La partita degli stereotipi del cuore
Le accuse di Aurora Leone dei The Jackal prima della Partita del Cuore, il calcio condiviso e la scoperta che nella graduatoria delle buone cause il sessismo se la gioca col cancro
Ma voi ve lo ricordate quel magico cross di tacco e il colpo di testa della Montalcini nel '90 per la Nazionale cantanti? No. Neanche io, perché non c'è mai stato. Forse gli organizzatori non le hanno mai offerto di giocare, forse non avrebbe accettato per non rovinarsi la piega. Molto probabilmente non ha mai sognato di mettersi i tacchi e rincorrere una palla. Qualcosa è cambiato e ciò che prima era una benedizione oggi si definisce un incidente. Aurora Leone, comica dei The Jackal, ha denunciato la grave discriminazione subita in quanto donna: i maschi non mi fanno giocare a calcio!
L’incidente, dunque. Aurora sarebbe stata cacciata da una cena pre-partita da Gianluca Pecchini, l’ex dg della Nazionale Cantanti, il quale le avrebbe detto che non poteva stare tra i giocatori (tutti maschi), il suo posto era in tribuna (sempre meglio della cucina), e avrebbe aggiunto una cosa tipo “da quando le donne giocano a calcio?" Non è ancora chiaro dove dovesse nascondersi la poveretta o perché mai l’avessero invitata. E chissà se Pecchini intendeva dire che le donne non giocano a calcio in assoluto o se intendeva che in genere non giocano alla Partita del Cuore (non che i The Jackal ne abbiano mai vista una, come tutti noi). Non c’è tempo per capire. I giornali hanno titolato “Cacciata in quanto donna”, lui s’è dimesso, i social justice warrior hanno ottenuto una testa: che ce ne facciamo? Niente, ma l’Italia è diventata certamente un posto migliore.
Un tempo questo genere di discussioni rimanevano confinate nel dietro le quinte, mentre oggi ogni scontro viene portato alla ribalta dal proprio cellulare, che siano querele tra Fedez e la Rai o il test antidoping dei Maneskin (pure le rockstar cresimate ci toccano) siamo di fronte a casi in cui la realtà è filtrata dai suoi protagonisti. Quando la macchinetta del caffè ti mangiava i soldi tiravi un calcio e finiva lì, ora twitti “siete dei ladri!!!”, e ti senti meglio. Fai meno storie e fai più stories. La domanda però non è tanto quanto ci abbia peggiorato essere petulanti senza sosta, o se abbia senso trasformare battibecchi marginali in problemi sociali nazionali, ma è se si possa ancora essere ingenui sul modo in cui oggi comunichiamo. Se cioè dopo aver detto la cosa sbagliata (ammesso uno capisca i nuovi confini del linguaggio) sia ancora possibile sorprendersi nel ricevere insulti da chi vaneggia di lottare dal divano per un mondo migliore.
Ho chiesto a un amico se avesse mai visto una Partita del cuore, e mi ha risposto: “No, mi piace il calcio”. M’è toccato vederne dieci minuti, un’esperienza estetica deludente. Forse per salvare la faccia hanno fatto aprire la partite alla Juventus Women. Doveva essere il momento dell’abbattimento degli stereotipi e dimostrare di saper giocare, che è decisamente più facile quando il tuo avversario è Bugo. Ma io non ne capisco niente. A un certo punto ho sentito nominare Bocelli e ho pensato “oddio, il cieco sì e le donne no? È Inaccettabile”. Ma per fortuna era Matteo, no Andrea. È spuntato persino Matteo Bassetti a dire che “C’è un’aria pesante, si è montata una polemica sterile”. Almeno era in quota ricerca, non in quota cantante. Rimane il dubbio se la discriminazione femminile passi per non poter giocare contro Bassetti o se rimanga una questione di principio che riempie la timeline. Anche l'indignazione è un contenuto.
La vera scoperta è che nella graduatoria delle buone cause il sessismo se la gioca col cancro. Che fare? Diserti la partita in solidarietà alla donna umiliata o giochi per raccogliere fondi e salvare delle vite? Mi si nota di più se. Alcuni hanno giocato, altri come Ermal Meta, Eros Ramazzotti e Shade hanno pensato che non fosse il caso di passare per maschilisti col proprio pubblico giovane. Briga, aiutato dai carabinieri, ha scritto che “gli ultimi accadimenti mi portano a riflettere sulla necessità di adottare comportamenti corretti come forma abituale di coabitazione”, concludendo con: “sono distrutto da questa giornata”. Intendeva dire “Non gioco, tengo famiglia”.
Il sospetto è che ancora una volta siano questi nuovi uomini a essersi avvantaggiati della situazione: passano per eroi e si evitano un colpo della strega sudando in campo. Pensavamo che il vantaggio delle donne fosse risparmiarsi di correre dietro al pallone fino a 50 anni, oggi forse trovano discriminante non poterlo fare. E forse hanno ragione loro. Una risposta interessante l’ha data Buffon, che ha scritto: “Una raccolta di beneficenza, inclusiva per definizione, non può trasformarsi nel teatro di assurde discriminazioni sessiste. Sono senza parole di fronte a tanta idiozia”. Ha ragione. E che questa frase possa essere letta sia per chi trasforma tutto in sessismo sia per chi sessista lo è sul serio dichiarandosi fuori dal tempo, è sicuramente un buon segno. La perfetta uguaglianza è nell’idiozia.
Politicamente corretto e panettone