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Tra testi da lockdown, la fortuna di Sanremo 2021 è stata Loredana Bertè

Manuel Peruzzo

Matilda De Angelis è brava, la coppia Fiorello-Amadeus non la potrebbe spaccare neppure Renzi e Ibrahimovic è la valletta mora di cui avevamo bisogno. L'assenza del pubblico però si fa sentire

Matilda De Angelis e Ibrahimovic si sono presi la prima serata del Festival di Sanremo. Ieri in conferenza stampa entrambi hanno ammesso di non saperne molto: lei è cresciuta senza televisione, a lui hanno dovuto spiegare cosa fosse Sanremo. Quasi un programma di governo pre-Draghi. Eppure, all'Ariston in zona rossa hanno funzionato: lui figo senza complessi di sembrare intelligente (anzi, senza complessi punto), lei figa senza complessi di esserlo, e quindi sveglia e divertente. 

  

Matilda De Angelis è famosa per aver mostrato le tette in Undoing e per aver mostrato l’acne sui social, forma e contenuto, e le hanno fatto notare solo la seconda cosa in conferenza stampa, facendole domande intelligenti come “ti senti ancora con Nicole Kidman?”, alle quali lei rispondeva “Ma certo, tutti i giorni”, rimanendo più impassibile di Ibra, e i giornalisti si appuntavano il titolo per la gallery “Matilda sente tutti i giorni Nicole Kidman, grandi amiche: le foto”.

  

Ibrahimovic è la valletta mora di cui avevamo bisogno. Un po’ buttafuori, un po’ Celentano ma senza politica (tutte quelle pause in assenza di pubblico nervoso che non sa se ridere o protestare pesano un po’, ma sono compensate da quelle grandi mani: ci vorrebbe Gianni Morandi per una misurazione accurata). Il pubblico a casa si divideva in chi pensava “che fregno fotonico” e chi twittava “vergogna, senza di lui sai quanti vaccini alle maestre delle elementari?!?!?”.

 

Il festival? In genere dopo i primi dieci minuti ti chiedi sempre quanto manchi alla fine, a metà spettacolo ti chiedi chi sia il prossimo cantante, e verso mezzanotte prepari il termos.

 

Ieri abbiamo avuto la conferma che, sì, senza pubblico Sanremo non è Sanremo (chissà se il grinch del Festival, Dario Franceschini, è almeno soddisfatto d’avercelo rovinato). Persino il pubblico a risparmio energetico dell’Ariston crea dinamiche che in assenza si notano. L’unico abituato agli stadi vuoti è Ibra, anche se Fiorello riuscirebbe a far alzare i braccioli delle poltroncine con lo sguardo (facciamolo commissario straordinario per l’emergenza), e Amadeus riuscirebbe a condurre da un Ipad con un pacchetto dati Tim e la connessione intermittente Ligure. Insieme sono una coppia che neanche quella Yoko Ono di Renzi riuscirebbe a dividere.

 

E la musica? Prevalenza del testo da lockdown. C’è Aiello che sta “tredici ore in un letto a festeggiare il mio santo” (poi capisci il bisogno di ibuprofene, ma forse anche di ghiaccio); c’è Arisa che “Torno a casa e fa festa solamente il mio cane”, il quale inspiegabilmente non la insegue ringhiando e cercando di strapparle il tubo di scappamento in cui erano finiti i suoi capelli; ci sono Colapesce e Dimartino che “Metti un po’ di musica leggera, Perché ho voglia di niente”, che sintetizza il senso del Festival di Sanremo, di tutti ma soprattutto di questo, ribattezzato della spensieratezza per non pensare all’elefante. Ce l'hai la mascherina?

 

E se vi puntassi una pistola alla tempia e vi chiedessi di cantarmi una canzone di quelle che avete sentito? Sicuramente la metà di voi morirebbe, l’altra metà mi citerebbe quelli che piacciono ai giovani e finiscono in coda alla classifica: tipo Coma Cose o Madame. Per fortuna ci sono i vecchi, per fortuna ci sono i big, quelli veri, non quelli che devi googlare, per fortuna c’è Loredana Bertè per il momento karaoke con la spazzola.

 

Quando ieri sera Achille Lauro è salito sul palco dell’Ariston, in trending topic ci sono andati Renato Zero, Lady Gaga e David Bowie (inspiegabilmente non San Gennaro). Quando è apparsa Loredana Bertè, in trending topic c’era Loredana Bertè, uguale a nessun'altra se non a sé stessa, solo un po’ più sfasciata, più storta, con le farfalle tra i capelli blu, probabilmente l’effetto del monodose Johnson&Johnson, la voce roca, lo sguardo fiero, le gambe nude. Un modo di stare sul palco che funziona e che non ha senso cambiare. Si è mangiata tutti anche a settant’anni, perché quando hai in repertorio “Mare d’inverno”, “Dedicato”, “Non sono una signora” e “Sei bellissima”, non c’è “Sesso ibuprofene” che regga il confronto (e ti puoi pure permettere l’inedito da chiringuito in playback, tra l'altro: non c'era un po' troppo playback ieri? Indaghiamo). Per gli applausi dal pubblico che non le abbiamo potuto fare hanno riciclato quelli del 1994, quando andava a letto la mattina incazzata come prima, come tutti noi.