo protesta per i privilegi accordati a Sanremo (perché l’Ariston sì e gli altri teatri no?); ma se il governo sarà un successo, così come il Festival, le polemiche saranno presto dimenticate.
Fin qui, quello che Conte può imparare da Amadeus; ma c’è qualcosa che Sanremo può imparare dalla crisi di governo? Sì: ed è ricucire gli strappi. E come nelle consultazioni si fa sempre più strada il mantra del “nessun veto” che permetterebbe di ripescare Renzi, così il Festival dovrebbe riaprire le trattative con Morgan, l’escluso dalla gara. Anche al costo di sacrificare Amadeus con un altro conduttore. Tre gli scenari: Conte diventa presidente del Consiglio con una maggioranza di figuranti tamponati che applaudono a comando e Amadeus conduce il Festival riportando in gara anche Morgan; Conte viene fatto fuori dal governo come Amadeus dall’Ariston, ma Rai e Quirinale pilotano la crisi per far condurre Sanremo a Conte mentre ad Amadeus viene dato l’incarico di governo; chi vince Sanremo governa il paese.