"Impeachment", in Italia dal 19 ottobre, definisce il concetto di vittima e anche quello di amore e ricostruisce il Sexgate dal punto di vista delle donne, tante, implicate a ogni livello nello scandalo
La reazione è di sorpresa nell’apprendere che Monica Lewinsky adesso ha 48 anni, più della metà dei quali trascorsi nel tentativo di rifarsi una vita dopo lo scandalo. Monica nell’immaginario collettivo si è cristallizzata, condannata a restare in eterno la stagista innamorata del presidente degli Stati Uniti, col quale intrattiene una liaison lunga quindici mesi, provocando involontariamente lo scandalo che trascinerà Bill Clinton sull’orlo dell’impeachment, modificando per sempre la sua immagine agli occhi della nazione che aveva governato felicemente dal 1992. Tutto ciò è ora oggetto di una serie tv in dieci episodi che fin dal debutto di martedì sera – in Italia dal 19 ottobre su Fox – sta facendo rumore in America, come accade sempre per le produzioni di Ryan Murphy, nome tutelare della fiction d’oltreoceano. E per “Impeachment” c’è un’idea di Murphy a fare da architrave al progetto: all’indomani dell’uragano MeToo, ricostruire lo scandalo-Clinton dal punto di vista delle donne che ne sono protagoniste. Cominciando col nominare capoprogetto una sceneggiatrice, Sarah Burgess, attenta a calarsi nel punto di vista femminile della storia. E poi chiamando Monica Lewinsky come consulente della serie, dandole voce in capitolo nell’allestimento delle scene principali di quella vicenda da cui fu travolta fino a smarrire la propria identità, a 22 anni, quando s’infatuò di un uomo che ne aveva 27 più di lei ed era il leader del mondo occidentale.
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