Fanelli dei paradossi
La comicità raffinata e popolare della “truccatrice di Anna Magnani” nella nuova striscia tv
Prima di parlare di Emanuela Fanelli, attrice e comica che dovrebbe anche fare la preside d’Italia, e della sua nuova striscia su Rai2 che sistema il bodypositive come merita, ci sono un paio di cose da sottolineare. Uno, facciamo bene a guerreggiare per pulire il linguaggio e rinnovarlo, anche se il linguaggio, come i gatti, si pulisce da solo, come e dove gli pare: in fondo, quelli da pulire siamo noi, non lui, e infatti è per pulire noi che guerreggiamo, per chi ancora non l’avesse capito. Due, facciamo bene anche a guerreggiare per pulire le immagini, struccarle, tirar fuori volti anziché modelli, storie anziché comandi. I modi di queste guerre sono talvolta discutibili, ma per i pranzi di gala ci sarà tempo (speriamo). Il punto è che, a volte, non ci rendiamo conto che sbagliamo nemici oppure, peggio ancora, che i nemici sono innocui, o che sono già stati sconfitti, e che, a volte, ne condanniamo le ragioni con una spietatezza spaventosa, superflua, fuorviante. Siamo fritte se non distinguiamo, da una copertina di Marie Claire, la vicina di casa settantenne che ci chiede se siamo ingrassate, dimagrite, stressate, invecchiate e naturalmente ci consiglia di sposarci e mangiare verza e uscire con suo nipote e lavorare meno e pensare ai figli prima che sia tardi.
Siamo fritte anche se prendiamo troppo sul serio Marie Claire. Questo mondo è pieno di anziani con in testa idee anziane: un giorno saremo come loro. Possiamo guardarli con un po’ di tenerezza, senza mettere mano alla spada e sentirci diminuite e svilite e condizionate quando ci dicono: magna de più, de meno, pe’ gnente?
Simonetta, la truccatrice di Anna Magnani, nella nuova striscia a puntate di Emanuela Fanelli su “Una pezza di Lundini” (dal 20 aprile, ogni martedì in seconda serata su Rai2), è una ragazza semplice, poco istruita, molto sognante, ingenua, un amore mio di provincia, che sogna di lavorare nel cinema e viene chiamata a truccare Anna Magnani, che è già La Magnani, internazionale, incazzata e ferita. Emozionatissima, Simonetta si prepara, e non appena si trova davanti alla grande diva e fa per metterle le mani sul viso, si sente dire la sua frase più epica, una delle molte ragioni per cui l’amiamo senza condizioni: lasciami tutte le rughe, ci ho messo una vita a farmele venire. La povera Simonetta la guarda come nostra nonna ci guarda quando le diciamo che no, lo spezzatino non lo mangiamo, è un fatto politico, sociale, di responsabilità: la guarda chiedendosi, smarrita, come farà a esserle utile, come potrà farle del bene, che cosa c’è di male nel phard. L’effetto, naturalmente, è divertentissimo: Fanelli è una maestra dei rovesciamenti e dei paradossi, raffinatissima e popolare, come Verdone quando era Verdone. Lo smarrimento di Simonetta sarebbe bello che lo tenessimo in mente quando condanniamo alla gogna chiunque dica una frase nella quale ci sembra di ravvisare qualche crimine culturale: a volte lo zampino non è del bodyshaming, del patriarcato, della coazione alla femminilità. A volte, è pura e semplice ingenuità, modestia di mezzi, storia personale.
Dettaglio: Fanelli fa dire alla sua Magnani solo frasi tratte dai film in cui ha recitato o da sue dichiarazioni, operazione di grande rispetto e finezza, due cose che è possibile onorare quando si è capito che, siccome non è vero che non si può più dire niente, è bene imparare a dire tutto al meglio, specie quando si vuol far ridere.