Rai e il disastro dei Giochi in streaming: ora un'indagine interna
Troppo facile puntare il dito contro la vecchia amministrazione: chi paga il canone ha diritto a vedere sanzionati i responsabili. Ci scrive il deputato di Iv e membro della commissione di Vigilanza della tv di stato
Al direttore - La debacle della Rai sulle Olimpiadi è il primo banco di prova per i nuovi vertici dell’azienda, per il nuovo amministratore delegato Carlo Fuortes. Quello che è successo, l’inspiegabile rinuncia all’acquisto dei diritti per le trasmissioni in streaming, non può passare in cavalleria. Ora i cittadini che pagano il canone hanno diritto di sapere chi sono i responsabili di questo imperdonabile errore. E chi ha sbagliato deve pagare. Il nuovo ad ha il dovere di promuovere un’inchiesta interna e verificare nomi e cognomi di chi ha concorso a questa decisione. Non può bastare limitarsi a dire che è colpa dei vecchi amministratori, che la responsabilità ricade sui vertici gialloverdi, sull’ex ad Salini e l’ex presidente Foa. E’ vero che la decisione l’hanno presa loro, ma una scelta del genere passa attraverso riunioni preparatorie, istruttorie, valutazioni. C’è un’ampia catena di comando in Rai, fatta di direttori, vice direttori, capi struttura, etc. Una catena di comando costosa, che non ha eguali in nessuna altra azienda televisiva.
E meno male che c’è il tetto agli stipendi da 240 mila euro. Anche perché nelle tv commerciali è vero che alcuni dirigenti guadagnano di più ma almeno lì c’è una persona che decide ed è responsabile, in Rai invece ci sono decine di persone che concorrono alle decisioni, e alla fine non si capisce mai di chi sia la responsabilità. Allora, visto che la Rai ha questa organizzazione elefantiaca, non è accettabile che alla fine di questa pessima vicenda la colpa venga data ad uno solo. Le Olimpiadi sarebbero state un’occasione incredibile per lanciare ancora di più, in particolare tra i giovani, quel “gioiellino”, come giustamente l’ha definito il Foglio, che è RaiPlay, un gioiellino creato da Antonio Campo Dall’Orto. Ecco, quale migliore occasione per rafforzare RaiPlay se non le Olimpiadi, peraltro quest’anno senza spettatori causa restrizioni Covid?
Il mancato acquisto dei diritti per lo streaming non soltanto ha creato un disservizio senza precedenti, a maggior ragione nella tv di oggi dove la fruizione attraverso smartphone rappresenta ormai una quota fondamentale, ma ha anche provocato un danno di immagine per la Rai irrecuperabile. Il servizio pubblico è stato messo in ridicolo di fronte a tutti, dando l’immagine di un’emittente ferma al secolo scorso. Altro che media company! E allora i responsabili devono essere sanzionati. Su una decisione del genere non si può parlare di risparmi, perché la fruizione di un evento come le Olimpiadi al maggior numero possibile di cittadini è l’essenza stessa del Contratto di Servizio. Se la Rai non usa i quasi 2 miliardi di euro di canone in questi casi, allora a che serve continuare a darglieli? Anche perché sarebbe interessante sapere, di fronte a presunti risparmi su un evento del genere, come quei soldi vengano usati. Magari per nominare nuovi direttori e vicedirettori, di cui la Rai detiene il record mondiale?
Michele Anzaldi
deputato di Iv e membro della commissione di Vigilanza Rai
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