(Foto Ansa)

Il mistero del sito news della Rai, che vale meno di alVolante.it

Lorenzo Marini

Avvicendamenti al vertice dell'azienda, frizioni, gelosie e malumori tra i giornalisti: così il progetto, che avrebbe il potenziale per fare concorrenza alla Bbc, si trascina da anni e non vede la luce

È tutto pronto. Ma non parte. Perché? Non si sa. O meglio, le ragioni sono molteplici e cercheremo di spiegarle. Parliamo del nuovo portale dell’informazione Rai, un progetto che si trascina da anni e che ancora non vede la luce. Premessa: la tv pubblica ha una potenza di fuoco micidiale: 13 mila dipendenti di cui oltre 2 mila giornalisti, una ventina di sedi regionali e diversi corrispondenti esteri. Il sito d’informazione della Rai potrebbe essere ai primi posti a livello europeo e far concorrenza alla Bbc. Invece, stando ai dati sulla total digital audience (Audiweb) di marzo, Rainews.it vegeta pigramente al 66esimo posto, con 131 mila utenti unici e 554 mila pagine viste nel giorno medio. Il sito del Corriere, primo in classifica, fa 4.029.000 utenti unici e 11.814.000 pagine viste. E prima di Rainews troviamo, tra gli altri, MyPersonalTrainer, Calciomercato.it, Skuola.net, RicettaSprint, NostroFiglio, AlVolante.it, e via dicendo. 

 

Quella del sito news di mamma Rai è una filastrocca che va avanti da anni e per cui sono state spese centinaia di migliaia di euro. Il progetto nasce con Antonio Campo Dall’Orto che, ipotizzando una tv pubblica multipiattaforma, si accorge che sul web la Rai non esiste. Così, da una parte avvia il progetto Raiplay e, dall’altra, insieme a Carlo Verdelli (chiamato a capo della direzione editoriale per i servizi informativi) affida il progetto a Milena Gabanelli, che nel novembre 2016 ha lasciato Report. Gabanelli, insieme a Diego Antonelli (responsabile dell’unità organizzativa web), ci si mette di buzzo buono e in pochi mesi presenta un progetto al Cda. Il problema, però, è che nel frattempo Verdelli, prima, e Campo Dall’Orto, poi, se ne sono andati.

 

 

A guida dell’azienda arriva così Mario Orfeo. Orfeo ha a cuore il progetto e fa il possibile per portarlo avanti, ma tutto si arena quando Gabanelli chiede che il nuovo portale, Rai24.it, diventi una direzione a se stante, sganciato da Rainews, ai tempi guidata da Antonio Di Bella, così da avere piena autonomia editoriale. A quel punto Orfeo, Monica Maggioni e il cda nicchiano, perdono tempo e alla fine si oppongono. Del resto, si sa: ogni nuova direzione, in Rai, suscita invidie, frizioni, malumori. E Gabanelli non viene ritenuta la persona giusta per portare avanti il progetto. Lei capisce l’antifona e a fine ottobre 2017 lascia la Rai. 

 

Con l’arrivo di Fabrizio Salini, a parte molte belle parole, non cambia molto su questo fronte, anche perché la “direzione ex Verdelli” resta scoperta (al progetto continua però a lavorare Antonelli). A coprirla arriva, solo nell’estate del 2020, Giuseppina Paterniti, reduce dalla direzione del Tg3, che a dicembre va in cda a dire che “il portale d’informazione è pronto” e “quando volete si può partire”. Commette però un errore: quello di non confrontarsi con Andrea Vianello, che dal 29 luglio 2020 è direttore di Rai News 24, il quale non la prende bene e i rapporti tra i due ancora oggi restano “freddi”. Vianello avrebbe mostrato delle perplessità per una ragione semplice: una volta partito, il nuovo sito avrebbe vissuto di vita propria, sarebbe stato sfilato e sarebbe diventato una nuova direzione, che forse è quello a cui punta Paterniti. 

 

Ma ci sono anche altri problemi. Della quarantina di giornalisti che servono, ne mancano ancora nove e non si sa bene dove prenderli. Anche perché di traverso si sono messi i direttori di reti e testate, che cedono sempre malvolentieri le proprie risorse. L’Usigrai ha indicato una strada: pescarli tra gli idonei dell’ultimo concorso, allargando la platea da 90 a 100 unità. Potrebbe essere una soluzione, ma al momento è tutto fermo, anche per le indecisioni di Fabrizio Salini. Se si decidesse, potrebbe segnare un bel punto a suo favore prima di lasciare l’azienda.