Luigi Di Maio nel mirino di Lilli Gruber
La conduttrice dopo aver rinfacciato al ministro degli Esteri l’incompetenza, l’alleanza con Salvini, il Reddito di cittadinanza, l’antieuropeismo (ecc), gli rinfaccia persino d’essersi dichiarato eterosessuale contro chi gli dava dell’omosessuale
Nella vita bisogna provare tutto almeno una volta, anche a difendere Luigi Di Maio. Ieri il ministro degli Esteri era ospite da Lilli Gruber per promuovere “Un amore chiamato politica”, che non è un romanzo rosa ma la sua autobiografia. Perché un’autobiografia a 35 anni? Ha chiesto malefica Gruber, e lui non ha risposto “perché si avvicina Natale” o “perché a salvare l’industria editoriale italiana siamo rimasti in tre: Elisabetta Sgarbi, gli influencer e le biografie dei politici”, ma ha detto che racconta i “dietro le quinte della politica” e gli ultimi dieci anni in cui è stato “un po’ per merito, un po’ per fortuna” al centro dei fatti politici. Il miracolato con attitudine al potere poteva essere un bel sottotitolo, pensiamoci.
A un certo punto, dopo avergli rinfacciato l’incompetenza, l’alleanza con Salvini, il Reddito di cittadinanza, l’antieuropeismo e una serie di altre cose (non che manchi mai un valido motivo), Gruber gli rinfaccia persino d’essersi dichiarato eterosessuale contro chi gli dava dell’omosessuale e affiliato alla lobby gay (diciamolo chiaramente: se esistesse veramente una lobby gay io non sarei qui a scrivere di questo, sarei un suggeritore di Mattarella). Gruber da lui vorrebbe una tipica risposta da popstar americana progressista. Quando James Franco, l’Hollywood gayest straight man veniva definito gay, come qualsiasi belloccio nella storia di Hollywood, lui rideva (e fatturava: negli omofobi anni 50 i gay si fingevano etero, ora che siamo tutti un po’ eterofobi gli etero preferiscono tu pensi siano un po’ gay). Franco è uno di quelli che nelle interviste non solo ha sempre dichiarato che non se l’è mai presa per le battute in cui gli davano del ricchione ma, siccome aveva un buon addetto stampa, aggiungeva: “Magari fossi gay!”. O forse Gruber si aspettava una risposta come quella che Lady Gaga anni fa diede a Anderson Cooper, quando lui le chiedeva perché non smentisse le voci d’ermafroditismo e lei, già così giovane e già così sveglia, in tutta franchezza gli rispondeva, ma secondo voi io spreco il mio tempo per organizzare una dichiarazione stampa in cui dichiaro di non avere il cazzo?
Ma quelle sono star americane, vivono in un ambiente inclusivo (e se non t’adatti perdi milioni), qui siamo fra maschi tossici (dettaglio: a dar del ricchione a Di Maio era Vittorio Sgarbi, l’etero più queer d’Italia, offendersi è impossibile). Gruber continuava a ripetere la solita tiritera per far quella che vive nella Silicon Valley e non a Roma – dove se dai del frocio a qualcuno per strada forse quello può capitare non risponda “grazie, magari!” – e diceva che nel 2021 chi mai penserebbe che dare del gay a un politico sia svilente e offensivo? E lui continuava a ripetere che non si era offeso ma il tono era intenzionalmente dispregiativo, era a un passo dal citare Pio e Amedeo. Insomma, la posizione “non sono offeso e non credo si debba usare come offesa l’essere gay e comunque non lo sono” è diventata “sono complice dei bulli omofobi”. Noi da casa invece notavamo che lei lo aveva insolentito dandogli del miracolato incompetente per mezz’ora, ma lui s’era giustamente preoccupato solo quando rischiava di passare per omofobo. E comunque non ha mai detto “ho tanti amici gay”, quindi già un successo.
Non tutti gli ospiti grillini sono gli stessi. Quando a Rocco Casalino, omosessuale con problemi sentimentali col cubano ludopatico (ecco una storia che avremmo voluto leggere e invece niente), che un anno fa era da Gruber per l’identico motivo di Di Maio (pure i portavoce vogliono la loro fetta di mercato editoriale), si chiedeva se “la sua omoessualità è mai stata un problema nel suo lavoro?”, Casalino purtroppo rispose di sì anziché alzar la voce e dire: ma Gruber, nel 2021 pensa davvero che possa ancora essere un problema? Che domande strane mi fa.