L'isola del pesce, della patata e della signora vegana
La prima puntata dell'Isola dei famosi è tutta un doppio senso. Le gaffe di Ilary finiscono sui meme, che sono poi il punto di incontro comunicativo tra la vecchia zia e il nipote. E chissà se oltre ai tweet ci sono anche spettatori
Uno dice cancel culture, non si può più dire niente, ci sono i pulotti che ti cazziano. Soprattutto su Twitter. Poi giri su Canale 5, Isola dei famosi, e scopri che nella società che rifiuta il dolore, che anestetizza la sofferenza, che fa di tutto per depurare l’aria in cui ci esprimiamo, trova spazio il conflitto, l’odio, la scorrettezza, ogni genere di trigger. Incoraggiati, sobillati. C’è il visconte caciottaro tossico che “Io a una certa ora della notte devo sedurre anche il gatto, se necessario” (fa prima a bucare un cocco, non gliela darà nessuno). C’è la smunta Drusilla Gucci che colleziona ossa di gatti, è attratta dalla morte e dall’uomo che protegge la donna (non si sa cos’è peggio). C’è Iva Zanicchi che tra un “la signora vegana gradisce il pesce” e un “ha detto penetrazione, ne vedremo delle belle” si chiede se è arrivata l’ora per poter sbracare.
E poi ci sono le gaffe di Ilary, format nel format. “Vi faccio entrare nella patata, ups palapas”, “Zorzi, a te il pesce piace o sei anche tu vegano”? “Duri poco? Noooo ma intendo nelle relazioni con le donne che hai capitooooo”, e pensi che mica può funzionare, mica siamo tutti pirla. Mi sbaglio. Sta chiamando il meme con un fischio, e infatti dopo dieci secondi si presenta il video pronto su Twitter, e tutti che “muoioooo”, pioggia di patate, emoji col sorriso e le lacrime, e Ilary che asfalta. Fin qui hanno ragione gli autori (vedremo se oltre ai tweet ci sono anche spettatori). Perché uno guarda questo programma per riunirsi attorno al meme, per poterlo rievocare nelle conversazioni private, vero punto d’incontro comunicativo tra la vecchia zia e il nipote, tra l’ingegnere e il tassista, tra il vip e lo spettatore. È il motivo per cui hanno chiamato Paul Gascoigne, che non sa parlare, non capisce niente e ride, e fa sembrare Nina Moric la nuova Fioretta Mari.
Il programma lo conoscete. È quel format che un tempo non guardare diceva di te più cose di quanto dicesse guardarlo. Oggi forse non importa più niente a nessuno di farsi definire dai consumi televisivi. Dire di non guardare i reality non ti fa sembrare più colto, dire di guardarli non ti fa sembrare più contemporaneo. Al posto di Alessia Marcuzzi, già ho detto, c’è Ilary Blasi, al posto di Mara Venier c’è Iva Zanicchi-che-fa-Mara-Venier (cioè quella che non capisce cosa succede), c’è il serpentino Tommaso Zorzi, buttato in mezzo all’ultimo forse per la positività di Elettra Lamborghini che s’affaccia in pantofole pelose da remoto, e le spiace tanto ma ha il Covid, si vedrà al prossimo tampone. Quest’anno i concorrenti sono divisi in due gruppi: Buriños vs Rafinados, in un tentativo di lotta di classe (qui passare per uno che non mette i gomiti sul tavolo è già una condanna, peggio di chi ti dice di non guardare la tv). Non si possono incontrare, è vietato passarsi oggetti, ogni violazione sarà punita: un Dpcm in zona rossa.
Adesso parliamo di ombretti e rasoi. Perché? Perché anche se tutti parlano di esperienza, di scoprire sé stessi e mettersi alla prova è il principale motivo per cui questi semi-famosi o ex-famosi o wannabe famosi partecipano a un reality in cui vengono martoriati dalle zanzare, spaccano cocchi e contano i chicchi di riso. Lo fanno per aumentare il pubblico su Instagram e finalmente sponsorizzare prodotti da supermercato e alzare il proprio prezzo (più ti seguono, più vali). O come dice Andrea Roncato riferendosi a Stefania Orlando in una frase di perfido inconsapevole zeitgeist: “Hai fatto 2 trasmissioni e 20 anni di materassi”.
A volte funziona che vai in un reality e ti fai conoscere in un modo nuovo. Stefania Orlando, appunto, è uscita dal Grande Fratello migliore di com’è entrata. Mara Venier è riuscita a recuperare sufficiente pubblico (social) da tornare a Domenica In. Forse è per questo che ci troviamo Elisa Isoardi, pesce fuor d’acqua, che ha lasciato la Rai per un futuro Mediaset (La madre in studio ha detto che non la vedeva così felice da un po’). Isoardi a Oggi ha detto che questa sarà l’isola della rinascita, proprio come Amadeus (“il mio sarà il Festival della rinascita”). In Italia l’unico rimasto a credere nella rinascita forse è Lucio Presta.
Rinascita, lotta di classe. Sarà, ma l’unico momento in cui s’è visto un ascensore sociale è stato quando Francesca Lodo ha detto in bocca al lupo a Ilary Blasi. Le due era da tanto che non si vedevano e le loro vite hanno preso direzioni opposte. Si sono conosciute a Passaparola, quando entrambe erano letterine per Gerry Scotti, poi una ha preso l’ascensore verso il basso, è diventata ex Vallettopoli, ex fidanzata di calciatori, ex famosa, l’altra l’ascensore verso l’alto, è diventata la moglie di Totti, una delle conduttrici di punta di Canale 5, ora ne raccontano la vita pure in una serie Tv (Speravo de mori’ prima, Sky). Non si vedevano da così tanto che Ilary uscita dall’acqua l’ha confusa con la Martani.
L’ossessione della visibilità colpisce anche lei, appunto, Daniela Martani. Li forse per pagare le multe per non aver indossato la mascherina all’aperto, argomento tabù, infatti sono settimane che accusano Mediaset: “ma come fate a dare visibilità a una novax? criminali”, già rimostranza fatta alla Rai per bloccare Eleonora Brigliadori dal partire per Pechino Express, riuscendoci.
Non a Canale 5, dove quello che si dice su Twitter non conta poi molto, anzi più si incazzano meglio è, perché tutti vogliamo vederla prendersi a capelli con Vera Gemma o Drusilla Gucci. Si teme possa far proselitismo vegano, negazionista, o peggio, risultare simpatica? Come se potesse essere possibile una di queste tre cose. E poi, pensateci, cosa c’è di meglio di una novax vegana antispecista costretta a vaccinarsi per andare a fare un programma tra le zanzare che neppure può ammazzare?
La salute del piccolo schermo
La resilienza della tv generalista di fronte ai nuovi media
Politicamente corretto e panettone