Un’originaria, insanabile infelicità ne ritaglia il carattere. La barba non rasata e il corrispettivo tacco 12. L’importanza strategica dei luoghi che qualche volta sfiora il folklorismo Un genere che funziona, meglio ancora se a latitudini meridionali: barocco & mafia in Val di Noto, cozze & pallottole sui lungomare di Napoli e Bari
Non fu parente della più celebre Matilde, ma anche lui giornalista. Ernesto Serao, caporedattore del Mattino nella Belle époque, è ricordevole per almeno tre cose: la fluvialità della scrittura, che la rendeva ricca di notizie ma scarsa di sintesi; il contrasto tra il viso bambinesco e un fisico massiccio e torreggiante; la smania compulsiva di farcire ogni “pezzo” oltre l’immaginabile: “Mo’ chesto pure ce ’o mmetto”, secondo il giornalista Giovanni Artieri che lo conobbe, era la frase tipica di Serao seduto al desk. Più o meno un secolo dopo, lo scrittore Nicola Pugliese avrebbe attribuito la medesima espressione, con lo stesso vizio o vezzo, a un suo vecchio collega del quotidiano Roma. Segno che Ernesto Serao fu esempio, o archetipo, di un carattere umano sempre attuale al di là dei mutamenti nelle redazioni e negli usi stilistici.
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