Perché Saverio è a Sanremo
Più tamponi che fiori a Sanremo. Cronaca poco seria del nostro inviato speciale
Basta aggirarsi per la città per capire che qui si sta tenendo un esperimento di massa, altro che vaccino. In questi giorni attorno al teatro Ariston si stanno facendo le prove tecniche di ritorno alla normalità. Con tanto di cavie
La prima volta che sono venuto qui a Sanremo per il Festival è stato nel 2015: era appena stato eletto Sergio Mattarella presidente della Repubblica e io ero conduttore del “DopoFestival”. Ci torno adesso, sette anni dopo: è stato appena (ri)eletto Sergio Mattarella presidente della Repubblica e io sono inviato al Festival per il Foglio. A voi trarre le conclusioni, non tanto sul destino di Mattarella, quanto sul mio declino professionale. Sono tornato perché – come sempre ma stavolta di più – il Festival quest’anno non sarà soltanto un evento canoro e televisivo. Basta aggirarsi per Sanremo in queste ore per capire che qui si sta tenendo un esperimento di massa, altro che vaccino. In questi giorni attorno al teatro Ariston si stanno facendo le prove tecniche di ritorno alla normalità; e io sono solo una delle tante cavie. Perché sì, è vero che ci sono le mascherine – più o meno: più di giorno, meno la sera – e le file fuori dalle farmacie (negli anni passati qui si formavano i capannelli di persone per i cantanti, quest’anno per i tamponi); ma di fatto è tutto come prima.
Rivolete la normalità? Venite a Sanremo! Tutto aperto, assembramenti, e se Amadeus (tre dosi di vaccino e tre voti per il Quirinale alla prima votazione) si positivizza “non c’è nessun piano B”. Dunque se l’esperimento funziona e l’Ariston non sarà un focolaio in diretta tv, dopo Sanremo è presumibile che sarà una rapida discesa verso il liberi tutti. Nel frattempo però anche quest’anno sul palco ci saranno più norme che fiori. Più che il Festival della canzone sembra quello della burocrazia italiana: il Comitato tecnico-scientifico della Rai ha messo a punto un sistema straordinario, che prevede tamponi rapidi per tutti per accedere agli spazi Rai. Per fare il tampone però devi presentarti con un tampone negativo già fatto nelle ultime 48 ore.
Il tampone per fare il tampone: siamo oltre il Comma 22 (da segnalare però che il medico tamponatore Rai è un signore molto distinto dagli occhi chiari, già ribattezzato “Doc – Nelle tue mani”, il quale fa il tampone mono-narice e non va in profondità; insomma se risulti positivo sei un povero stronzo). Ma qui a Sanremo lo sanno già tutti che questo sofisticatissimo sistema di prevenzione e controllo verrà bucato da Omicron; e la domanda non è se qualcuno si positivizzerà durante il Festival ma quando e soprattutto chi. Amadeus ha già chiarito in conferenza stampa che non si parlerà del virus, ma il Covid per Amadeus è come Cavallo Pazzo per Pippo Baudo: pronto a irrompere a sorpresa sul palco o dalla balconata dell’Ariston interrompendo il regolare svolgersi del Festival. Ma del virus appunto qui non si parla; anche perché le alte sfere sanremesi sono tutte prese dall’elezione della nuova canzone vincitrice.
Sanremo è da sempre specchio del paese, e anche qui si teme lo stallo sul risultato finale, come la scorsa settimana in Parlamento per il Quirinale. Giuria demoscopica, i grandi elettori della sala stampa e il televoto non hanno i numeri per scegliere il vincitore senza un accordo fra loro; ma quell’accordo ancora non c’è e si temono franchi tiratori nell’orchestra, pronti a bruciare Morandi o Ranieri suonandogli male il brano. Domani il pubblico dell’Ariston chiederà ai Måneskin, super-ospiti della prima serata, di fare il bis viste anche le scadenze europee dei prossimi mesi: non il Pnrr, ma l’Eurovision. “Tecnicamente è possibile”, mi conferma Eddy Anselmi, costituzionalista dell’Ariston, il Sabino Cassese del Festival di Sanremo, intercettato fuori dal Casinò. “Poniamo che il Festival lo vinca Iva Zanicchi, ma che la Zanicchi rinunci ad andare all’Eurovision”, spiega Anselmi. “A quel punto la Rai, come previsto a pagina 22 del regolamento di Sanremo, è libera di scegliere insindacabilmente chi vuole, senza limitarsi ai partecipanti in concorso al Festival. E potrebbero quindi rieleggere i Måneskin”. Per ora gli interessati si dicono contrari a un secondo mandato, e a conferma della loro indisponibilità hanno fatto sapere di avere già preso casa in affitto a Los Angeles. Ma siamo soltanto all’inizio di questa lunga settimana.